di Pier Paolo Fiorenzani
SIENA. La lunga storia di Ampugnano l’ho vissuta in prima persona: da consigliere provinciale (fin dal 1970) e poi da consigliere comunale. Sia in Provincia, che nella sala del Capitano del Popolo, è sempre prevalsa una stragrande maggioranza trasversale favorevole allo sviluppo dell’aeroscalo, anche a motivo della difficoltà dei nostri collegamenti viari e ferroviari.
In tutti questi anni di civico servizio, ho sempre visto un flusso ingente di pubbliche risorse – soprattutto dagli utili di bilancio MPS spettanti agli enti locali – investite per dotare Ampugnano di costose strutture e apparecchiature tecniche necessarie alla sicurezza di decollo e atterraggio, insomma per l’assistenza al volo. La loro consistente erogazione è stata continuata dalla Fondazione MPS, che, dal 2001 al 2020, ha dato alla città e al territorio 1.684.040.065 euro. Poi la catastrofica acquisizione di Antonveneta ha seccato il flusso anche dalla Fondazione, pure per Ampugnano.
Da anni, istituzioni, sindacati, partiti, associazioni, nei giorni scorsi Confesercenti Sovicille, convengono tutti ormai – come da sempre chi scrive – sul fatto che è urgente e necessario promuovere un tavolo di serio dibattito per approfondire e definire, una volta per tutte, ogni aspetto della complessa questione, inquadrandola nella pluralità dei nuovi interessi oggettivi in campo scientifico, imprenditoriale, sanitario, ospedaliero, turistico e culturale. Dato che Ampugnano è orograficamente migliore di altri aeroporti toscani, a cominciare da Peretola penalizzato dal Monte Morello. Non va, inoltre, dimenticato che gli aeroporti di Grosseto e Pisa sono militari aperti al traffico civile: una “crisi” nel Mare Nostrum – Dio ci scampi – potrebbe bloccarne l’uso civile e Ampugnano potrebbe rappresentare lo scalo di supporto-emergenza.
La proposta Scaramelli di sdemanializzare l’area e affidarci al “gestore unico” toscano, non è surrettizia, avvero “cavallo di troia”, soltanto se l’attività aeroportuale rimarrà garantita dalla sorveglianza di ENAC. Mantenerci ciò che abbiamo nel tempo strapagato per le tante necessità territoriali, può servire – giova ripeterlo – anche per rapide destinazioni mondiali, ad esempio dei vaccini, non solo di GsK- Rosia. E questo deve prevalere sulla contrarietà “dei più ricchi del mondo” che hanno poderi, trasformati in comode ville, per il loro fine settimana nel suavis locus ille.
C’è anche il tentativo di mettere un cappello di destra su Ampugnano, ma ripeto, in Provincia e in Piazza del Campo, cioè nella vox della comunità, Ampugnano Aeroporto di Siena ha sempre avuto largo appoggio. Da sempre, è vero, fanno gola quei 180 ettari senza pace. Gli amministratori di Sovicille, infatti, negli anni 1970-80, volevano la piana di Ampugnano per coltivarvi il grano della loro cooperativa madicola. Dagli anni 2000, hanno cambiato: vorrebbero la sdemanializzazione dell’area aeroportuale da destinare a impianti sportivi.
L’unica novità sotto il cielo di Ampugnano sono le dichiarazioni di grandi imprenditori, non solo i famosi vivaisti “di parchi e giardini di tutto il mondo”, che accampano valide ragioni. Magari ci fossero state, così importanti, negli anni del ricco flusso finanziario, detto a spregio pozzo di San Patrizio. La stragrande maggioranza dei senesi di città e provincia vuole in funzione l’Aeroporto di Siena. Ben vengano, quindi, l 1.850.000 euro per i lavori di ENAC, che insieme al pubblico impegno dei grandi imprenditori, con buona pace di tutti, soddisferà l’aspirazione generale a non privarci di una comunicazione aerea sostitutiva, moderna e necessaria. Al passo coi tempi.