
SIENA. Gli insegnanti precari di Siena si sono impegnati a proporre soluzioni fattive per il miglioramento dell'istruzione ed hanno inviato una lettera al ministro Rotondi. con le loro riflessioni e idee. La riportimo qui di seguito integralmente.
"Gentile Ministro Rotondi, ecco le proposte del coordinamento degli insegnanti precari di Siena per migliorare la qualità dell’istruzione pubblica in Italia.
1.Interrompere i finanziamenti alle Scuole private, anche se questi si presentano nella forma di contributi alle famiglie. L’istruzione deve essere pubblica ed è dovere dello Stato garantire un servizio pubblico di alta qualità che soddisfi le esigenze educative e vada incontro ai ritmi lavorativi delle famiglie che vivono in Italia. Se, come si dice, mancano i soldi per far funzionare in maniera efficiente il pubblico, non è giusto che questi si trovino per finanziare il privato, aperto solo a chi ha le possibilità economiche o è disposto a fare enormi sacrifici per un servizio che è un suo diritto.
2.Stanziare adeguati finanziamenti da utilizzare nella ristrutturazione degli edifici scolastici e per rifornire le scuole del materiale necessario per lo svolgimento delle attività didattiche quotidiane. Gli studenti e gli insegnanti hanno, infatti, il diritto di usufruire di ambienti confortevoli, puliti e a norma. Gli insegnanti, inoltre, per poter dare il meglio necessitano di tutta l’attrezzatura necessaria (PC con collegamento internet, biblioteche fornite di libri e riviste di didattica etc..) per realizzare i propri percorsi didattici e per poter lavorare a scuola anche in orario non scolastico
3.Almeno un custode per piano per consentire una maggiore sorveglianza degli studenti, soprattutto durante l’intervallo, e una maggiore pulizia all’interno degli edifici scolastici.
4.Agli studenti diversamente abili attribuire le ore con insegnante di sostegno in funzione della gravità dell’handicap e non, come è stato fatto con la legge finanziaria 133, stabilendo un rapporto insegnante-studente di 1:3. Ciò implica che debba essere ripristinata la possibilità di attribuire un insegnante di sostegno, per tutte le 18 ore previste dal contratto, a uno studente disabile se l’handicap è giudicato grave dall’equipe medica. Se necessario favorire l’intervento dei servizi sociali all’interno della Scuola, come previsto dalla legge 104.
5.Non più di 25 studenti per classe, come condizione necessaria, anche se non sufficiente, per un’istruzione di qualità. E’ impossibile che un insegnante sia in grado di garantire qualità didattica a un numero maggiore di studenti.
6.Reintrodurre le compresenze in tutti le Scuole di ogni ordine e grado come opportunità per personalizzare la didattica, lavorando con piccoli gruppi di studenti, e per organizzare attività extra scolastiche, senza che queste comportino ulteriori oneri nonché problemi organizzativi per la Scuola.
7.Non eliminare gli insegnanti specialisti dalle Scuole elementari ma, al contrario, finanziare la loro ulteriore specializzazione. Dovranno, dunque, esistere maestri per le discipline letterarie e maestri per le discipline scientifiche, preparati attraverso opportuni e approfonditi corsi di formazione. Il modello del maestro unico, come unico punto di riferimento educativo per i bambini, non è infatti sostenuta da nessuna teoria pedagogica. I bambini, al contrario, sono abituati, sin dalla nascita, a confrontarsi con un mondo al plurale e ad avere più di un punto di riferimento educativo, basti pensare al fatto che i genitori sono due. Gli apprendimenti alle Scuole elementari, inoltre, sono i più delicati, data l’età dei discenti, è pertanto indispensabile che a rapportarsi ai bambini siano persone esperte di pedagogia e padrone della disciplina che dovranno insegnare.
8.Non più età dell’obbligo ma traguardo di studio: la scuola non potrà essere abbandonata prima di aver conseguito almeno un diploma professionalizzante.
9.La formazione professionale deve essere riaffidata alle Scuole statali e non a corsi organizzati dalle Regioni, come stabilito dalla riforma del Ministro Gelmini.
10.Rendere centrale, nel corso dei due anni della laurea specialistica, la formazione pedagogica e didattica degli insegnanti.
11.Sostenere almeno un anno e mezzo di tirocini, di cui almeno un semestre di tirocinio passivo (gratuito per lo Stato e per il tirocinante) in osservazione ed analisi di percorsi curricolare e/o unità didattiche di insegnanti di ruolo in più scuole (almeno un liceo, un istituto tecnico ed un istituto professionale), ed il secondo anno (intero) di tirocinio attivo durante il quale il tirocinante assumerà la guida e la responsabilità di una o più classi, rimanendo in periodica osservazione da parte di tutor o di una commissione esaminatrice. Tale tirocinio attivo, essendo un lavoro vero e proprio, dovrà essere adeguatamente remunerato.
12.Sostenere l’aggiornamento degli insegnanti con un sistema a crediti. Ogni insegnante per poter insegnare dovrà totalizzare un certo numero di crediti ogni due anni, attraverso la partecipazione a corsi di formazione i cui crediti sono attribuiti dal Ministero, che si prenderà l’onere di finanziare ogni corso per almeno l’80% del costo totale. Al termine di ogni corso, ogni insegnante dovrà compilare un questionario attraverso il quale potrà esprimere il suo giudizio sul corso. Questo sistema permetterà di evitare che proliferino corsi-truffa, in quanto è il Ministero stesso che sostiene i costi finanziari.
13.Tutti i contratti annuali degli insegnanti dovranno essere fino al 31 di Agosto e i corsi di aggiornamento a crediti si dovranno tenere, prevalentemente nel periodo estivo, perché durante il periodo scolastico l’insegnante deve occuparsi solo della sperimentazione didattica in classe.
14.Operare una conversione della figura professionale degli insegnanti. Le Scuole dovranno essere dotate di una biblioteca fornita di riviste di didattica per le varie discipline. Gli insegnanti dovranno sperimentare almeno un percorso didattico all’anno con una delle proprie classi, documentandolo, attraverso una relazione/diario di bordo, da discutere di fronte a una commissione mista, di insegnanti e presidi, istituita a livello provinciale, per ogni ordine di Scuola. In alternativa ciascun insegnante potrà progettare un suo personale percorso didattico che potrà essere oggetto di pubblicazione e che comunque dovrà essere discusso davanti alla suddetta commissione.
15.Potenziare progetti per la mobilità degli insegnanti in Europa e nel mondo, come opportunità per innovare la didattica e come necessità per rendere i nostri ragazzi sempre più in grado di confrontare le loro competenze con quelle dei loro coetanei stranieri.
16.Impedire per legge che gli insegnanti facciano più di 18 ore di didattica nelle classi. Nelle nostre proposte, infatti, si profila una nuova figura professionale, quelle dell’insegnante-ricercatore la cui attività si dovrà articolare in momenti di ricerca teorica e momenti di didattica/sperimentazione nelle classi. Crediamo che più di 18 ore nelle classi vadano a discapito del lavoro di ricerca.
17.Gli insegnanti, verso la fine della loro carriera potranno scegliere di ridurre il numero di ore di insegnamento diretto (che sono psicologicamente e fisicamente stancanti), a favore di un lavoro differenziato ma fondamentale nella scuola, di tipo più organizzativo e di formazione professionale (come per ogni mestiere artigianale, anche per l’insegnamento riteniamo fondamentale che i “maestri” possano trasmettere la propria esperienza agli “apprendisti”).
18.Lo Stato deve preoccuparsi di stanziare i fondi necessari per l’assunzione dei precari al fine da occupare, con contratti a tempo indeterminato, tutte le cattedre libere per pensionamenti e trasferimenti del personale. La qualità dell’istruzione passa anche dalla continuità didattica non garantita dal precariato degli insegnanti. Gli insegnanti precari dovrebbero esistere solo per le supplenze dovute a malattia o maternità dell’insegnante di ruolo.
19.A fronte del maggiore impegno intellettuale e della maggiore professionalità richiesti agli insegnanti, lo stipendio dovrà essere elevato a 2000 euro netti mensili sin dall’inizio della propria carriera lavorativa, come avviene nel resto di Europa
Siamo consapevoli del fatto che una Scuola così concepita ha dei costi elevati ma pensiamo che un Paese con un’istruzione pubblica scadente, in cui sono incentivate le iscrizione presso le Scuole private, sia un Paese senza futuro. La Cultura è un mezzo per uscire più velocemente dalla crisi economica, perché permette alla persona di emanciparsi da una condizione disagiata e questa possibilità di emancipazione deve essere garantita a tutti i giovani, indipendentemente dalla condizione sociale ed economica da cui provengono. Per questo l’istruzione deve essere finanziata dallo Stato e non dai privati, come previsto dal ddl Aprea.
L’istruzione pubblica è un valore fondante della nostra società, un valore da difendere e che, invece, con troppa facilità e superficialità stiamo perdendo".
"Gentile Ministro Rotondi, ecco le proposte del coordinamento degli insegnanti precari di Siena per migliorare la qualità dell’istruzione pubblica in Italia.
1.Interrompere i finanziamenti alle Scuole private, anche se questi si presentano nella forma di contributi alle famiglie. L’istruzione deve essere pubblica ed è dovere dello Stato garantire un servizio pubblico di alta qualità che soddisfi le esigenze educative e vada incontro ai ritmi lavorativi delle famiglie che vivono in Italia. Se, come si dice, mancano i soldi per far funzionare in maniera efficiente il pubblico, non è giusto che questi si trovino per finanziare il privato, aperto solo a chi ha le possibilità economiche o è disposto a fare enormi sacrifici per un servizio che è un suo diritto.
2.Stanziare adeguati finanziamenti da utilizzare nella ristrutturazione degli edifici scolastici e per rifornire le scuole del materiale necessario per lo svolgimento delle attività didattiche quotidiane. Gli studenti e gli insegnanti hanno, infatti, il diritto di usufruire di ambienti confortevoli, puliti e a norma. Gli insegnanti, inoltre, per poter dare il meglio necessitano di tutta l’attrezzatura necessaria (PC con collegamento internet, biblioteche fornite di libri e riviste di didattica etc..) per realizzare i propri percorsi didattici e per poter lavorare a scuola anche in orario non scolastico
3.Almeno un custode per piano per consentire una maggiore sorveglianza degli studenti, soprattutto durante l’intervallo, e una maggiore pulizia all’interno degli edifici scolastici.
4.Agli studenti diversamente abili attribuire le ore con insegnante di sostegno in funzione della gravità dell’handicap e non, come è stato fatto con la legge finanziaria 133, stabilendo un rapporto insegnante-studente di 1:3. Ciò implica che debba essere ripristinata la possibilità di attribuire un insegnante di sostegno, per tutte le 18 ore previste dal contratto, a uno studente disabile se l’handicap è giudicato grave dall’equipe medica. Se necessario favorire l’intervento dei servizi sociali all’interno della Scuola, come previsto dalla legge 104.
5.Non più di 25 studenti per classe, come condizione necessaria, anche se non sufficiente, per un’istruzione di qualità. E’ impossibile che un insegnante sia in grado di garantire qualità didattica a un numero maggiore di studenti.
6.Reintrodurre le compresenze in tutti le Scuole di ogni ordine e grado come opportunità per personalizzare la didattica, lavorando con piccoli gruppi di studenti, e per organizzare attività extra scolastiche, senza che queste comportino ulteriori oneri nonché problemi organizzativi per la Scuola.
7.Non eliminare gli insegnanti specialisti dalle Scuole elementari ma, al contrario, finanziare la loro ulteriore specializzazione. Dovranno, dunque, esistere maestri per le discipline letterarie e maestri per le discipline scientifiche, preparati attraverso opportuni e approfonditi corsi di formazione. Il modello del maestro unico, come unico punto di riferimento educativo per i bambini, non è infatti sostenuta da nessuna teoria pedagogica. I bambini, al contrario, sono abituati, sin dalla nascita, a confrontarsi con un mondo al plurale e ad avere più di un punto di riferimento educativo, basti pensare al fatto che i genitori sono due. Gli apprendimenti alle Scuole elementari, inoltre, sono i più delicati, data l’età dei discenti, è pertanto indispensabile che a rapportarsi ai bambini siano persone esperte di pedagogia e padrone della disciplina che dovranno insegnare.
8.Non più età dell’obbligo ma traguardo di studio: la scuola non potrà essere abbandonata prima di aver conseguito almeno un diploma professionalizzante.
9.La formazione professionale deve essere riaffidata alle Scuole statali e non a corsi organizzati dalle Regioni, come stabilito dalla riforma del Ministro Gelmini.
10.Rendere centrale, nel corso dei due anni della laurea specialistica, la formazione pedagogica e didattica degli insegnanti.
11.Sostenere almeno un anno e mezzo di tirocini, di cui almeno un semestre di tirocinio passivo (gratuito per lo Stato e per il tirocinante) in osservazione ed analisi di percorsi curricolare e/o unità didattiche di insegnanti di ruolo in più scuole (almeno un liceo, un istituto tecnico ed un istituto professionale), ed il secondo anno (intero) di tirocinio attivo durante il quale il tirocinante assumerà la guida e la responsabilità di una o più classi, rimanendo in periodica osservazione da parte di tutor o di una commissione esaminatrice. Tale tirocinio attivo, essendo un lavoro vero e proprio, dovrà essere adeguatamente remunerato.
12.Sostenere l’aggiornamento degli insegnanti con un sistema a crediti. Ogni insegnante per poter insegnare dovrà totalizzare un certo numero di crediti ogni due anni, attraverso la partecipazione a corsi di formazione i cui crediti sono attribuiti dal Ministero, che si prenderà l’onere di finanziare ogni corso per almeno l’80% del costo totale. Al termine di ogni corso, ogni insegnante dovrà compilare un questionario attraverso il quale potrà esprimere il suo giudizio sul corso. Questo sistema permetterà di evitare che proliferino corsi-truffa, in quanto è il Ministero stesso che sostiene i costi finanziari.
13.Tutti i contratti annuali degli insegnanti dovranno essere fino al 31 di Agosto e i corsi di aggiornamento a crediti si dovranno tenere, prevalentemente nel periodo estivo, perché durante il periodo scolastico l’insegnante deve occuparsi solo della sperimentazione didattica in classe.
14.Operare una conversione della figura professionale degli insegnanti. Le Scuole dovranno essere dotate di una biblioteca fornita di riviste di didattica per le varie discipline. Gli insegnanti dovranno sperimentare almeno un percorso didattico all’anno con una delle proprie classi, documentandolo, attraverso una relazione/diario di bordo, da discutere di fronte a una commissione mista, di insegnanti e presidi, istituita a livello provinciale, per ogni ordine di Scuola. In alternativa ciascun insegnante potrà progettare un suo personale percorso didattico che potrà essere oggetto di pubblicazione e che comunque dovrà essere discusso davanti alla suddetta commissione.
15.Potenziare progetti per la mobilità degli insegnanti in Europa e nel mondo, come opportunità per innovare la didattica e come necessità per rendere i nostri ragazzi sempre più in grado di confrontare le loro competenze con quelle dei loro coetanei stranieri.
16.Impedire per legge che gli insegnanti facciano più di 18 ore di didattica nelle classi. Nelle nostre proposte, infatti, si profila una nuova figura professionale, quelle dell’insegnante-ricercatore la cui attività si dovrà articolare in momenti di ricerca teorica e momenti di didattica/sperimentazione nelle classi. Crediamo che più di 18 ore nelle classi vadano a discapito del lavoro di ricerca.
17.Gli insegnanti, verso la fine della loro carriera potranno scegliere di ridurre il numero di ore di insegnamento diretto (che sono psicologicamente e fisicamente stancanti), a favore di un lavoro differenziato ma fondamentale nella scuola, di tipo più organizzativo e di formazione professionale (come per ogni mestiere artigianale, anche per l’insegnamento riteniamo fondamentale che i “maestri” possano trasmettere la propria esperienza agli “apprendisti”).
18.Lo Stato deve preoccuparsi di stanziare i fondi necessari per l’assunzione dei precari al fine da occupare, con contratti a tempo indeterminato, tutte le cattedre libere per pensionamenti e trasferimenti del personale. La qualità dell’istruzione passa anche dalla continuità didattica non garantita dal precariato degli insegnanti. Gli insegnanti precari dovrebbero esistere solo per le supplenze dovute a malattia o maternità dell’insegnante di ruolo.
19.A fronte del maggiore impegno intellettuale e della maggiore professionalità richiesti agli insegnanti, lo stipendio dovrà essere elevato a 2000 euro netti mensili sin dall’inizio della propria carriera lavorativa, come avviene nel resto di Europa
Siamo consapevoli del fatto che una Scuola così concepita ha dei costi elevati ma pensiamo che un Paese con un’istruzione pubblica scadente, in cui sono incentivate le iscrizione presso le Scuole private, sia un Paese senza futuro. La Cultura è un mezzo per uscire più velocemente dalla crisi economica, perché permette alla persona di emanciparsi da una condizione disagiata e questa possibilità di emancipazione deve essere garantita a tutti i giovani, indipendentemente dalla condizione sociale ed economica da cui provengono. Per questo l’istruzione deve essere finanziata dallo Stato e non dai privati, come previsto dal ddl Aprea.
L’istruzione pubblica è un valore fondante della nostra società, un valore da difendere e che, invece, con troppa facilità e superficialità stiamo perdendo".