Il sindaco ha risposto all’interrogazione del consigliere PD Alessandro Masi

SIENA. “È fuorviante sostenere che l’aumento della spesa militare porterà inevitabilmente a tagli ai servizi locali. I bilanci degli enti locali sono regolati da strumenti autonomi e il Governo ha già dimostrato, anche a Siena, un forte impegno per sostenere i servizi attraverso fondi Pnrr e investimenti concreti”. Questo ha affermato il sindaco Nicoletta Fabio, durante il Consiglio Comunale di oggi, giovedì 24 luglio, rispondendo all’interrogazione del consigliere del gruppo Partito Democratico, Alessandro Masi, in merito alla posizione dell’amministrazione comunale rispetto all’impegno del Governo nazionale ad aumentare le spese militari e ai possibili riflessi sul bilancio comunale e sui servizi ai cittadini.
“In merito all’interrogazione in oggetto – ha spiegato il sindaco – ritengo importante e doveroso ribadire alcuni punti di chiarezza e verità, soprattutto su un tema così delicato che riguarda la sicurezza dei cittadini, il futuro del nostro Paese e la nostra collocazione nello scenario internazionale. In primo luogo vorrei stigmatizzare proprio l’incipit dell’interrogazione stessa nella quale si dice ‘l’Italia ha raggiunto un accordo con la Nato’. L’Italia è la Nato: l’Italia è tra i dodici Paesi fondatori della Nato, che con il Trattato di Washington del 4 aprile 1949 diedero il via alla più grande e decisiva risposta all’espansione sovietica per garantire la sicurezza collettiva dei Paesi occidentali, con gli Stati Uniti maggiori contributori dell’alleanza e guida della stessa. La Nato è stata decisiva per garantire sicurezza e stabilità durante la Guerra Fredda, impedendo minacce dirette alla propria sovranità e integrità territoriale e ha accresciuto anche il peso politico e diplomatico del nostro Paese nello scenario geopolitico internazionale. La Nato e il ruolo dell’Italia al suo interno hanno contribuito al più grande periodo di pace e prosperità per l’Occidente e per i paesi dell’alleanza, lo scudo della Nato e degli Stati Uniti sull’Europa ha rappresentato sempre uno strumento di deterrenza e sicurezza per le democrazie libere. L’importanza di questa organizzazione e il suo valore strategico, furono compresi e fatti propri anche da chi è stato un leader della sinistra italiana e non certamente personaggio ascrivibile al campo moderato, come Enrico Berlinguer che nel giugno 1976 ebbe a dire: ‘Io voglio che l’Italia non esca dal Patto Atlantico anche per questo, e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l’equilibrio internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua, ma vedo che anche di qua ci sono seri tentativi per limitare la nostra autonomia’”.
“Per il nostro Paese – ha proseguito il Sindaco – l’appartenenza alla Nato rappresenta ancora oggi un pilastro fondamentale per affrontare le nuove sfide geopolitiche, garantire la sicurezza nazionale e partecipare attivamente ai processi decisionali che definiscono l’assetto globale. L’Italia, insieme agli altri Paesi membri, ha condiviso recentemente l’obiettivo di rafforzare gradualmente il proprio contributo alla sicurezza euro-atlantica, in un contesto globale sempre più instabile. Non possiamo far finta che in questi ultimi tre anni non sia cambiato nulla nello scenario internazionale. Sarebbe un errore imperdonabile. La brutale aggressione russa ai danni dell’Ucraina, i conflitti aperti in Medio Oriente, la crescente instabilità in Africa e i flussi migratori fuori controllo dimostrano che non esiste benessere né giustizia sociale senza sicurezza e senza difesa della libertà. Come recita la massima attribuita a Blaise Pascal, ‘La legge senza la forza è vana, la forza senza la legge è tirannia’. Occorre considerare dunque in questo contesto internazionale multilaterale in cui i pericoli sono sempre più molteplici che il miglior deterrente non è la minaccia, ma una chiara, esplicita, nota capacità e volontà di difendersi”.
“Aver innalzato in questo anno – ha evidenziato Fabio – il contributo italiano alla spesa per la difesa fino al due percento del Pil, come si erano impegnati i governi negli ultimi dieci anni e, in prospettiva, contribuire all’obiettivo del cinque percento per l’intero comparto sicurezza-difesa (comprensivo anche di cyberdifesa, protezione civile, forze dell’ordine, intelligence, etc.) entro il 2035, è una scelta di responsabilità che riguarda la tenuta democratica del continente e dell’Occidente. Come ha ricordato il Ministro Guido Crosetto, ‘chi oggi attacca questa strategia lo fa ignorando che senza sicurezza non ci sarà crescita, né libertà, né Stato sociale da difendere’”.
“È fuorviante sostenere – ha sottolineato il Sindaco – che l’aumento della spesa militare porterà inevitabilmente a tagli ai servizi locali. I bilanci degli enti locali sono regolati da strumenti autonomi e il Governo ha già dimostrato, anche a Siena, un forte impegno per sostenere i servizi attraverso fondi Pnrr e investimenti concreti. La simulazione dei maggiori oneri riportata nell’interrogazione è imprecisa e impostata in malo modo, parte dall’assunto di un aumento di spesa diretto, senza valutare l’ipotesi molto concreta, come fatto in questi anni recenti, che si possa arrivare all’obiettivo di spesa del cinque percento del Pil anche ricomprendendo in essa attività comunque strategiche per il nostro Paese, che sarebbero comunque state messe a terra e che direttamente o indirettamente rispondono all’obiettivo. Basti pensare agli ingenti investimenti in cybersecurity che il Paese farebbe a prescindere o alle altre infrastrutture digitali o materiali. Un aspetto chiave per il nostro Paese è la possibilità di allargare i criteri di ciò che rientra nelle spese per la difesa secondo i parametri Nato distinguendo fra spesa classica militare, quella cui sembra alludere l’interrogazione, ovvero armamenti, truppe, munizioni e la spesa per investimenti in ‘sicurezza allargata’: cyber-difesa, tecnologie a doppio uso (civile e militare) e resilienza della società ad esempio contro attacchi ibridi, disinformazione etc”.
“L’amministrazione comunale – ha concluso il primo cittadino .- è consapevole delle sfide legate alla tenuta della spesa corrente. Proprio per questo stiamo portando avanti un’attenta politica di razionalizzazione, controllo delle spese e potenziamento della macchina amministrativa. Utilizzare argomenti di geopolitica come pretesto per attaccare l’amministrazione locale appare, francamente, strumentale e fuori luogo. Le difficoltà che affrontiamo, come l’inflazione o la complessità della riscossione, non derivano né da scelte militari né da ipotetici tagli, ma da fattori strutturali che stiamo affrontando con responsabilità e pragmatismo. Chi oggi agita lo spettro del disinvestimento pubblico dovrebbe ricordare che senza difesa, senza stabilità internazionale e senza alleanze forti, non può esistere una società prospera e giusta. E che l’Italia ha scelto, con coerenza e serietà, di essere parte attiva nella costruzione di un Occidente e di un’Europa più sicuri e più autorevoli”.
Il consigliere Alessandro Masi (Partito Democratico) ha replicato: “Questa amministrazione è d’accordo con il riarmo: su questo è stata chiara. Naturalmente, non mi trovo soddisfatto. Queste interrogazioni, così come avvenne quando presentai quella relativa ai dazi, non sono tese a dar noia, ma a creare un dibattito nell’opinione pubblica locale, perché non c’è niente che capiti nel mondo, che non abbia riflessi anche a casa nostra. Al tempo dell’interrogazione sui dazi, questo dibattito fu decisamente banalizzato, quando invece, dopo qualche settimana, tutti si sono preoccupati e si stanno interrogando degli effetti negativi sulle nostre vite e nella nostra economia locale. Entrando nello specifico, sottolineo come anche questa decisione sulle armi del Governo abbia scavalcato completamente il Parlamento, come fa nell’amministrazione quotidiana, a colpi di decreti. Contrariamente a quanto affermato dalla Sindaco, il Pnrr consente ai Comuni di realizzare opere e quindi contribuisce in conto capitale, non in parte corrente: anzi, queste opere aumenteranno le spese correnti di manutenzione, aggravando la carenza dei Comuni, già compromessi dai tagli dello stato centrale e dalla difficoltà a riscuotere tributi e tariffe, dato il peggioramento dei conti dei cittadini per l’elevato costo della vita. Quanto alla geopolitica, la decisione sul rafforzamento della difesa militare va coordinata come Europa, mentre il sindaco parla solo della Nato. Così ogni Paese aggiorna il proprio esercito, favorendo l’industria delle armi, invece di razionalizzare le risorse con un esercito europeo e salvaguardare i propri bilanci nazionali, tra cui il nostro, per il progresso delle rispettive comunità. Può apparire filosofia, ma preservare le risorse correnti per i Comuni e anche per il nostro ed i suoi servizi mi sembrerebbe un ragionamento molto pratico”.