
SIENA. Nelle ultime settimane l’attenzione si è concentrata sulla piana di Rosia, nel Comune di Sovicille, dove è stato presentato un progetto per la realizzazione di un impianto agrivoltaico di dimensioni imponenti. L’intervento, pubblicato sul sito della Regione Toscana e ora in fase di osservazioni pubbliche, prevede l’installazione di 180.320 moduli fotovoltaici bifacciali montati su strutture a inseguimento solare, per una potenza complessiva di 128 MWp, su una superficie di 238 ettari attualmente a destinazione agricola.
Il progetto, dieci volte più esteso di altri già ipotizzati nel territorio senese, conferma una tendenza che rischia di incidere profondamente sulla trasformazione del suolo agricolo e sul paesaggio, modificando in maniera irreversibile l’identità stessa di un’area che ha nella ruralità e nella sua vocazione produttiva la propria ricchezza.
“Il suolo – afferma Coldiretti Siena – non è una risorsa infinita, ma è il fondamento della nostra sovranità alimentare ed ecologica. Ogni ettaro sottratto all’agricoltura rappresenta una perdita non solo per chi lavora la terra, ma per l’intera comunità, che vede ridursi la capacità di produrre cibo, difendere la biodiversità, preservare il paesaggio e attrarre turismo. Accogliamo con interesse i passi verso la transizione energetica, ma crediamo ci sia la necessità di un processo inclusivo: servono progetti realmente integrati con l’agricoltura e tavoli di coprogettazione che coinvolgano in prima persona gli agricoltori e siano al servizio dell’impresa agricola. Il nostro territorio rappresenta un patrimonio unico e deve essere utilizzato con la massima consapevolezza”.
Coldiretti ribadisce quindi la necessità di non sacrificare la vocazione rurale e produttiva del territorio in nome di impianti calati dall’alto, che finiscono per trasformarsi in operazioni speculative. “L’agrivoltaico – sottolinea l’associazione – deve essere uno strumento per sostenere il reddito delle imprese agricole, favorire l’autosufficienza energetica e generare nuove opportunità di sviluppo sostenibile. Nel caso della piana di Rosia, però, non vediamo alcun legame con le aziende agricole del territorio, né un reale beneficio per la comunità locale. Si tratta di un intervento che consuma enormi porzioni di suolo agricolo fertile, senza restituire valore a chi vive e lavora in quell’area. In sostanza ci sembra solo speculazione sulla pelle dell’ambiente e del paesaggio dei nostri territori”.
Coldiretti Siena ha annunciato anche che inoltrerà le proprie osservazioni alla Regione Toscana, così come prevede la normativa in materia.