{"remix_data":[],"remix_entry_point":"challenges","source_tags":["local"],"origin":"unknown","total_draw_time":0,"total_draw_actions":0,"layers_used":0,"brushes_used":0,"photos_added":0,"total_editor_actions":{},"tools_used":{"effects":1},"is_sticker":false,"edited_since_last_sticker_save":true,"containsFTESticker":false} SIENA. “Per l’avvenire del lavoro, per la gloria della Patria”. Con questa frase scritta in uno striscione e con una gigantografia apposta al fianco dello striscione, in via Corridoni a Siena, i militanti dell’Associazione Culturale Il Selvaggio hanno voluto commemorare i 110 anni dalla morte del sindacalista.
Il 23 ottobre 1915 cadeva sul Carso, all’età di 28 anni, Filippo Corridoni. Sindacalista rivoluzionario e poi interventista, Corridoni è stato uno dei più grandi «combattenti sociali» di inizio Novecento. Una figura che ha lasciato un’impronta indelebile sia nel vasto schieramento della sinistra avanguardista, sia nel fascismo nascente e poi trionfante. Giornalista brillante e coraggioso, rivoluzionario intransigente, trascinatore di folle, amato e quasi venerato dagli operai che riempivano le piazze per ascoltarlo, Corridoni seppe superare gli angusti schemi del socialismo dogmatico e riformatore per abbracciare la causa dell’intervento nella Grande Guerra.
La sua vita fu una lotta dietro l’altra e nonostante la malattia nonché gli anni di prigionia non arretrò mai di un passo, fedele ai suoi ideali e alla sua dottrina. In difesa dei più deboli e dei lavoratori seppe coniugare Nazione e lavoro risultando ancora oggi moderno e, dopo 110 anni, incredibilmente attuale”.






