
di Nicola Ulivieri*
SOVICILLE. Il piano di riqualificazione per l’aeroporto di Ampugnano è un’iniziativa i cui dettagli restano avvolti nell’incertezza, con le poche informazioni disponibili limitate a controversi annunci di matrice soprattutto politica.
Nell’assemblea del 3 ottobre a Sovicille abbiamo cercato di fornire alcune informazioni e elencare i numerosi dubbi e preoccupazioni.
Si parla di un consistente investimento di 34,5 milioni di euro, dei quali 16 milioni sarebbero destinati alla realizzazione di un parco fotovoltaico di 20 ettari.
In realtà, questa presunta svolta green maschera un obiettivo puramente finanziario: l’energia prodotta sarà venduta per coprire i debiti preventivati del progetto, svelando una netta discordanza tra il pretesto ecologico e la reale operazione economica.
Il paradosso si aggrava con l’annuncio di quattro collegamenti giornalieri andata e ritorno per la sola Roma Urbe, una tratta che risulta oggettivamente inutile poiché il trasferimento via terra in auto è più veloce, perché il viaggio si calcola dalla partenza da casa all’arrivo a destinazione e non solo della tratta aerea; inoltre sia il treno che l’autobus, sono un’opzione di gran lunga più economica, ecologica e funzionale per raggiungere il centro di Roma.
Poi, ciò che viene sistematicamente ignorato nel dibattito è l’enorme inquinamento e impatto ambientale di questi mezzi aerei. Lo scalo, infatti, potrà ospitare solo piccoli velivoli da circa 10 posti. Questi aeromobili, incentivati da questo progetto e dalla più ampia strategia di sviluppo dei piccoli aeroporti promossa da ENAC, sono intrinsecamente inefficienti sulle brevi distanze, dove il loro consumo è massimo per via della costante ripetizione delle fasi di decollo e di atterraggio. Inoltre operano a quote relativamente basse, dove l’aria meno rarefatta richiede il massimo dispendio di carburante e possono arrivare a bruciare fino a mezza tonnellata di cherosene in un’ora! Ricordiamo che questi velivoli consumano fino a 14 volte più CO2 per passeggero rispetto a un aereo commerciale. Questo modello di trasporto è in stridente contrasto con la ricerca di modelli sostenibili e gli sforzi per l’eliminazione dei veicoli inquinanti.
Trovo sconcertante che si facciano ancora questo tipo di investimenti e forzature di mercato senza una visione generale, non considerando il danno che un aeroporto, con il suo inquinamento acustico e chimico, causerà a luoghi naturali amati per la loro quiete. Non è difficile prevedere una conseguente diminuzione del turismo sano, quello che cerca questi ultimi luoghi di reale bellezza toscana, e che ci porterà a una perdita definitiva e insostituibile della peculiarità e del valore intrinseco della zona.
Il timore è che la poca chiarezza del progetto nasconda la vera intenzione di ampliare notevolmente i voli in futuro. Questo scenario non è nuovo: è quanto successo all’aeroporto di Bresso, dove i pochi collegamenti iniziali sono rapidamente arrivati a circa 70 voli giornalieri, scatenando problemi e proteste tra i residenti.
A complicare ulteriormente il quadro vi è il serio quesito sulla legittimità generale del piano ENAC, che prevede la gestione di più di 20 scali, incluso Ampugnano, tramite la sua società in house, ENAC Servizi. La configurazione aziendale genera un profondo conflitto di ruoli, nel quale l’autorità di controllo e il soggetto gestore si sovrappongono. In questo contesto, gli investimenti nel fotovoltaico rischiano di degradare a pura speculazione finanziaria, mirata a generare introiti per la società.
Si è assistito a una grave disinformazione politica e di parte in alcuni servizi giornalistici, nei quali il trasporto aereo è stato presentato come “una valida alternativa alla mobilità automobilistica e ferroviaria”. Tali affermazioni, che non esito a definire intellettualmente disoneste, creano false illusioni nella cittadinanza. È evidente che l’aereo non possa in alcun modo risolvere il problema di raggiungere città vicine come Firenze, Pisa, Grosseto o Arezzo.
A peggiorare il quadro, alcune notizie suggeriscono che l’unica via per il rilancio di Siena sia la rincorsa agli “alto-spendenti”, ovvero gli unici che potranno permettersi i voli su Ampugnano. Queste dichiarazioni, tuttavia, sono prive di qualsiasi base scientifica o business plan a supporto e rappresentano piuttosto una chiara visione partitica.
L’idea che i “principi azzurri” del lusso arrivino ad Ampugnano per risollevare la città è una utopia, se Siena non offrirà nuove attrattive. La realtà è che il turismo esiste già, ma la priorità non è attirare nuovi flussi, bensì trattenere i visitatori attuali più a lungo per massimizzare i guadagni sul territorio. Pensare al turismo mordi e fuggi alimentato da un aeroporto non farebbe che esacerbare i problemi esistenti, non risolvendoli.
Anche la comunicazione riguardante il parco fotovoltaico è stata veicolata in modo discutibile e incompleto. È fondamentale chiarire che un impianto di 20 ettari ha un impatto ambientale e paesaggistico notevole sul territorio. Dal punto di vista tecnico e di efficienza, un parco a terra è una soluzione molto meno vantaggiosa rispetto all’installazione di pannelli distribuiti sui tetti di abitazioni ed edifici industriali. Le installazioni sui tetti permettono infatti l’utilizzo diretto (autoconsumo) dell’energia prodotta. Un grande parco a terra, al contrario, necessita di una vera e propria infrastruttura da centrale elettrica, tra cui una cabina di trasformazione e un elettrodotto dedicato per innalzare la tensione e connettersi alla Rete di Trasmissione Nazionale (RTN), oltre a complessi sistemi di controllo e acquisizione dati (SCADA) per il monitoraggio e la gestione dell’immissione in rete. A questi oneri si aggiunge la necessità di una rigorosa gestione del suolo e idrogeologica. Deve essere garantito che la copertura estesa non alteri significativamente il drenaggio delle acque piovane e l’assetto idrogeologico della zona, problematiche assenti nelle installazioni su tetti esistenti.
Quindi l’energia prodotta da questo imponente parco fotovoltaico non è destinata al beneficio della comunità locale; al contrario, il suo unico scopo è servire a ripagare i debiti che deriveranno da un aeroporto che, secondo le previsioni, risulterà già in perdita. Questi introiti arriveranno tramite il GSE (Gestore dei Servizi Energetici), finanziando di fatto l’operazione con i soldi dei cittadini italiani.
Si configura, dunque, una vera e propria speculazione finanziaria tramite il fotovoltaico. Questa energia sarà utilizzata anche per generare Carbon Credits, necessari a compensare l’enorme quantità di CO2 prodotta dall’attività aeroportuale, che andrebbe invece ridotta alla fonte.
In definitiva, si sta diffondendo la falsa illusione di un aeroporto sostenibile grazie al parco fotovoltaico, quando in realtà il progetto è destinato a produrre il massimo inquinamento. È un controsenso che si spiega bene con una allegoria. Pensate di entrare in quattro in un ascensore e 2 persone si mettono a fumare e gli altri 2 spruzzano profumo, e vi dicono che l’aria nell’ascensore è pulita e “sostenibile”.
Possiamo concludere che, dalle informazioni avute finora, questo progetto di riqualificazione si presenza come una grave minaccia per il territorio che rischia di svilirlo, uniformarlo e rovinarlo in modo definitivo, e che quindi va bloccato. La provincia senese ha bisogno di essere valorizzata per quello che è già, non deturpata e inquinata per speculazione.
*ingegnere dell’informazione, dottore di ricerca