
SIENA. Da Anna Ferretti riceviamo e pubblichiamo.
“L’11 agosto 2023 è uscita nei giornali locali una pesante segnalazione degli specializzandi di medicina: “La scuola di specializzazione in chirurgia generale dell’Università di Siena si è rivelata inadeguata sia dal punto di vista della didattica, sia della pratica chirurgica, sia ,ancora, dell’impegno lavorativo richiesto…”. Inizia così il messaggio di uno specializzando che ha lanciato la discussione in una chat interna e prosegue: “Il problema è che, proprio per la scarsa qualità della scuola, l’anno scorso si è scritta solo una specializzanda su 16 posti disponibili.”.
A questa pesante critica fu risposto che era la visione di qualcuno e che i problemi della mancanza di iscrizioni risiedevano altrove.
Visti i dati che sono usciti oggi sulle scelte fatte per le specializzazioni mediche in Toscana c’è da riflettere meglio sulle critiche degli studenti.
Il nostro Ateneo ha avuto richieste solo per il 57% dei posti a bando, a confronto dell’80% avuto da Firenze e Pisa; e, se è vero che la riduzione tocca tutti gli atenei, il nostro è quello più penalizzato.
Il dato più allarmante e che perdura nel tempo è quello di Chirurgia generale, dove Siena non ha avuto nessuna richiesta a fronte di Pisa 11 su 11, Firenze 12 su 16.
Credo che il Dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e neuroscienze guidato dal Prof. Francesco Dotta, si debba interrogare seriamente su questi dati e non liquidare le chat degli specializzandi” come “sfoghi” di qualcuno.
Va fatta una considerazione generale: le borse di specializzazione sono state a lungo il collo di bottiglia del sistema formativo italiano in campo sanitario. Il numero di nuovi specialisti infatti è stato a lungo insufficiente a rimpiazzare quelli andati in pensione e ciò ha provocato la scarsità di medici rivelata drammaticamente dalla pandemia. Oggi si assiste al fenomeno contrario: i laureati in medicina negli ultimi anni, circa 13mila l’anno, sono cresciuti più lentamente del numero dei posti nelle scuole di specializzazione.
Altri temi su cui riflettere raffrontando l’AOU di Siena rispetto alle Aziende di Firenze e Pisa sono:
– è evidente che molte discipline sono in una fase di decadenza. Occorre chiedersi, senza accuse a nessuno, se questo è dovuto anche all’attuale generazione di medici universitari (gestori delle scuole) non attrattivi a causa di una cattiva programmazione di reclutamento accademica.
– i risultati MeS sul clima interno della nostra Azienda sono di gran lunga peggiori rispetto a FI e PI con troppe segnalazioni di disagio;
– Gli specializzandi si sentono abbandonati e la chat ne è un segno.
Le motivazioni per non scegliere Siena, poi, possono essere anche determinate da cattivi collegamenti, da scarsità di prospettive professionali, da alloggi che non si trovano e quindi da problemi strettamente locali su cui l’amministrazione comunale deve lavorare.
I grossi finanziamenti che nei prossimi anni sono destinati a cambiare e a rendere più funzionale l’Ospedale Santa Maria alle Scotte devono procedere però di pari passo con un forte impegno dell’Università di Siena, che, come ha dichiarato il rettore Di Pietra già a gennaio 2023, vedrà la nascita in area medica di “una struttura di coordinamento fra gli attuali tre Dipartimenti di Medicina, per arrivare a dar vita entro l’anno a una Scuola di Medicina”.
Un ambiente rinnovato e reso più funzionale non può prescindere da un’alta qualità professionale di chi ci lavora: Siena, che è stata negli anni passati un luogo di punta per le scienze mediche e aspetta ora la partenza del Biotecnopolo e dell’Hub antipamdemico, deve poter ambire ad avere un numero di richieste di specializzandi all’altezza della sua storia e del suo futuro”.