Nella sua relazione il rettore parla di "moderata fiducia nel futuro"

di Augusto Mattioli
SIENA. Una moderata fiducia nel futuro. E’ nelle parole del rettore Riccaboni il segno del risveglio? All’inaugurazione dell’anno accademico – il 772° della storia dell’università di Siena – ha affermato: “La fase più acuta della crisi dell’ateneo è stata superata e la nostra antica università è in grado di continuare la sua vita, di proseguire a svolgere quel ruolo di formazione dei giovani e di produzione di nuova conoscenza che fin dal medioevo le era riconosciuto”. I problemi finanziari, frutto di passate gestioni non sono certo superati, ma l’ateneo senese – secondo il rettore – è rientrato nel gruppo e non è più il “calimero” del mondo universitario italiano.
“Se il treno è stato rimesso sui binari, sono le condizioni del contesto che rendono difficile il viaggio. Ora è necessario rimettere in sesto velocemente la finanza pubblica”, haaggiunto il rettore allargando le sue considerazioni alla situazione generale dell’Università pubblica, dicendosi preoccupato “degli annunciati tagli al fondo di finanziamento ordinario 2013 che se fossero confermati metterebbero in chiara difficoltà tutte le università pubbliche”. Una riduzione di 400 milioni all’anno, cioè “il 6% di un fondo già da tempo in contrazione”. Osservazioni che Riccaboni avrebbe rivolto volentieri al ministro dell’Università Francesco Profumo, la cui presenza era annunciata e poi ritirata per impegni di governo.
A Profumo si sarebbero voluti rivolgere anche i circa duecento studenti di varie organizzazioni che hanno manifestato con bandiere, striscioni e fumogeni davanti al rettorato – guardati a vista dalle forze dell’ordine – per rivendicare maggiore attenzione all’istruzione pubblica. In piazza c’erano anche i dipendenti della cooperativa Solidarietà. Sessantuno di loro potrebbero perdere il lavoro di servizi di custodia alle portinerie e biblioteche a causa dei tagli alle spese decisi dall’ateneo.