SIENA. Il ministro Anna Maria Bernini, a margine di un’iniziativa d’accoglienza di studenti palestinesi a Siena, ha risposto ai giornalisti sulle contestazioni subite al suo arrivo al rettorato dell’Università di Siena.
“Ci sono 39 studenti, tra studenti, ricercatori e visiting professor, nelle università italiane, e altri ce ne saranno. Tutto il resto, per quanto mi riguarda, è folclore. Io ho un grande rispetto per la libertà di manifestazione e di espressione del pensiero, e l’ho sempre garantita e tutelata all’interno dell’università, con un unico limite invalicabile: no alla violenza. Non sono questi slogan a salvare le vite. Il Governo, per il mio tramite, mercoledì scorso è andato ad Assan a prendere 39 studenti: i primi studenti del primo corridoio umanitario universitario mai aperto in Europa. Non ho notizia che altrove sia stato aperto”.
“Mi hanno urlato: ‘Bernini, vaffanculo!’. Questo – ha argomentato il ministro – è il livello di interlocuzione. Io suggerirei loro di fare meno slogan e di dare più supporto ai loro studenti palestinesi – ha aggiunto -, che in questo momento si trovano in una città bellissima, in un luogo dove potranno continuare a lavorare e a studiare in attesa di poter ritornare e ricostruire. Perché è l’unico modo per portare la pace: ricostruire insieme”. Un messaggio agli studenti palestinesi arrivati in città? “Non li lascerò mai soli. Non li abbandonerò. La Conferenza dei Rettori è con noi”, ha assicurato.
“Lo ripeto: le manifestazioni – ha detto Bernini – sono legittime finché non sono violente, ma non salvano vite. Noi, in questo momento, come Governo italiano, vogliamo salvare vite”.






