
di Leonardo Mattioli
RADICOFANI. Sono quasi 25 anni che lo scheletro della diga di San Piero in Campo appare come un "fantasma" in piena Val d'Orcia, anzi come una "Cattedrale nel deserto" o come un Ecomostro in una zona tra l'altro riconosciuta dall'Unesco come patrimonio dell'umanita'.
Il fatto e' che dal 1986 i lavori per il suo completamento si sono interrotti e quasi nessuno si ricorda piu' perche' ma dopo aver speso ben 20 miliardi delle vecchie lire. Denari pubblici. Ma la diga non e' mai stata completata e in parecchie zone della Val d'Orcia spesso manca l'acqua.
Un assurdo per il sindaco di Radicofani Massimo Magrini (foto) che e' anche presidente della Conferenza dei sindaci dell'Amiata-Val d'Orcia che ha chiesto , dopo un adeguato studio di fattibilita' sulla capacita' della diga che "puo' essere senz'altro anche meno invasiva di quella prevista originariamente", l'intervento economico della Regione o del Governo per portare a termine i lavori della struttura di cui la Val d'Orcia ha sempre piu' bisogno.
Sapendo che i costi per abbattere questo Ecomostro sarebbero sicuramente eguali se non superiori a quelli necessari per il suo completamento.
Come si e' detto nel 1986 cessarono i lavori per la realizzazione della diga di San Piero in campo posta in piena Val d'Orcia tra Radicofani e Pienza, proprio di fronte all'Abbazia che porta lo stesso nome. Il progetto, deciso a suo tempo dal consorzio dei comuni di Montepulciano, Chianciano, Pienza, Castiglion D'Orcia, Radicofani e San Quirico, nacque per dare risposte ai problemi di approvvigionamento idrico della zona soprattutto per quanto riguarda l'uso irriguo.
Il progetto originale prevedeva un invaso molto ampio capace di accogliere quasi 11 milioni di metri cubi d'acqua, poi venne abbandonato.
Ne parliamo con il sindaco di Radicofani Massimo Magrini che e' anche presidente della Conferenza dei sindaci della Val D'Orcia-Amiata.
Lei recentemente si e' pronunciato a favore del completamento dell'opera anche se di dimensioni ridotte a quelle previste perche' quelle originarie snaturerebbero la vallata. Ma con quali risorse visto che le competenza della diga sono passate alla Comunita' montana dell'Amiata che non le avrebbe?
"Io credo che a questo punto – ha risposto – gli organi competenti ,e quindi la Comunita' Montana in primis, dovrebbero intervenire sulla Regione e quindi sul governo nazionale perche' trovino le risorse necessarie ricordando che a suo tempo sono stati fatti degli studi di fattibilità i quali dimostravano che era possibile utilizzare le acque dell'invaso anche per uso idropotabile; cosa che mi pare ovvia vista la crisi idrica che in certi periodi colpisce la zona. Il senso dello studio era quello di spiegare non tanto questo fatto lapalissiano ma anche e soprattutto il fatto che utilizzando la rete esistente e collegandola all'invaso con una derivazione si poteva portare l'acqua verso gran parte della provincia per fronteggiare eventuali emergenze. So per certo, anche per averne parlato con dei tecnici, che i lavori sono stati realizzati a regola d'arte: per questo riterrei logico dare un senso compiuto ad un'opera realizzata a metà e che potrebbe dare risposte al problema acqua nella zona".
La diga potrebbe quindi essere ridimensionata con i lavori di completamento?
"Ricordo – ha precisato Magrini – che a suo tempo furono pagati gli espropri dei terreni che sarebbero stati sommersi dall'acqua ,per cui questo rende ancora più sensato il completamento dell'opera magari realizzando un invaso più piccolo di quello inizialmente previsto. Un bacino artificiale consentirebbe di accumulare acqua nei periodi in cui ormai da qualche anno si concentrano le precipitazioni e usarla nei periodi siccitosi per uso potabile, irriguo e per ridare vita al fiume nei periodi di secca. Non escluderei neanche la nascita di attività complementari ad un bacino acquifero: un campeggio, la pesca, il canottaggio etc.".
L'ipotesi avanzata da qualcuno di smantellare la struttura fa imbestialire il primo cittadino.
"Credo – e' sbottato il sindaco di Radicofani – che smantellare il tutto oltre che scorretto dal punto di vista etico-amministrativo costi almeno quanto il completamento della diga: Sono convinto inoltre che a distanza di più di 20 anni dall'interruzione dei lavori siano maturi i tempi per riparlare seriamente del progetto senza farsi condizionare dai fondamentalismi e dai pregiudizi di qualche ambientalista da strapazzo che, sono certo, anche in questa circostanza si farà sentire .E' ovvio che per evitare che il progetto venga subito impallinato – ha concluso Magrini – dovrà essere corredato da un nuovo e autorevole studio di fattibilità; questa è una condizione essenziale. Con queste premesse il progetto può essere sostenuto con convinzione dalle istituzioni locali e dalle istituzioni superiori (Regione o Stato) che dovrebbero provvedere a stanziare le risorse".