Riflessione sull'espulsione dei manager dall'impresa manifatturiera
SIENA. Il 2 dicembre presso l’Hotel Garden, Stefano Cuzzilla, presidente nazionale del FASI Fondo di Assistenza Sanitaria integrativa per i dirigenti industriali, ente paritetico tra Confindustria e Federmanager, ha incontrato i suoi iscritti della Provincia di Siena. Il FASI è il più grande fondo categoriale d’Europa sia per numero di iscritti (oltre 130.000) sia per valore delle prestazioni erogate. Il Presidente Cuzzilla, affiancato dal Presidente di Federmanager Siena, Umberto Trezzi, ha illustrato come lo stato di salute del Fondo sia ottimo nonostante che da qualche anno il numero dei pensionati abbia superato il numero degli iscritti in servizio. Non per questo l’aspetto solidaristico del Fondo verrà a meno e non spariranno certo valori come l’assenza della selezione del rischio e dei limiti d’età: attualmente sono assistiti anche gli ultracentenari e del Fasi usufruiscono con continuità vedove e vedovi.
In questo contesto Siena ha la peculiarità di avere un numero di dirigenti in servizio (circa 140) analogo a quello dei pensionati e ciò nonostante il fenomeno della contrazione del numero dei dirigenti nella nostra provincia non si sia certo arrestato. Proprio su questo tema la visita del Presidente FASI è stata occasione anche per una riflessione su quanto Fasi sta facendo in termini di sostegno al reddito a favore dei dirigenti disoccupati per licenziamento o per risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Da pochi anni è infatti a regime il FASI GSR, una gestione separata del Fasi che eroga forme di sussidio economico ai dirigenti che hanno perso il posto di lavoro, di fatto involontariamente. A Siena il fenomeno è particolarmente sentito. Se escludiamo infatti una realtà come Novartis, possiamo stimare che negli ultimi tre anni i dirigenti usciti dalle imprese industriali sono stati leggermente al di sopra del 10%. E per loro le prospettive di ricollocamento non sono facili.
In una zona come quella senese i manager industriali hanno retribuzioni decisamente inferiori a quelle di altri settori, ma ugualmente le caratteristiche delle nostre imprese portano in periodi di grave crisi come quella che stiamo vivendo, a scegliere facili scorciatoie di riduzione dei costi, anziché investire nell’innovazione e nell’internazionalizzazione avvalendosi di adeguate capacità professionali. Si pensi infatti che secondo i dati Istat solo il 22% delle imprese italiane tra i 50 e i 250 addetti, e solo il 10% di quelle tra i 10 e i 49 addetti, è guidata da manager esterni alla famiglia e in provincia di Siena il dato è presumibilmente inferiore se si considera che le imprese manifatturiere con manager alle proprie dipendenze sono soltanto una quindicina circa, con una fortissima concentrazione in Novartis.