di Augusto Mattioli
SIENA. Sei anni per concussione e abuso di ufficio. Questa la condanna decisa dal tribunale di Siena, presieduto da Luciano Costantini, nei confronti di Anna Di Bene, ex soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici delle province di Siena e Grosseto. Per l’imputata, inoltre, il tribunale ha deciso l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, il risarcimento dei danni con una provisionale di 15 mila euro e il pagamento delle spese legali. Il processo nel quale era coinvolto anche il marito della soprintendente, l’architetto romano Alberto Floridi, condannato per abuso d’ufficio a un anno e mezzo, ha ruotato attorno ad una pratica del 2016, riguardante una villa di Ansedonia, la cui ristrutturazione era seguita per clienti privati dall’architetto Floridi.
A portare sul banco degli imputati la coppia, l’architetto Simona Mazzini, responsabile per la Soprintendenza della varie pratiche che riguardavano il grossetano. La donna aveva denunciato di avere avuto pressanti sollecitazioni da parte di Anna di Bene (che in seguito è stata sospesa in via cautelativa dall’incarico ma oggi è in pensione), perché chiudesse la pratica della villa di Ansedonia, favorendo quindi il marito. L’architetto nella sua deposizione in aula aveva parlato di continue minacce di demansionamento e violenze psicologiche, a cui la soprintendente l’aveva sottoposta per convincerla ad approvare la pratica in questione. Una situazione per lei pesante tanto da costringerla a lasciare temporaneamente il lavoro, andando in mobilità per ragioni di salute.
Dopo la lettura della sentenza l’architetto Mazzini si è lasciata andare ad un pianto liberatorio, riuscendo solo a dire “giustizia è fatta”.
La sentenza come ha sottolineato il suo legale Carlo Valle “ha riconosciuto in pieno le ragioni della mia assistita. Un grosso successo, sono stati riconosciuti i reati di costrizione e abuso di ufficio. Il tribunale in ogni caso complessivamente ha accettato l’impianto accusatorio prospettato dal pm Sara Faina, che aveva chiesto una condanna a sette anni per l’ex soprintendente e un anno e mezzo per il marito.
Da parte del pool della difesa dello studio De Martino delusione per la sentenza e l’annuncio dell’appello una volta note, entro novanta giorni, le motivazioni della condanna.






