Applausi e tifo da stadio per alcuni interventi. (Aggiornamenti)
”Siamo qui sia per votare, con l’Associazione dei lavoratori-azionisti, contro le modifiche allo statuto – spiega Antonio Damiani della Fisac/Cgil -, perché siamo contrari al taglio e alla concentrazione dei poteri in mano al Cda in particolare per quanto riguarda fusioni e incorporazioni. Un sistema che prefigura la volontà di velocizzare procedure di precarizzazione”. Damiani ha sottolineato che il sindacato è contrario all’aumento di capitale di 1 mld, ”al buio”, e alle esternalizzazioni ”sulle quali l’azienda ha rotto il tavolo delle trattative nonostante noi avessimo presentato delle alternative che tenevano conto della riduzione dei costi. E’ chiaro che l’esternalizzazione dei servizi è ormai solo un obiettivo politico”.
In programma numerosi interventi da parte di soci in rappresentanza delle associazioni degli azionisti. L’Auditorium è affollatissimo e scrosciano gli applausi per gli interventi critici con tifo quasi da stadio. Nel suo intervento Romolo Semplici ha chiesto il rinvio dell’assemblea. Molto critico nei confronti della Fondazione Mps “responsabile – ha sottlineato – di ciò che è accaduto”. Numerose le critiche negli interventi anche alla vecchia gestione.
“Le disavventure con i baffi non sono mai terminate”, ha detto Pier Paolo Fiorenzani, riferendosi a ruolo che nelle vicende montepaschine avrebbe avuto Massimo D’Alema. Fiorenzani ha ricordato di essere sempre stato contrario alla trasformazione della banca in spa: “Da allora non c’è stata più pace”, ha aggiunto accusando Amato e Ciampi di essere stati i primi responsabili dell’inizio di questa situazione. Fiorenzani si è detto dispiaciuto della rottura delle trattative tra banca e sindacati e ha chiesto alla Fondazione di rinviare l’assemblea.
Durissimo l’intervento di Mauro Aurigi, che ha attaccato frontalmente Gabriello Manciin. Aurigi ha parlato di gestione disastrosa della banca, di sua devastazione, di clientelismo politico. “Da padroni della banca siamo diventati suoi servi – ha detto – Mancini dà a Profumo tutti i poteri. Non ha imparato nulla come del resto ha fatto anche con Mussari, che invece avrebbe dovuto essere licenziato. Mancini scenda con i piedi per terra. Ora Siena è più povera di 15 miliardi, una cifra che farebbe impensierire anche uno stato come la Germania”.
Chieste in più interventi le dimissioni dei vertici della Fondazione Mps, Francesco Giusti della Lega Nord, ha chiesto che Mancini di non possa votare.
Gli interventi di apprezzamento alle proposte della banca (che sono stati 4-5) sono stati accolti da urla, tanto da costringere il presidente Alessandro Profumo a richiamare a un comportamento più corretto.
L’intervento di Gabrielo Mancini, presidente della Fondazione, è stato interrotto spesso dai dipendenti presenti, che hanno fischiato e urlato “Buffone” e “Vergogna”.
”Fischiate – ha detto Mancini – ma prima ascoltate le nostre motivazioni”. Il presidente ha assicurato che ”la Fondazione ha esaminato con cura, attenzione, dedizione e con la massima scrupolosità le proposte e la decisione che ha preso l’ha presa in piena libertà e indipendenza, sicura di fare l’interesse della Banca e della comunità”. ”La Fondazione – ha detto ancora – è fiduciosa che, fermi restando gli obiettivi industriali, il lavoro del management possa consentire di diminuire le esigenze di capitale, rendendo possibile al CdA di posticipare, se non anche annullare, il ricorso alla delega”. E a proposito della ristrutturazione organizzativa della banca ha puntualizzato di apprezzare le decisioni prese, “basate su scelte dolorose e coraggiose” ed è “fiduciosa del fatto che verrà trovata una sintesi tra le irrinunciabili esigenze industriali di razionalizzazione della macchina operativa e la necessità di mantenere la centralità dei dipendenti”.
Nelle repliche agli interventi, Alessandro Profumo ha sottolineato che ”Il nostro obiettivo è di mantenere la piena e totale autonomia del Monte dei Paschi. Abbiamo la capacità e la forza di mantenere il nostro marchio indipendente e di mantenere la banca a Siena ma questo è possibile solo se rimborsiamo l’intervento pubblico”. Sull’ingresso di nuovi soci e sottoscrittori, di cui afferma di non sapere nulla, il presidente di Mps ha precisato che ”per noi l’azionista ideale è un azionista non industriale, perché non vogliamo vendere la banca”. “Vedo sorridere – ha aggiunto Profumo, rivolto alla platea – ma se qualcuno conosce chi è in grado di investire un miliardo di euro in una banca in un Paese che ha dei problemi, ce lo faccia sapere, perché saremmo molto curiosi di farne la conoscenza”.
Azioni di responsabilità: così Profumo: “Se avessimo ad oggi elementi per avviare azioni di responsabilità” sulle precedenti gestioni (…) faremmo tutte le azioni necessarie per tutelare gli interessi della Banca”. Profumo si è anche detto convinto che con l’aumento di capitale da 1 miliardo con esclusione del diritto di opzione “non si sta danneggiando nessun azionista, al contrario”. Ma “Non prevediamo di realizzarlo a breve termine”.
Il dg/ad Fabrizio Viola ha dichiarato che l’interruzione senza accordo della trattativa tra banca e sindacati è un “aspetto non positivo” e spera che “si creino le condizioni per sedersi di nuovo intorno al tavolo” e che ”qualche giorno di tempo abbia portato a una qualche riflessione”. L’ad ha perà sottolineato che la banca non si può permettere di di non raggiungere i propri obiettivi.
(foto Corrado De Serio)