"Regional Air mobility: è come riempire la botte dallo zipolo"

SIENA. Dal Comitato contro l’ampliamento dell’aeroporto di Ampugnano – Siena riceviamo e pubblichiamo.
“Con il suo articolo sul Fatto Quotidiano il signor Balotta prova ad aprire un po’ gli occhi a coloro che credono o vogliono credere che il progetto RAM partorito da Enac possa essere la soluzione alle ataviche e mai risolte problematiche infrastrutturali di alcuni territori. Enac considera Siena tra questi e propone la sua soluzione: la Regional Air mobility ovvero una rete di voli leggerissimi per unire i piccoli scali regionali. Ma Balotta ammonisce che “ rischia di essere l’ennesimo specchietto per le allodole, un progetto avulso dalle reali, gravissime emergenze della mobilità aerea nazionale.”
Ma allora dove è il problema vero? C’è veramente la volontà di raggiungere i tutti i territori che Balotta chiama “borghi nascosti” o piuttosto c’è un problema presente ormai da anni e ad oggi irrisolto che attanaglia gli importanti hub nazionali?
Prosegue Balotta: “L’Enac ignora che alcuni aeroporti sono saturi e hanno però i bilanci in rosso. Prima di sognare connessioni orizzontali tra Adriatico e Tirreno con velivoli da dieci posti, l’Enac dovrebbe avere il coraggio di guardare in faccia la realtà. Fatta di scali principali da Malpensa a Fiumicino, da Linate a Venezia – strangolati dalla saturazione e incapaci di gestire la domanda futura senza nuovi e facili ampliamenti mangia suolo. È un paradosso per un Paese turistico che la nostra infrastruttura di accoglienza volante è, in molti casi, da terzo mondo.”
Ma come si è arrivati a congestionare i principali aeroporti nazionali? In pratica questi hanno aperto le porte alle compagnie low cost, che oggi sono arrivate a determinare i costi di handling e gli affitti. Il risultato è che i margini per gli aeroporti si sono fortemente ridotti. Peggiorando perfino le condizioni di chi lavora negli scali.
Dunque “eccoci all’acqua” ovvero ecco il vero nocciolo del problema che certamente non si risolve provando a creare una sinergia tra piccoli scali. In tutto questo a cosa servirebbe la tanto sbandierata RAM? Balotta in tal senso è perentorio: “I milioni di euro stanziati rischiano di creare nuove “cattedrali nel deserto”. Investire in scali minori, senza una visione integrata con strade e treni (che in Italia sono spesso carenti proprio in quelle aree), significa generare solo costi fissi insostenibili a carico della collettività.”
Ed in effetti il presidente di Enac ha già chiesto alle 11 regioni coinvolte di sovvenzionare il progetto laddove l’eventuale rosso dei bilanci lo richieda.
Insomma la RAM non è la soluzione al problema. Se il trasporto aeroportuale a livello nazionale ha problemi quasi da malato terminale, la RAM non è nè più nè meno di un cerotto usato per curare il male.
Ma non bisogna sottovalutare che siamo anche in campagna elettorale e in questo periodo va bene tutto per provare a dire come si vogliono risolvere i problemi. Anche raccontare come sia utile e ingegnoso riempire la botte dallo zipolo”.