I permessi dati con il contagocce limitano queste possibilità

Testo e foto di Augusto Mattioli
SIENA. “Questa situazione non è una vita. Non siamo arrivati qui perché volevamo venire in Europa o in Italia. Stavamo bene a casa nostra, prima. Poi da qualche anno le situazioni sono cambiate. Alcuni di noi erano oggetto di serie minacce, a rischo della vita, seri problemi a casa. Per avere una vita migliore, per aiutare le nostre famiglie, o per salvare la nostra vita siamo venuti qui, camminando a piedi, magari qualche volta qualcuno ci ha dato un passaggio. Abbiamo il diritto di fare una richiesta di asilo. Però ancora non abbiamo potuto neanche farla. E’ il primo passo per avviare una procedura di documentazione in questo paese. Senza documenti non possiamo lavorare e quindi viviamo una vita che non si può descrivere. Andiamo in questura (in via delle Sperandie – ndr), ci dicono che non c’è posto e di tornare domani. Qui non c’è una sistemazione nella quale poter stare meglio. Qui nel parcheggio c’è una situazione non igienica. Abbiamo seri problemi per lavarci, fare i bisogni, fare una doccia. Alla Caritas ti aiutano tantissimo, però lì hanno delle limitazioni. Alcuni di noi hanno problemi di salute e non riescono ad avere una cura e hanno problemi infiniti. Ora che cambia la stagione nel parcheggio c’è freddo la notte. Qui non è un posto dove una persona può vivere. Vorremmo avere un documento provvisorio dalla questura, che ci possa permettere di lavorare e mantenerci e anche di mantenere le nostre famiglie”. Questa è la testimonianza di uno (ma a nome di tutti) degli stranieri che vivono, si fa per dire, sottoterra nel parcheggio della stazione ferroviaria.
La loro presenza in questo periodo è oggetto di dibattito a Siena, che coinvolge le istituzioni, che ancora non sono riuscite a trovare spazi alternativi al parcheggio della stazione per il gruppo di stranieri, in gran parte pakistani e qualcuno afgano. Eppure spazi adatti anche per vivere con maggiore dignità a Siena ce ne potrebbero essere: ad esempio, la ex casa dello studente fino a poco tempo fa occupata da Radio Siena, la ex caserma dei vigili del fuoco, la ex scuola media Alfieri, attualmente in condizioni pietose, di proprietà della Coop. La giornata di questo gruppo di persone è un continuo spostarsi da un luogo ad un altro della città alla ricerca di soluzioni per poter vivere un po’ meglio. Finora le giornate sono tutte uguali. La mattina dalla stazione partenza per l’ufficio stranieri per sollecitare l’iter per il permesso provvisorio della questura, quindi a San Girolamo per il pranzo, poi alla Corte dei miracoli per una doccia, o per fare anche qualche lezione di italiano o ricorrere alle cure di infermiere volontarie. La sera ritorno alla stazione dove un gruppo spontaneo di persone fa arrivare una cena facendo affidamento per rifornirsi di cibo di offerte volontarie da parte di associazioni e privati.
“Siamo un gruppo molto eterogeneo legato dalla solidarietà verso questi ragazzi che si comportano civilmente – racconta Carla Testa che fa parte del gruppo di volontari –, sono giovani che chiedono lo status di rifugiati”. Il problema è dove accoglierli, almeno in spazi dignitosi. In vari comuni del nostro paese sono aperti i Cas, centri di accoglienza straordinaria, che funzionano in caso di mancanza di posti in strutture ordinarie di accoglienza o nei servizi predisposti dai comuni quando gli arrivi sono consistenti. “Tali strutture – si legge nelle disposizioni – sono individuate dalle prefetture, in convenzione con cooperative, associazioni e strutture alberghiere, secondo le procedure di affidamento dei contratti pubblici, sentito l’ente locale nel cui territorio la struttura è situata. La permanenza dovrebbe essere limitata al tempo strettamente necessario al trasferimento del richiedente nelle strutture seconda accoglienza. “In provincia di Siena ci sono diversi di questi Cas – sottolinea Testa – ma sono piccoli. A Siena il Cas non c’è, perché il Comune è uscito nel 2018 da questa rete”. Da ricordare che nel 2018 c’è stata la conquista del Comune da parte di una coalizione di centro destra.
“Questi giovani- precisa Testa -, però, puntano ad andare via da qui guardando al centro o al nord europa. E’ bassa la percentuale di chi resta a Siena o in Italia” . Un impegno prezioso quello del gruppo di volontari e di tutte le strutture che vengono giornalmente utilizzate. “Ma – precisa Testa- è doloroso che il Comune di Siena parli di questa storia senza avere fatto niente, senza neanche nominare chi ci lavora davvero e senza alcun ringraziamento. Cosa che invece ha fatto nel suo intervento il vescovo, che apprezziamo. Vorrei ricordare che noi, con il nostro impegno, abbiamo riempito uno spazio lasciato vacante dalle istituzioni…”.
Della questione migranti a Siena si è occupato anche L’Espresso nell’inchiesta “Le imprese italiane vogliono più migranti” (https://espresso.repubblica.it/inchieste/2022/10/21/news/imprese_italiane_migranti-370847047/