Gli ex Ds incassano un altro successo. Grazie a Senni e Corradi

SIENA. I nomi in corsa per il prossimo cda del Monte dei Paschi di Siena? Eccoli. Dalla mezzanotte di ieri (3 aprile) i giochi sono fatti. Le liste sono presentate. Il futuro della banca – e del suo azionista di maggioranza – è scritto, anche se non nel dosaggio definitivo, in quelle tre liste presentate.
Tre liste, infine, e non quattro. Axa, pur avendo la possibilità di unirsi ad altri soci privati, come ventilato ieri, ha deciso di “correre da sola” per nominare il suo consigliere di riferimento. Questo per non “mettere in allerta” la Consob di fronte ad un’alleanza di voto superiore al 10% delle azioni.
I candidati della Fondazione Mps (che dovrà essere rappresentata da sei consiglieri su 12) si conoscono già. Li ripetiamo per completezza di informazione: oltre al candidato presidente Alessandro Profumo c’è Fabrizio Viola, Paola Demartini, Tania Groppi, Angelo Dringoli e Marco Turchi mentre per il collegio sindacale Paola Serpi e Claudio Gasperini Signorini (Stefano Andreadis come sindaco supplente). Unicoop Firenze, Finamonte (famiglia Aleotti) e Gorgoni ha presentato Turiddo Campaini (candidato alla vice presidenza), Alberto Giovanni Aleotti, Michele Briamonte, Lorenzo Gorgoni e Pietro Giovanni Corsa per il cda mentre presenta Paolo Salvadori come sindaco effettivo. All’interno di questa compagine è presente anche il fondo lussemburghese Time&Life Sa che fa capo a Raffaele Mincione, il finanziere anglo-italiano che nel dicembre scorso compro’ l’8% di B.P.Milano durante l’aumento di capitale affrontato dall’istituto di credito per un ammontare di circa 800 milioni. Pare che, qualche giorno fa, Mincione si sarebbe aggiudicato un pacchetto dell’1,1% di Mps.
Infine Axa ha presentato la sua lista con Frederic Marie de Courtois d’Arcollieres, Paolo Andrea Rossi e Alban De Mailly Nesle.
Sul fronte del debito contratto dalla Fondazione Mps per far fronte all’ultimo aumento di capitale pare che si possa dire, come infatti ha detto Pieri, che l’operazione si è conclusa “con soddisfazione”. Sbloccato l’ultimo pacchetto di azioni da parte dei creditori (1per cento)l’azionista di maggioranza del Monte avrebbe ceduto il 12 per cento delle sue azioni Mps che, aggiunte ad altre dismissioni, avrebbe fatto racimolare un gruzzolo da oltre 700 milioni. Pur decidendo di “tenersi” un duecento milioni circa per garantire nei prossimi anni un minimo minimo di erogazioni al territorio ne resterebbero oltre 500 da restituire ai creditori. E ci si metterà, nelle prossime ore, di nuovo al tavolo per ritrattare il debito rimasto. Poco meno della metà di quello originario, circa.
I precedenti documenti presentati dalla Vigni e dal Pdl sono stati bellamente, e prevedibilmente, ignorati.
Chi, nei giorni scorsi, aveva sostenuto che il “fronte cattolico” da sempre a sostegno del potere degli ex Ds a Siena fosse stato “affascinato e messo a benevolenza” da una serie di promesse e di ricompense per i posti di potere sottratti, si sbagliava. La battaglia interna è tutta ancora da vivere.