
GAIOLE IN CHIANTI (a. p.) Occorre riattizzare le braci della memoria, altrimenti, nel particolare periodo che stiamo vivendo, si fa celeri a derubricare la questione come fuori tempo e fuori contesto.
Era il 2018 quando naufragò l’idea di unificare i comuni del Chianti (Radda, Gaiole, Castellina) in un’unica entità amministrativa, che
ricalcasse i confini storici e geografici di ciò che il Chianti realmente è stato.
Immediatamente, per marcare la connotazione storica da un idronimo o toponimo che è finito per straboccare a corredo di quasi ogni
angolo della Toscana, iniziò una raccolta firme per portare all’ordine del giorno della Regione un’istanza che comprendesse la definizione di “Gaiole in Chianti Storico”.
I tempi burocratici, le vicissitudini quotidiane, la speranza di veder naufragare alle elezioni la serie di amministratori che subito sposarono la causa, hanno portato a valutare in questi giorni l’istanza.
Riuscire a far capire a un inglese, un milanese, un tedesco, un russo o un australiano cosa sia e dove sia il Chianti diventa affar serio,
perchè ognuno di loro o non sa niente, se non che sia un vino italiano, o ciascuno ha una sua Macondo particolare sparsa per la Toscana, convintamente data e servita per territorio Chianti. Già all’inizio degli anni ’60, con la fondazione della Cooperativa vinicola denominata “Chianti Geografico” con gli stemmi araldici dei comuni come marchio, sembrava una rivendicazione o un’ultima trincea a ciò che si era già sfilacciato.
Di fatto, per tornare alla questione, sull’istanza di “Gaiole in Chianti Storico” sarà chiamata a pronunciarsi la popolazione del comune
attraverso un referendum consultivo e, quando le persone vengono chiamate a pronunciarsi ed esprimere il proprio parere, è sempre un gran esercizio di democrazia.