Nell'ambito dell'operazione del 4 agosto la Polizia di Siena ha controllato

SIENA. Anche Siena è stata interessata dalla vasta operazione della Polizia, realizzata nei giorni scorsi, coordinata dal Servizio centrale operativo (Sco), che si è conclusa ieri, per contrastare i fenomeni criminali connessi alla comunità cinese presente in Italia, con particolare riguardo ai delitti legati all’immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro, alla contraffazione di prodotti, alla distribuzione di stupefacenti e alla detenzione abusiva di armi.
Nell’ambito dell’attività operativa, preceduta dalle accurate indagini svolte che hanno consentito di individuare le persone e i luoghi connessi allo svolgimento di attività illegali, con particolare riguardo alle attività produttive e agli esercizi commerciali gestiti da cinesi, la Squadra Mobile della Questura di Siena, ha controllato 4 centri massaggi nel capoluogo, identificato sette persone e denunciate due: un cittadino italiano di origini cinesi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e una donna cinese di 52 anni irregolare sul territorio nazionale, che è stata anche espulsa.
In particolare, lo scorso 29 luglio gli investigatori si sono recati presso un centro massaggi di Siena, dove hanno trovato due cittadine cinesi.
All’interno del centro, è emerso un ambiente con un assetto dei locali tale da far presumere che vi venga svolta un’attività che non sia quella di un vero e proprio centro massaggi, così da far sorgere l’esigenza di ulteriori approfondimenti.
Dai successivi controlli è emerso, inoltre, che una delle due donne, 52enne, era priva di qualsiasi permesso di soggiorno e quindi clandestina.
All’esito delle attività è stata, pertanto, denunciata e messa a disposizione dell’Ufficio Immigrazione che ha attuato le procedure per l’espulsione dal territorio nazionale.
Il titolare del centro, 28enne di origine cinese ma cittadino italiano, non presente sul posto al momento del controllo, è stato invece denunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
Il comunicato nazionale
Le investigazioni svolte nel corso degli anni dalla Polizia di Stato hanno evidenziato che in Italia operano diversi gruppi delinquenziali cinesi composti, di norma, da soggetti accomunati dalla provenienza dalla stessa zona/ città della Repubblica popolare cinese.
Questi gruppi criminali sono diffusi in tutto il territorio nazionale, hanno contatti fra loro, sono autonomi, agiscono in particolare nelle regioni ove è più alta la presenza di cinesi stabilmente residenti in Italia, come ad esempio la Toscana.
Ciascun gruppo è formato da un numero di variabile di persone, in molti casi appartenenti allo stesso nucleo familiare, che commettono delitti quasi esclusivamente in danno di connazionali. Il vincolo di appartenenza delinquenziale al gruppo è molto stretto, con un radicato concetto di vendetta che può arrivare ad assumere il carattere della faida: i gruppi criminali cinesi, al pari delle mafie tradizionali, ricorrono, con estrema facilità alla intimidazione e/o alla violenza per raggiungere i loro obiettivi, praticando la regola dell’omertà e cercando di predominare il territorio ove operano.
Uno dei metodi utilizzati per affermarsi sul territorio e’ l’uso delle armi da fuoco: e’ stato documentata la presenza di una vera e propria “ala armata” della delinquenza di matrice cinese, con il compito di intimidire e compiere gravi reati di sangue.
Le attività investigative e quelle di acquisizione di informazioni hanno confermato che la criminalità cinese gestisce i propri affari illeciti in un costante “dialogo” con altri gruppi di nazionalità diverse, anche italiani. Tale dialogo permette di spartire affari e territori di interesse.
Tra le attività illecite associate alla criminalità cinese si segnala l’hawala, ovvero l’esercizio abusivo e clandestino dell’attività bancaria in grado di consentire il trasferimento in nero di ingenti somme di denaro da un continente all’altro, sistema spesso utilizzato dalle organizzazioni criminali – anche diverse da quelle cinesi – come mezzo di pagamento nell’ambito dei traffici criminali (come quello degli stupefacenti o dei migranti), nonché per il riciclaggio di denaro.