AMIATA/VALDORCIA. Da Massimo Bisconti, segretario Lega Circolo Amiata-Val d’Orcia, riceviamo e pubbblichiamo.
“Accogliamo con legittima soddisfazione l’avvio del nuovo progetto per la ricostruzione del Ponte Nove Luci sul Fiume Orcia, un’infrastruttura il cui crollo nel 2012 ha lasciato un vuoto non solo nella viabilità, ma anche nel paesaggio della Val d’Orcia. È indubbio che un ponte sostitutivo fosse necessario, tuttavia, di fronte alla presentazione del progetto che prevede un investimento di circa 13 milioni di euro – una somma considerevole stanziata dalla Regione in due annualità – non possiamo esimerci dal porci degli interrogativi fondamentali sull’equilibrio delle priorità nel nostro territorio. Veniamo da anni in cui la viabilità interna dell’Amiata e della Val d’Orcia è stata gravemente trascurata dagli enti locali, Regione e Provincia in primis. È doveroso ricordare i pesanti disagi causati da una serie di interruzioni infrastrutturali che hanno afflitto la zona. Tra queste, spiccano la chiusura del Ponte sul fiume Paglia per un periodo che ha superato i tre anni e, in un’altra circostanza sempre sul fiume Paglia a Casa del Corto, la sua inagibilità per un anno e mezzo. A ciò si aggiunge la chiusura della strada tra Piancastagnaio e Casa del Corto, un’interruzione che si è protratta per svariati mesi e il caso critico della strada che collega Campiglia d’Orcia a Montieri, rimasta purtroppo chiusa per anni interi. Per questo, è doveroso riconoscere che il passaggio di competenza della Cassia (dal confine con il Lazio e Siena) ad Anas ha rappresentato la vera svolta operativa. Sotto la nuova gestione abbiamo assistito a interventi concreti: l’affidamento della progettazione della variante di Monteroni d’Arbia-Monsindoli, il risanamento dei viadotti sui Fiumi Paglia e Formone, il tratto tra Gallina e San Quirico, la galleria a Torrenieri e la gestione, seppur con iniziali ritardi, del cantiere della Galleria delle Chiavi. In questo quadro di rinnovato impegno sulle grandi arterie, sorge la domanda: quei 13 milioni di euro non avrebbero potuto essere dilazionati o utilizzati per affrontare con maggiore tempestività altre emergenze che minacciano la sicurezza dei cittadini e la tenuta idrogeologica del territorio? L’attesa prolungata e l’assenza di risposte rapide e strutturali rappresentano non solo un’inefficienza burocratica, ma una grave ingiustizia e un tradimento della fiducia dei cittadini, specialmente di coloro che sono stati colpiti nel profondo del loro tessuto sociale ed economico. Non possiamo, inoltre, ignorare il dato temporale. Il Ponte Nove Luci è crollato nel 2012, dopo anni di monitoraggio senza adeguati interventi. Fu l’inerzia politica, l’incuria, a permettere che un’infrastruttura critica venisse sopraffatta dagli eventi naturali. Oggi, anni dopo il crollo e con un intero territorio che ha subito danni economici e disagi prolungati, si presenta una maxi-opera da 13 milioni di euro. Dopo lunghi anni di attesa, i cittadini avrebbero meritato una soluzione funzionale, efficace e sostenibile: un ponte lineare, con due corsie veicolari e una corsia dedicata a ciclisti e pedoni. Non certo un intervento che grida allo spreco di denaro pubblico. Ciò che maggiormente preoccupa è la sensazione che venga meno il principio del “buon padre di famiglia”, ovvero quella diligenza media, prudente e coscienziosa che dovrebbe guidare ogni amministratore pubblico nella tutela degli interessi collettivi, evitando sprechi e operazioni di mera immagine. La Lega continuerà, dunque, a vigilare affinché le risorse dei cittadini vengano utilizzate con criterio, responsabilità e rispetto, chiedendo infrastrutture utili e proporzionate, non opere sovradimensionate e scollegate dai reali bisogni del territori”.
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