
ASCIANO. L'allarme era stato lanciato dall'associazione Italia Nostra già lo scorso aprile. Ma lo stato di abbandono – e di rischio – in cui versava il campanile millenario di Badia a Rofeno era tristemente sotto l'occhio di tutti. Visibilmente pendente
Ieri sera (17 maggio) quello che in molti temevano è accaduto. Il campanile è crollato a poche ore da un controllo effettuato dai carabinieri per la tutela del patrimonio artistico e ambientale.
Una vera e propria beffa per tutti coloro che da tempo avevano chiesto l'intervento della Soprintendenza e che si erano visti rispondere che quel campanile non sarebbe crollato.
Mai nessuna previsione è mai stata smentita così velocemente. Che neppure ha trovato il tempo di asciugarsi l'inchiostro con cui è stata scritta la lettera rassicuratrice.
"Proviamo una profonda tristezza – scrive Lucilla Tozzi, presidente di Italia Nostra Siena alla notizia del crollo del campanile – Un profilo delle crete senesi è stato cancellato dall'instabilità del terreno ma anche dall'incuria degli uomini. Italia Nostra si era attivata dai primi di aprile per denunciare la gravità della situazione, prima in Soprintendenza, poi presso il Nucleo di Tutela Ambientale dei Carabinieri di Firenze.
In Soprintendenza ci fu risposto che la situazione era sotto controllo, che la proprietà aveva predisposto un piano preciso con la consulenza di ingegneri e di tecnici, e che la torre non sarebbe, comunque, mai crollata; oltre che a noi, questa risposta fu data anche ad altri. I carabinieri del Nucleo di Tutela dissero invece che si sarebbero prontamente attivati. Contattati oggi telefonicamente, mentre erano ancora presenti sul luogo, hanno affermato che il crollo era avvenuto ieri sera, circa mezz'ora dopo un loro sopraluogo, a causa della grande quantità di pioggia caduta in questi giorni; che il campanile era già inclinato quando il proprietario aveva comprato la Badia, che lo stesso proprietario (un signore di Milano) aveva effettuato un buon restauro del corpo principale della fabbrica; che la collina era instabile, ma non era interamente proprietà del signore di Milano, il quale dunque non era potuto intervenire sul terreno di altri; che, per ragioni di sicurezza, negli ultimi tempi non sarebbe stato possibile far avvicinare al campanile nessun operaio o tecnico".
"Certo, sappiamo che adesso il campanile era fortemente inclinato – precisa Lucilla Tozzi – ma il grosso distacco è avvenuto il 6 gennaio: non si poteva intervenire prima? Certo, sappiamo che le crete sono geologicamente instabili: ma non possiamo accettare che non si sia intervenuti sul terreno, perché di altra proprietà! Il campanile millenario era un bene di tutti, non si doveva fare una questione di proprietà! E inoltre: abbiamo ricevuto la foto di un garage scavato nel fianco della collina sottostante la Badia, ma se questa collina era tanto instabile, chi e perché ha permesso di scavarvi un garage?".
Un frammento della storia di questa terra – un frammento importante, unico – è andato perduto. E, viste le premesse, resta difficile sperare che qualcuno paghi per questa colpa grave. Che qualcuno la cui responsabilità verrà un giorno acclarata, si metta le mani in tasca e rimetta in piedi quel monumento che era patrimonio di tutti.
"Piano, piano, lo sconcerto si trasforma in rabbia – si legge nella nota stampa di Italia Nostra – pensando che il monastero di San Cristoforo a Rofeno è un edificio sacro che si trova in località Badia a Rofeno ad Asciano e ricordato fin dal 1031. La chiesa conservava pregevoli tipologie architettoniche cistercensi anche se l'annesso convento si presentava con vistosi interventi settecenteschi, opera degli Olivetani che fin dal 1375 si erano annessi l'intero complesso. Che non si trattasse di un'opera architettonica minore lo confermava la presenza, dietro all'altare maggiore, di una grande pala di Ambrogio Lorenzetti sistemata dai monaci con San Michele e Santi benedettini, frutto forse di un riassemblaggio dell'inizio del Cinquecento, momento a cui si può far risalire la carpenteria che lo incornicia e che fu intagliata con ogni probabilità da fra' Raffaello da Reggio, in contemporanea con la fattura del ciborio ligneo, conservato, insieme al polittico, nel Museo d'Arte Sacra di Asciano.
Non conosciamo con esattezza la valenza storica ed architettonica del campanile ma poco importa adesso che non c'è più. E' crollato, sparso a terra in mille frammenti… ormai scomparso! Distrutto dall'incuria e dal disinteresse di quegli uomini e quelle donne che – nei loro diversi ruoli – avrebbero dovuto tutelare questo monumento per garantirgli una sopravvivenza. L'indignazione che ci infiamma non è certo un buon sentimento, ma ci dona quell'energia necessaria ad attivarci affinchè si possa capire meglio cosa è accaduto e soprattutto perchè sia successo. Noi non siamo nè ingegneri, nè architetti. E non siamo neppure geologi, ma … abbiamo occhi per osservare ed un cervello per riflettere su ciò che gli occhi vedono. I nostri occhi non vedono solo un cumulo di pietre dirute dove un tempo svettava un campanile, uno di quelli che rendono unico al mondo il nostro territorio. Non vedono solo capriate lignee affacciarsi sul vuoto come ad annunciare il ricongiungimento prossimo venturo ai resti di quel che era un tempo il campanile. I nostri occhi vedono anche manufatti recenti, non certo secolari. Vedono anche un volume cementato che sembra essere stato ricavato nel ventre di quella povera collina, che in troppi si sono affrettati a definire "argillosa ed instabile" quasi a giustificare l'ineluttabilità dell'accaduto. Come dire, "Cronaca di una Morte Annunciata"".
"Allora Italia Nostra si chiede con forza: chi ha autorizzato quell'intervento, proprio in quel punto, se la collina sembrava apparire così fragile ed instabile? e se si sono trovate le risorse per realizzare quel manufatto, come mai non si sono trovate quelle necessarie alla realizzazione di un consolidamento del suolo, ricorrendo, per esempio, a micropalificazioni o drenaggi?" domanda ancora la sezione senese dell'associazione.