La diatriba Ospedale-Acquaviva si basa sui soldi. Nel mezzo il Comune

di Max Brod
SIENA. La vicenda del parcheggio delle Scotte, come dimostrano le recenti polemiche e gli interventi in Consiglio Comunale, non è di facile risoluzione, per un semplice motivo: è una questione di soldi. La ragione della discordia tra i due soggetti coinvolti, le Scotte e la Società Acquaviva, è infatti il prezzo al quale il terreno dovrebbe essere ceduto: 15mila euro ad ettaro secondo le Scotte, 1 mln di euro a ettaro per Acquaviva.
Ma partiamo dalla ricostruzione del Dg dell’ospedale, Pierluigi Tosi, intervistato ieri dal Cittadino: “La società Acquaviva – proprietaria del 90% dei terreni di nostro confine – ha comprato nel 2002/2003 questi terreni (gli attuali parcheggi sotto il Pronto Soccorso e davanti alla Palazzina Direzionale, ndr) ed ebbe una specie di ‘permesso stralcio’ per la costruzione. Dopodiché so che ci sono state una serie di conflitti con associazione di cittadini e tutto è rimasto fermo. Dopo un paio d’anni dall’acquisto il vecchio Dg, Iolanda Semplici, chiese ad Acquaviva la possibilità di prendere in affitto dei terreni per farci un parcheggio. Acquaviva glieli diede ad uso gratuito. A un certo punto, Acquaviva, non vedendo realizzare i permessi di costruzione che aveva, ha chiesto la restituzione dei terreni. Sono entrati in un contenzioso legale e c’è stato uno sfratto esecutivo”.
Così le Scotte, che ha già perso il parcheggio del Pronto Soccorso, e a breve rischierà di perdere quello davanti alla Palazzina Direzionale, tenta di recuperare il terreno, sul quale il Dg vorrebbe iniziare un’opera di ricostruzione dell’Ospedale: edificio ormai obsoleto e pieno di spazi “morti” che si potrebbe ricostruire con logiche moderne che consentirebbero di risparmiare, a parità di servizi, il 35% del volume. “Ho proposto ad Acquaviva di darmelo in affitto ma non hanno voluto”, continua Tosi, che passa allora ad un’ipotesi di acquisto del terreno, ma anche qui non c’è l’accordo: “Loro vogliono 1 milione di euro ad ettaro, che è un prezzo di un terreno edificabile in area centrale, o poco ci manca. Il permesso di edificabilità però, non mi risulta che, ad oggi, l’amministrazione abbia intenzione di concederlo, dunque come fanno a farmelo pagare come terreno edificabile? Siccome rappresento un ente pubblico, non posso pagare oggi 1 milione a ettaro un terreno che servirà tra 7 o 8 anni, e che tra un anno rischio che diventi agricolo, e con 15mila euro a ettaro posso comprarlo”. Sì perché il piano regolatore l’anno prossimo dovrà essere rinnovato, e secondo Tosi il terreno di Acquaviva ha scarse possibilità di diventare veramente edificabile: “Ritengo che sia molto difficile che (Acquaviva) abbia la possibilità di costruire sui 22mila mq di terreno. Dubito che in un’area verde si diano questi permessi. Tant’è vero che sono fermi da 10 anni”. I permessi però, se per Acquaviva risultano improbabili, per le Scotte – afferma il Dg – si potrebbero avere, in quanto il progetto di costruzione di un nuovo ospedale prevederebbe una riqualificazione dell’area, dovuta alla diminuzione dei volumi: “È come se avessi un edificio che fa 100 (in volume) e, in un terreno più grande (comprensivo di quello di Acquaviva, ndr), io chieda di costruire per 65, perché non dovrebbero darmi il permesso?”.
Se Tosi è convinto che il “prezzo giusto” per la cessione del terreno non possa essere quello di un terreno edificabile, in quanto i permessi non arriveranno mai in quella zona, la versione di Acquaviva è diametralmente opposta, come spiega uno dei suoi rappresentanti, Massimo Parri: “Noi abbiamo acquistato quel terreno come edificabile più di 10 anni fa ed è, ad oggi, ancora edificabile, ma Tosi lo vuole pagare come agricolo”. Anche Parri dunque insiste sul prezzo e confida sempre nel fatto che il Comune gli dia la possibilità di costruire, sicuro anche delle garanzie che dice di aver ricevuto: “Prima di acquistare il terreno ci siamo confrontati con l’amministrazione comunale, abbiamo chiesto quelli che erano gli indirizzi, e dopo l’abbiamo acquistato. Il problema è che in 10 anni il Comune, dopo averci detto che c’era disponibilità, non è stato capace di trovare delle soluzioni”. Poi conclude: “Noi siamo disponibili a parlarne e a trovare delle soluzioni. Sono loro che non sono disponibili e vanno in giro a dire – affermazioni molto gravi – che faranno diventare il terreno agricolo, per poi fare un esproprio. Non so come faccia una persona che rappresenta le istituzioni a dire certe cose”.
La questione, come anticipato, è spinosa, e a questo punto coinvolge il Comune, che potendo modificare il piano regolatore, può fare il bello e il cattivo tempo nella trattativa. Un ruolo non facile da ricoprire, anche perché nella diatriba tra Scotte e Acquaviva ci potrebbero andare di mezzo i cittadini: utenti e dipendenti dell’ospedale. Sta al Comune quindi tutelarli, nella parità dei diritti.