Forse una sovrapposizione di impegni elettorali... ma il segnale non piace
SIENA. Stefano Fassina, questa sera (21 febbraio) a Siena non s’è visto.
Lo attendevano alcuni militanti del Pd interessati a parlare di “Lavoro, crescita e sviluppo: le priorità dalle quali ripartire”. Una piccola processione alla Lizza ed un mesto passaparola tra gli iscritti per dire che, l’unico candidato nazionale che aveva assicurato la sua presenza in questa lunga campagna elettorale per le politiche a Siena aveva annullato l’incontro con gli elettori.
Pare che la giustificazione portata dall’esponente nazionale dei democratici, che ricopre l’incario di responsabile per l’economia e il lavoro, sia stata che “aveva impegni elettorali”. Una spiegazione mal digerita da alcuni piddiini doc che pare avrebbero minacciato di scrivere al partito nazionale per chiedere spiegazioni. “E che pensava di venire a fare qui? degustare panforte?!? S’è anche qui in campagna elettorale!”…
L’episodio, se inserito nel quadro di totale assenza di una “campagna elettorale” di respiro nazionale nella Città del palio, appare particolarmente significativo. Anche perchè, in altre epoche ed in altri contesti, un altro candidato nazionale sarebbe stato dirottato a Siena per svolgere l’iniziativa e non mancare un appuntamento con gli elettori. Invece, dal silenzio dirompente dei vertici nazionali su Siena (città rossa e quindi bacino di consensi da non sottovalutare) si deduce chiaramente l’imbarazzo di chi è stato chiamato in causa per la vicenda Mps. Una vicenda non ancora chiusa e che, anzi, si è portata dietro le presunte “alleanze” trasversali” tra Pd e PdL nella gestione di un patrimonio “consistente”.
E domani L’Espresso torna a parlare proprio di questi “inciuci” politici all’ombra della banca e non solo. Anche delle istituzioni cittadine, delle partecipate e di tutto quanto si possa definire “potere”.