
di Marcello Venturini*
SIENA. 2^ e ultima parte – Ipotesi forse ”utopistiche”
Riprendendo i temi oggetto del precedente articolo pubblicato in data 27 giugno, cercherò di riassumere gli atteggiamenti su cui dovrebbero ancor più caratterizzarsi gli orientamenti che ispirano l’azione quotidiana delle dirigenze di Contrada.
Come si è già anticipato, ad una chiara, esplicita e tangibile valorizzazione e riconoscenza non formale nei confronti delle componenti e dei Contradaioli più impegnati e più responsabili, dovrebbe accompagnarsi il rifiuto di ogni forma di tolleranza e, a maggior ragione, di copertura e di giustificazione, nei casi più gravi di violazione delle regole di condotta contradaiola, comprese le regole di una corretta competizione con l’avversaria e le Consorelle.. Quando si rivelino insufficienti gli strumenti della persuasione e della formazione dovrebbero senza’altro trovare applicazione le sanzioni previste dagli Statuti.
Gli atteggiamenti di passività da parte delle dirigenze sotto il profilo considerato possono apparire come una manifestazione di imparzialità tra i gruppi, ma si traducono, di fatto, in un sostegno “di parte” a favore delle componenti più turbolente. Per altro verso dovrebbe essere chiaro e netto il rifiuto ad assumere a carico della Contrada le spese legali, di giudizio e di risarcimento conseguenti a comportamenti “impropri” di propri appartenenti che abbiano avuto origini, cause, dinamiche e motivazioni estranee al contesto paliesco, con l’ovvia esclusione della resistenza alle aggressioni o alle gravi provocazioni subite.
A questo riguardo ritengo che. in sede di revisione del Regolamento per il Palio, potrebbe essere valutata anche la possibilità di considerare rilevante la distinzione tra aggressore ed aggredito nella comminazione delle sanzioni (almeno quando la dinamica iniziale degli scontri) sia inequivocabile).
La diffusione del “sistema di valori” auspicato – intervenendo nella parte “motivazionale” dei comportamenti – sarebbe anche il modo più efficace per evitare o, almeno, per ridurre le situazioni che possono provocare l’intervento della “giustizia paliesca” e/o a maggior ragione di quella giudiziaria.
Occorre, quindi, avere una maggiore consapevolezza del carattere sinergico dei ruoli che sono chiamati a svolgere i protagonisti della gestione della nostra Festa. I comportamenti di ciascuno sono infatti destinati ad influenzare le prerogative e le attività degli altri. Ne deriva, in primo luogo, che le impostazioni adottate delle dirigenze di Contrada possono incidere profondamente sull’esercizio stesso del ruolo attribuito all’Amministrazione Comunale. Questo fondamentale soggetto della “giustizia paliesca”, infatti, dovrebbe essere messo nella condizione migliore per svolgere le proprie prerogative anche sulla base di una più adeguata conoscenza degli elementi rilevanti.
Mi rendo conto che si tratta di un problema complesso. Proprio per questo, pongo l’esigenza che le Dirigenze di Contrada superino ogni tendenza ad omettere, nascondere o addirittura disconoscere le responsabilità di propri appartenenti in situazioni suscettibili di sanzioni
amministrative. Questo atteggiamento è necessario, in particolare, per le situazioni di difficile e problematica dimostrazione a causa della dinamica stessa dei fatti, come nel caso del lancio di oggetti contundenti durante la Carriera. Al riguardo è appena il caso di richiamare i potenziali rischi, sotto il profilo dell’ordine pubblico, che possono derivare da un risultato “falsato” o da una vittoria “rubata” al di fuori delle regole consentite, specialmente se destinati a restare impuniti.
Le tendenze omissive, in ultima istanza, possono tutelare l’interesse della Contrada di volta in volta coinvolta, ma non la nostra Festa!
Ovviamente occorre poi che la “giustizia paliesca” sia gestita dall’Amministrazione Comunale con grande rigore, coerenza ed equilibrio. Se le Contrade, per la loro parte, e l’Amministrazione Comunale, per la parte di sua competenza, svolgeranno pienamente i ruoli delineati, l’intervento della Magistratura ordinaria potrebbe limitarsi, come momento di ulteriore dissuasione, ai pochi casi residuali concernenti fatti di particolare gravità, inequivocabilmente riconducibili a reati.
Non so quanto le valutazioni che precedono siano condivise nell’ambito contradaiolo, ma è certo che – anche quando lo siano – non trovano sempre concreta applicazione. Questa constatazione mi induce perciò a riproporle, anche se mi rendo conto delle difficoltà che si pongono per le dirigenze ad assumere comportamenti potenzialmente impopolari, superando anche la tentazione di un più facile “galleggiamento”. Il cambiamento prospettato è però necessario per far seguire i fatti ai proclami ufficiali!
Per quanto riguarda infine le argomentazioni di coloro che si oppongono a qualsiasi cambiamento valgono le considerazioni formulate nel precedente articolo sulla “tradizione” ed il “sistema dei valori contradaioli”, nonché l’acquisizione di una sempre maggiore consapevolezza delle situazioni di particolare criticità in modo da poter adottare i necessari correttivi. Questo non implica, ovviamente, che tutte le novità siano da condividere e da accettare.
In questa sede mi limito ad indicare, a mo’ di esempio, un’esigenza di adeguamento che riguarda i comportamenti dei fantini tra i canapi: quella, cioè, di rimodulare la casistica delle infrazioni ostruzionistiche, diversificando la relativa gravità ai fini delle conseguenti sanzioni.
Tali integrazioni, a mio avviso, sono necessarie anche per dare alle Contrade partecipanti alla Carriera – con o senza avversarie – il diritto alle stesse opportunità di partenza. A questo risultato, del resto, tendevano già le limitazioni previste in sede di adozione della specifica
regolamentazione passata e recente che, ovviamente, non poteva tenere conto delle modifiche e delle esasperazioni intervenute nei tempi più recenti. Anche in questo modo, inoltre, si può tutelare la Festa dopo che la durata e le dinamiche delle “mosse” hanno raggiunto livelli che possono favorire un accumulo pericoloso di tensioni e di occasioni di rischio per l’ordine pubblico.
Rispetto all’obiezione che un maggiore rigore su alcuni aspetti potrebbero rendere il Palio più simile ad una corsa “regolare” credo che valga la constatazione che il Palio contiene comunque tali e tanti elementi di imprevedibilità (un geniale mix di bravura e fortuna!) da far escludere questa eventualità e da garantirne comunque il fascino, l’originalità e la passione. (Fine)
* Principali ruoli svolti nella Contrada della Torre (1980-2022)
1980/1999 – provveditore alle attività culturali
1985 – vicario all’amministrazione
1988/1989 – vicario all’amministrazione
1990 – socio fondatore e 1° presidente (1990/1999) del Circolo Culturale “I Battilana”
1996/1997 – priore
2012/2022 – presidente del collegio dei maggiorenti