
Sotto la lente degli investigatori sono finiti i numerosi e consistenti flussi di denaro transitati in oltre 80 rapporti bancari aperti dal libero professionista e da società a lui direttamente o indirettamente collegate o controllate.
La Guardia di finanza, seguendo le direttive della Procura della Repubblica di Montepulciano, ha immediatamente interessato gli istituti di credito a livello nazionale rilevando che ben 27 banche avevano intrattenuto rapporti col professionista.
Oltre ai rapporti di conto corrente l’attenzione è caduta anche su un’operazione commerciale per un importo pari a circa 5 milioni di Euro, per la compravendita di un albergo sito in Roma. Il reinvestimento di capitali illeciti, il coinvolgimento di 10 società tutte con sede in Toscana ha portato gli investigatori ad eseguire una serie di perquisizioni ed accessi acquisendo documentazione contabile ed extracontabile risultata sin dal primo momento di estrema delicatezza ed importanza.
A seguire, si è provveduto ad incrociare i dati contabili con quelli finanziari desunti dagli accertamenti bancari scoprendo una serie di reati fiscali e societari. Dichiarazione infedele, falso in bilancio e appropriazione indebita, per l’importo complessivo di oltre due milioni e trecentomila euro sono i delitti contestati.
Ad esser coinvolta in tali operazioni illecite anche la moglie del professionista che, con una serie di transazioni finanziarie ed investimenti in titoli di borsa, ha riciclato mezzo milione di Euro frutto dell’appropriazione indebita commessa in precedenza dal coniuge.
Del resto, ai militari della Guardia di finanza è immediatamente apparsa anomala la sproporzione tra il reddito complessivo, pari a poco più di 20 mila euro, dichiarato annualmente della moglie del professionista, a fronte dell’operazione di investimento in titoli quotati in borsa per un valore pari a 500.000 euro.
Per riciclare il denaro sporco la donna ha fatto ricorso ad operazioni extra-conto, quelle, cioè, più idonee ad impedire un’agevole e diretta riconducibilità del denaro al titolare effettivo che dispone della somma ed ordina le successive operazioni di investimento. Ma con pazienza e determinazione, approfondendo ogni anomalia e facendo luce sui sospetti ed anomalie via-via emergenti, i finanzieri dopo quasi due anni di indagini sono comunque riusciti a ricostruire i percorsi tortuosi del denaro sporco.
Ad analisi completata, i finanzieri hanno proceduto al sequestro preventivo di tutte le somme di denaro giacenti sui conti correnti, depositi o qualsiasi altro rapporto bancario intestato, cointestato nonché quote societarie intestate, cointestate o, comunque, riconducibili al professionista, sino alla concorrenza di oltre 2 milioni e trecentomila Euro. Finora sono state individuate e già sottoposte a sequestro somme per centocinquantamila euro depositate presso gli istituti di credito presenti sull’intero territorio nazionale.
Vista la delicatezza delle indagini la Guardia di Finanza si è avvalsa a tutto tondo dei suoi poteri, estendendo anche una serie di accertamenti anche sulla contabilità delle aziende coinvolte per verificare la regolarità della loro posizione rispetto al fisco. Potendo utilizzare i documenti contabili ed extra contabili acquisiti nel corso delle perquisizioni anche ai fini fiscali, è emersa una consistente evasione fiscale per oltre 2,7 milioni di euro, di cui 1,5 in materia di imposte sui redditi ed 1,2 in materia di IVA.
Il sistema di frode fiscale è stato individuato comparando i flussi di denaro transitati sugli innumerevoli rapporti bancari o di conto corrente riconducibili al libero professionista, con le dichiarazioni reddituali e le contabilità societarie. E proprio grazie al prezioso ausilio delle “indagini finanziarie” si è potuto risalire alle reali disponibilità economiche e fonti di reddito indebitamente sottratte al fisco, nonché ad individuare le somme riciclate nei circuiti finanziari grazie all’opera della moglie in veste di prestanome.