Consegnate ai congiunti degli insigniti tre Medaglie d’Onore

SIENA. Questa mattina, presso il Salone degli Arazzi del Palazzo del Governo, è stata celebrata la “Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale”, recentemente istituita con la legge 13 gennaio 2025 n. 6, “al fine di conservare la memoria dei cittadini italiani, militari e civili, internati nei campi di concentramento, ove subirono violenze fisiche e morali e furono destinati al lavoro coatto, a causa del proprio rifiuto di collaborare con lo Stato nazionalsocialista e con la Repubblica sociale italiana dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943”.
Con la Giornata viene anche onorata la memoria di “tutti i militari italiani uccisi a causa del rifiuto di collaborare con lo Stato nazionalsocialista e con la Repubblica sociale italiana, dopo l’armistizio”.
Nel corso della cerimonia, cui hanno preso parte le massime autorità civili e militari, sono state consegnate ai congiunti degli insigniti tre Medaglie d’Onore, conferite dal Presidente della Repubblica con decreto dell’8 luglio 2025.
Medaglia d’Onore in memoria del sig. RAFFAELLO BATTINI:
aviere di leva, classe 1923, viene chiamato alle armi il 1° aprile 1943 presso il centro di affluenza di Orbetello, da dove raggiunge il centro di istruzione dell’aeroporto di Verona, per essere successivamente inviato sul fronte greco, il 20 giugno 1943.
L’8 settembre dello stesso anno viene fatto prigioniero e trasportato in condizioni disumane nel campo di concentramento di Thorn, in territorio polacco. Per poter sopravvivere lavora come calzolaio, riparando scarpe agli abitanti del vicino paese. Grazie ad un compagno di baracca, assegnato allo smistamento pacchi della Croce Rossa, talvolta riesce a mangiare qualcosa in più rispetto alle consuete bucce di patata somministrate nel campo.
Liberato dall’Armata Rossa, il 20 gennaio 1945, gli viene finalmente fornito cibo e vestiario. Solamente il successivo 25 ottobre, con mezzi di fortuna, riesce ad arrivare nel territorio italiano. Congedato il 4 gennaio 1946, continua il lungo viaggio verso casa dove riabbraccia i suoi cari che, all’arrivo, stentano a riconoscerlo per quanto provato. Successivamente, parlando con familiari e conoscenti degli eventi vissuti, si è sempre detto grato per essere tra i pochi fortunati ritornati a casa.
L’onorificenza è stata ritirata dalla figlia dell’insignito, Cristiana Battini.
Medaglia d’Onore in memoria di GALILEO CASELLI:
il 27 novembre 1942, all’età di 34 anni, viene richiamato alle armi. Il 13 settembre 1943, a seguito dell’armistizio, viene catturato a Trieste dalle truppe tedesche. Interrogato con insistenti pressioni, gli viene intimato di combattere nelle file dell’Asse per non essere deportato. Dal successivo 7 ottobre viene internato nel campo di concentramento Stalag III B, vicino al confine polacco, ove arriva stipato in un vagone merci e patisce inverni lunghi e rigidi, confortato solo dal fatto che a casa lo aspetta una famiglia con un figlio ancora giovane.
Sottoposto a continui maltrattamenti e privato dei diritti garantiti ai prigionieri di guerra, viene impiegato nel lavoro coatto per l’economia di guerra in un grande birrificio.
Liberato dall’Armata Rossa nell’aprile 1945, inizia un estenuante viaggio che durerà più di tre mesi e lo riporterà finalmente a casa.
L’onorificenza è stata ritirata dal nipote dell’insignito, Luca Caselli.
Medaglia d’Onore in memoria di NANDO MALACARNE:
cresce in una famiglia antifascista: il padre Guido è stato l’ultimo sindaco di Torrita di Siena, prima dell’avvento del fascismo, ed il primo del dopoguerra. Viene arruolato nel 1942, a vent’anni, nonostante fosse iscritto all’Università. Catturato l’8 settembre 1943 dalle truppe tedesche a Lepanto, in Grecia, gli viene intimato di stare dalla parte dei tedeschi. Non avendo ubbidito, il giorno seguente, viene costretto a salire in un vagone merci e, dopo quattordici giorni di viaggio, viene internato in un campo di lavoro a Brix, in Cecoslovacchia. Sistemato in baracche, lavora ogni giorno per 12 ore in una fabbrica che estrae benzolo dal carbone. Il clima molto freddo, le temperature sotto lo zero e la scarsità di cibo lo debilitano fortemente, portandolo a un peso di soli 39 kg. Liberato dalle truppe russe l’8 maggio 1945, inizia il lento ritorno verso casa a piedi o con mezzi di fortuna, fino ad arrivare, il 13 giugno 1945, in Piazza del Campo dove riabbraccia il padre, venuto a recuperarlo finalmente con una moto.
Tornato a casa inizia ad insegnare nelle scuole elementari, impegnandosi in ambito politico prima come consigliere comunale e poi come sindaco del paese natale.
L’onorificenza è stata ritirata dal figlio dell’insignito, Paolo Malacarne.