MONTEPULCIANO. Nuovi evasori scoperti dalle Fiamme Gialle di Montepulciano, coordinate dal Comando Provinciale di Siena. Nei giorni scorsi, infatti, la Guardia di Finanza ha concluso complessi accertamenti fiscali nei confronti di un’impresa operante nel settore edile, recuperando a tassazione oltre un milione e 700 mila euro di redditi non dichiarati al fisco.
E' stato dunque scoperto un evasore totale. Si tratta di un soggetto che, sebbene dichiarato fallito alla fine degli anni ‘80 e sottoposto a restrizioni per l’avvio di ulteriori iniziative economiche, ha – di fatto – continuato ad esercitare un’attività di impresa. Noncurante dei divieti, successivamente alla sentenza di fallimento ha distratto/occultato beni e valori in danno degli interessi dei creditori, impedendo ogni concreta ricostruzione del patrimonio. In particolare, al fine di evitare che i beni venissero aggrediti dai creditori interessati alle vicende fallimentari, nonché dall’amministrazione finanziaria per la riscossione dei tributi dovuti, l’imprenditore ha pensato di coinvolgere la propria moglie facendola figurare come titolare dell’impresa, abilitandola anche ad utilizzare senza limitazioni i conti correnti. Invero, agli occhi degli investigatori del fisco era apparsa anomala la rilevante sperequazione tra il patrimonio immobiliare del coniuge rispetto ai redditi da ella dichiarati. Infatti, fin dall’anno 1993 il suo nome risultava in numerose compravendite immobiliari per valore di quasi un milione di euro, nonostante l’unico reddito annuo dichiarato al fisco era di soli sedicimila euro, quale lavoratrice dipendente. Grazie ad un’attenta analisi dei documenti contabili acquisiti ed una ricostruzione dei flussi finanziari mediante riscontri bancari condotti a livello nazionale, le Fiamme gialle hanno potuto ricostruire i ruoli e le attività effettivamente esercitate. E’ quindi emerso che l’imprenditore (fallito) aveva aperto nel frattempo anche una nuova posizione fiscale ai fini Iva, comparendo solo come amministratore di fatto ed emettendo fatture per operazioni inesistenti. Tali documenti fittizi li ha successivamente utilizzati in altre società per aumentare le voci di costo ed abbattere, di conseguenza, il reddito imponibile. Un giochino contabile, questo, ottenuto grazie a società non operative create al sol fine di ottenere risparmi di imposta non dovuti. Insomma un trucco per frodare il fisco e guadagnare senza produrre né beni né servizi. Solo carte e fatture senza null’altro. Dopo aver interessato banche, istituti finanziari presenti sul territorio nazionale, sono stati individuati ed analizzati ben 6 conti corrente attivi in 4 diversi istituti di credito situati anche fuori dalla provincia di Siena, avendo riscontrato alcuni conti addirittura a Grosseto, ed intestati ovviamente alla moglie ed a imprese ad ella riconducibili.
E' stato dunque scoperto un evasore totale. Si tratta di un soggetto che, sebbene dichiarato fallito alla fine degli anni ‘80 e sottoposto a restrizioni per l’avvio di ulteriori iniziative economiche, ha – di fatto – continuato ad esercitare un’attività di impresa. Noncurante dei divieti, successivamente alla sentenza di fallimento ha distratto/occultato beni e valori in danno degli interessi dei creditori, impedendo ogni concreta ricostruzione del patrimonio. In particolare, al fine di evitare che i beni venissero aggrediti dai creditori interessati alle vicende fallimentari, nonché dall’amministrazione finanziaria per la riscossione dei tributi dovuti, l’imprenditore ha pensato di coinvolgere la propria moglie facendola figurare come titolare dell’impresa, abilitandola anche ad utilizzare senza limitazioni i conti correnti. Invero, agli occhi degli investigatori del fisco era apparsa anomala la rilevante sperequazione tra il patrimonio immobiliare del coniuge rispetto ai redditi da ella dichiarati. Infatti, fin dall’anno 1993 il suo nome risultava in numerose compravendite immobiliari per valore di quasi un milione di euro, nonostante l’unico reddito annuo dichiarato al fisco era di soli sedicimila euro, quale lavoratrice dipendente. Grazie ad un’attenta analisi dei documenti contabili acquisiti ed una ricostruzione dei flussi finanziari mediante riscontri bancari condotti a livello nazionale, le Fiamme gialle hanno potuto ricostruire i ruoli e le attività effettivamente esercitate. E’ quindi emerso che l’imprenditore (fallito) aveva aperto nel frattempo anche una nuova posizione fiscale ai fini Iva, comparendo solo come amministratore di fatto ed emettendo fatture per operazioni inesistenti. Tali documenti fittizi li ha successivamente utilizzati in altre società per aumentare le voci di costo ed abbattere, di conseguenza, il reddito imponibile. Un giochino contabile, questo, ottenuto grazie a società non operative create al sol fine di ottenere risparmi di imposta non dovuti. Insomma un trucco per frodare il fisco e guadagnare senza produrre né beni né servizi. Solo carte e fatture senza null’altro. Dopo aver interessato banche, istituti finanziari presenti sul territorio nazionale, sono stati individuati ed analizzati ben 6 conti corrente attivi in 4 diversi istituti di credito situati anche fuori dalla provincia di Siena, avendo riscontrato alcuni conti addirittura a Grosseto, ed intestati ovviamente alla moglie ed a imprese ad ella riconducibili.
Rilevati versamenti di ingenti somme di denaro contante, assegni e bonifici, anche da soggetti esteri, per importi superiori al milione di euro sui conti correnti intestati al prestanome. Tutte tecniche evasive ben note, spesso utilizzate per ostacolare ogni tentativo di ricostruire agevolmente i redditi maturati, allontanare ogni forma di responsabilità diretta, fino a raggiungere l’obiettivo finale di frodare il fisco senza troppi scrupoli.