Il paese celebra la festa della Madonna di San Pietro

di Pierluigi Piccini
PIANCASTAGNAIO. Ogni agosto, Piancastagnaio si trasforma in un luogo in cui s’intrecciano storia, fede e tradizioni secolari. La Festa della Madonna di San Pietro mette insieme la venerazione per un’antica immagine mariana e l’energia delle contrade impegnate nel Palio.
Fin da piccolo ho sentito raccontare le prime edizioni del dopoguerra, memorie lontane tramandate da mio nonno. Oggi, quegli stessi ricordi li osservo con uno sguardo diverso, più consapevole, che unisce l’esperienza personale alla comprensione del valore storico di questa celebrazione.
La devozione nasce da un episodio leggendario ambientato nel 1583. Si narra che un pellegrino, sorpreso dalla pioggia mentre era in cammino verso Roma, trovò riparo accanto a un muro su cui era dipinta la Madonna. L’immagine, secondo il racconto popolare, avrebbe preso vita e gli avrebbe parlato. La notizia si diffuse rapidamente e il luogo divenne meta di pellegrinaggi. Per custodire l’affresco, si decise di edificare un santuario, inglobando il tratto di muro con la sacra effigie. Nei primi decenni del Seicento l’edificio fu ristrutturato e l’immagine venne collocata al centro dell’altare maggiore, in quello che un tempo era lo spazio della facciata.
Durante il XVII secolo il santuario fu arricchito dalle opere della famiglia Nasini. Francesco, nato a Piancastagnaio l’8 giugno 1611, realizzò tra il 1640 e il 1641 tele e affreschi che resero celebre il luogo. Molte altre opere provenienti dalla sua bottega e dai familiari completano l’interno, trasformandolo in un vero e proprio scrigno di arte sacra. La devozione si consolidò ulteriormente nel 1751, quando il 26 settembre la Madonna di San Pietro venne incoronata con un diadema d’oro concesso dal Capitolo di San Pietro in Vaticano. L’evento richiamò fedeli da tutto il territorio circostante, fino alla Maremma e all’Orvietano. Due secoli dopo, nel 1951, la comunità celebrò con grande solennità il bicentenario di quell’incoronazione.
La componente civile della festa affonda invece le radici in antiche corse di cavalli documentate già nel XVI secolo, legate alla fine della stagione agricola. Allora il premio era un drappo di seta decorato con immagini sacre, destinato alla chiesa della contrada vincitrice. Il moderno “cencio” conserva quel significato simbolico, pur essendo oggi un’opera d’arte unica realizzata ogni anno.
Dopo alcune edizioni negli anni Cinquanta e una lunga pausa, nel 1979 la manifestazione fu riproposta con un regolamento definito e con l’individuazione delle quattro contrade: Borgo, Castello, Coro e Voltaia. Dal 1981 ogni contrada sceglie il proprio cavallo. Negli anni Cinquanta e Sessanta non mancavano sfide spontanee tra tamburini e sbandieratori per le vie del paese, momenti in cui anche i più giovani imparavano l’arte della contrada.
Il programma odierno alterna momenti di preghiera e rievocazioni storiche. La processione con l’immagine della Madonna di San Pietro, scortata da un corteo in abiti d’epoca, rappresenta il culmine religioso. Nei giorni che precedono l’evento si susseguono cerimonie, letture pubbliche degli statuti, presentazioni ufficiali e spettacoli di tamburini e sbandieratori.
La corsa del Palio, oggi ospitata nella pista del parco vicino al Santuario, assegna alla contrada vincente il drappo dipinto quest’anno da Laura Brocchi. La premiazione serale riunisce la comunità in un momento di gioia collettiva.
Così, ogni anno, Piancastagnaio rinnova un legame antico: da un lato la protezione della Madonna di San Pietro, dall’altro la passione delle contrade. Il santuario, con la sua storia e le sue opere, è il centro spirituale; la corsa e le sfide il cuore popolare. Insieme raccontano una memoria che non smette di essere viva e che continua a passare di mano in mano, di generazione in generazione.