
Questi i temi trattati nel convegno “Valorizzazione dei beni culturali e territorio”, organizzato dall'assessorato alla cultura insieme a Confcultura, che si è tenuto oggi (18 giugno) nel complesso museale del Santa Maria della Scala.
“La crisi economica e i tagli governativi alla cultura – ha affermato l'assessore alla Cultura Marcello Flores d'Arcais – ci impongono di pensare in maniera differente i beni culturali, costringendoci a pianificare in maniera strategica e razionale ogni politica territoriale, senza tuttavia alterare la pluralità dell'offerta”.
“In questa giornata di riflessione – ha detto Patrizia Asproni, presidente di Confcultura – dobbiamo immaginare un modello produttivo capace di massimizzare il valore del patrimonio culturale, che si traduce in un cambio di prospettiva. Se nel passato – ha continuato Asproni – la maggior parte dell'attività riguardava la conservazione di tale patrimonio, oggi questi beni costituiscono un vero e proprio vantaggio competitivo, tutto da gestire”.
Il convegno è stata l'occasione per toccare un tema complesso e controverso, avvelendosi di una molteplicità di professionisti della cultura, che hanno dato il proprio contributo alla riflessione.
In un momento in cui la globalizzazione ha dilatato i limiti nazionali, rendendo vago il concetto tradizionale di confine, la cultura gioca un ruolo primario nello sviluppo del territorio.
“La valorizzazione delle risorse culturali – ha concluso Asproni – passa attraverso la partecipazione da parte di privati, per favorire un utilizzo virtuoso dei beni e una ricaduta a livello economico sul territorio”.
L'intervento del prof. Giacomo Neri, docente di strategia e politica aziendale all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha introdotto una serie di dati relativi al mercato culturale che hanno tratteggiato un bilancio italiano in chiaroscuro rispetto agli altri Paesi europei. “Nonostante la ricchezza unica e non replicabile del proprio patrimonio culturale, – ha spiegato Neri – confermata dalla presenza di ben 47 siti Unesco, il nostro Paese sta perdendo posizioni nel ranking mondiale di attrattività turistica”. La soluzione, secondo lui, sta proprio nella capacità di valorizzare il patrimonio, con investimenti mirati nell'arte e nella cultura, così da generare anche una crescita del PIL e dell'occupazione. “Può rappresentare un vantaggio competitivo – ha continuato Neri – l'investimento nell'industria del tempo libero, valorizzando gli aspetti tipici legati al territorio”. Una proposta la sua, che si è allineata con quella di Flores, che si è detto propenso a puntare sui consumi esperienziali. Le attività realizzate durante il tempo libero, divengono così oggetto di promozione del territorio e di attrazione per gli investimenti, migliorando le infrastrutture.
La mattinata è proseguita con una tavola rotonda, moderata da Stefano Monti, direttore del webzine Tafter, alla quale hanno partecipato esponenti di spicco del panorama culturale internazionale.
Il direttore generale della Fondazione Musei Senesi, Luigi Di Corato, ha portato la sua esperienza di gestione partecipata tra soggetti pubblici e privati, che ha dato vita a un modello efficiente in grado di creare vantaggi sul territorio. “Una strategia proiettata in un progetto sostenibile”, ha dichiarato.
Secondo, invece, Gian Bruno Ravenni, coordinatore dell'area cultura e sport della Regione Toscana, il ragionamento sui modelli teorici è un po’ rischioso. È necessario sviluppare il riformismo pratico sviluppando la società della conoscenza e i beni culturali.
Renzo Iorio, vicepresidente di Federturismo Confindustria, facendosi portavoce delle istanze del mondo delle imprese ha rimarcato una scarsa sensibilità bipartisan nella valorizzazione dei beni culturali, che genera staticità nel settore e una barriera all'ingresso di nuovi investitori. “Il territorio è un patrimonio da fruire e rendere conoscibile – ha affermato Iorio – e investire sul turismo significa migliorare, al contempo, la vita dei visitatori e dei cittadini”.
Anche Cristina Acidini, soprintendente per il Polo Museale fiorentino, si è inserita nel tema del rapporto tra pubblico e privato, aprendo la porta del mercato dei beni culturali anche a investitori esterni. “Il turismo è una risorsa, – ha puntualizzato Acidini – una componente essenziale per la sopravvivenza del patrimonio culturale. La parola chiave, quindi, è integrazione, tra musei, soggetti pubblici e privati che corrono insieme verso una spinta innovatrice del settore”.
Il dibattito è proseguito nel pomeriggio con l’intervento di Sandrine Mini, addetta culturale dell'Ambasciata di Francia, che ha presentato due iniziative virtuose francesi: il Centro Pompidou a Metz, primo esempio di museo nazionale, e il Louvre ad Abu Dhabi, che verrà inaugurato nel 2013.
Un richiamo per una maggiore attenzione del nostro patrimonio culturale anche da Emanuela Carpani, soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggio delle Provincie di Siena e Grosseto. “Il territorio è la cornice del nostro patrimonio culturale – ha spiegato Carpani, – e quindi, un bene da valorizzare e tutelare”. Nel complesso rapporto tra pubblico e privato, è opportuno favorire la possibilità di investimenti esterni per salvaguardare il capitale naturale ed architettonico. Una porta aperta per i privati, quindi, con la prospettiva di maggiori e parallele facilitazioni fiscali.
Apparentemente in contrasto con la linea di riflessione tenuta durante tutto il convegno, Pierluigi Sacco, professore di economia della cultura all'IUAV di Venezia, sostiene che la centralità della valorizzazione dei beni culturali sia un concetto oramai superato, soprattutto a livello europeo. “Occorre costruire valore intorno all'esperienza culturale, ovvero trasferire le conoscenze in funzione di un miglioramento dell'economia del settore”.
Hanno chiuso il pomeriggio i contributi di Filippo Cavazzoni, dell’Istituto Bruno Leoni, che ha riproposto il tema del fedelismo culturale, e il giurista Marcello Cardi, che ne ha parlato come emanazione del federalismo fiscale e demaniale.
Con quest’ultimi interventi si è chiusa un'importante giornata di confronto per la città, nella quale si sono gettate le basi per una più profonda attenzione al rapporto tra patrimonio culturale e territorio. Una riflessione che guardi alla sostenibilità sempre più come interlocutrice privilegiata delle istanze di sviluppo cittadino.