Due testi dichiarano di aver subito minacce ed intimidazioni
SIENA. (a. m.) Nel corso dell’udienza di questa mattina per l’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps, sono stati ascoltati alcuni testimoni, che hanno fatto capire come all’interno della banca ci fosse un clima quasi da guerra civile.
Flavio Borghese, all’epoca dei fatti dirigente del Global Marco&Emerging Markes dell’area finanza di Banca Mps e di Giovanni Conti, già responsabile dell’area Risk management ed oggi controllore della stessa area, hanno testimoniato che non sono mancate anche minacce nei confronti di ambedue per le loro prese di posizione critiche riguardo alla linea dell’area finanza di cui era responsabile Gianluca Baldassarri, imputato nel processo in corso per ostacolo alle attività di vigilanza assieme all’ex-presidente Giuseppe Mussari e all’ex direttore generale, Antonio Vigni.
“Nell’operazione con Nomura c’era qualcosa che non andava. Lo feci notare varie volte. Poi fui sollevato dall’incarico di seguirla da Baldassarri”, ha detto Borghese nella sua lunga deposizione. “Mi fu detto – ha aggiunto che – al Monte dei Paschi si può vivere molto bene o molto male e tu ti stai avviando a vivere molto male”.
“Che ci fossero scontri tra area finanza e area Risk management era cosa nota in banca”, ha puntualizzato Conti, secondo il quale l’area finanza “non era trasparente”. Conti ha poi precisato che a suo parere “Nomura non era il migliore negoziatore di debiti. In casa abbiamo uno strumento come Capital Service, uno dei referenti del ministero del Tesoro per l’emissione deititoli di stato”. Conti ha precisato di essere stato oggetto di atteggiamenti intimidatori “per avere condiviso con Capital service informazioni su Alexandria. Per quanto mi riguarda ero in grado di valutare i rischi dell’operazione Alexandria. Assolutamente non si conosceva la natura di questo come di altri atti. Fu chiesto a me e Marco Morelli, ex cfo di Mps un avallo sull’operazione Nomura ma entrambi ci rifiutammo”.
“Nel dicembre 2006 mandai una lettera all’audit dicendo che le prassi operative della finanza erano tali che se non vi si fosse posto rimedio la voragine nel portafoglio finanziario della banca sarebbe stata incalcolabile”. Nessuna risposta.
“Nomura sapeva bene cosa avrebbe poi fatto con noi – ha aggiunto Conti – tanto che compro’ numerosi btp 2039 prima di chiudere l’operazione con Mps”. “Gli scontri con l’area finanza – ha concluso Conti – erano all’ordine del giorno, e tutti lo sapevano”. Da una relazione sua e di Morelli, consegnata alla direzione generale, nacque l’ispezione interna,”ma erano anni che andavo contro i muri di gomma”.
I difensori dei tre imputati hnno contestato numerosi punti. A Borghese è stato contestato di non essere stato sollevato dall’incarico di seguire gli accordi con Nomura a luglio, come da lui dichiarato, visto che anche alla fine di agosto gli sono arrivate mail dai dirigenti, compresa quella del 30 luglio con il mandate agreement, che lui ha detto di aver visto molti mesi dopo.
Flavio Borghese, all’epoca dei fatti dirigente del Global Marco&Emerging Markes dell’area finanza di Banca Mps e di Giovanni Conti, già responsabile dell’area Risk management ed oggi controllore della stessa area, hanno testimoniato che non sono mancate anche minacce nei confronti di ambedue per le loro prese di posizione critiche riguardo alla linea dell’area finanza di cui era responsabile Gianluca Baldassarri, imputato nel processo in corso per ostacolo alle attività di vigilanza assieme all’ex-presidente Giuseppe Mussari e all’ex direttore generale, Antonio Vigni.
“Nell’operazione con Nomura c’era qualcosa che non andava. Lo feci notare varie volte. Poi fui sollevato dall’incarico di seguirla da Baldassarri”, ha detto Borghese nella sua lunga deposizione. “Mi fu detto – ha aggiunto che – al Monte dei Paschi si può vivere molto bene o molto male e tu ti stai avviando a vivere molto male”.
“Che ci fossero scontri tra area finanza e area Risk management era cosa nota in banca”, ha puntualizzato Conti, secondo il quale l’area finanza “non era trasparente”. Conti ha poi precisato che a suo parere “Nomura non era il migliore negoziatore di debiti. In casa abbiamo uno strumento come Capital Service, uno dei referenti del ministero del Tesoro per l’emissione deititoli di stato”. Conti ha precisato di essere stato oggetto di atteggiamenti intimidatori “per avere condiviso con Capital service informazioni su Alexandria. Per quanto mi riguarda ero in grado di valutare i rischi dell’operazione Alexandria. Assolutamente non si conosceva la natura di questo come di altri atti. Fu chiesto a me e Marco Morelli, ex cfo di Mps un avallo sull’operazione Nomura ma entrambi ci rifiutammo”.
“Nel dicembre 2006 mandai una lettera all’audit dicendo che le prassi operative della finanza erano tali che se non vi si fosse posto rimedio la voragine nel portafoglio finanziario della banca sarebbe stata incalcolabile”. Nessuna risposta.
“Nomura sapeva bene cosa avrebbe poi fatto con noi – ha aggiunto Conti – tanto che compro’ numerosi btp 2039 prima di chiudere l’operazione con Mps”. “Gli scontri con l’area finanza – ha concluso Conti – erano all’ordine del giorno, e tutti lo sapevano”. Da una relazione sua e di Morelli, consegnata alla direzione generale, nacque l’ispezione interna,”ma erano anni che andavo contro i muri di gomma”.
I difensori dei tre imputati hnno contestato numerosi punti. A Borghese è stato contestato di non essere stato sollevato dall’incarico di seguire gli accordi con Nomura a luglio, come da lui dichiarato, visto che anche alla fine di agosto gli sono arrivate mail dai dirigenti, compresa quella del 30 luglio con il mandate agreement, che lui ha detto di aver visto molti mesi dopo.