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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Claudio Marignani si rifà all’articolo 8

Ecco l'intervista integrale rilasciata dal consigliere regionale

Claudio Marignani
SIENA. Preg.mo Direttore, la presente, anche ai sensi dell’articolo 8 della legge sulla stampa, per lamentare la vostra pubblicazione, nell’ambito di un articolo firmato “Red”,  di una parte dell’intervista da me rilasciata al quotidiano InvestireOggi che, per come presentata e per i commenti  aggiunti, mi ha notevolmente danneggiato in quanto mi vengono attribuite cose che non ho detto e che non risultano contenute nell’intervista, e che sono in puntuale contraddizione con il mio pensiero.
Volendo credere che tutto sia avvenuto in buona fede, pur essendoci ampi margini per una querela ed una richiesta danni (“Via libera ai sacrifici dei dipendenti MPS – Pesano sul futuro della banca le valutazioni della Borsa e di Marignani –Dircredito- / Marignani … ha dato semaforo verde all’azienda per la riduzione del personale della banca o dei suoi emolumenti“ecc), vi chiedo cortesemente ma formalmente che l’intervista, rilasciata peraltro non a titolo di esponente sindacale ma come consigliere regionale, sia pubblicata integralmente (domande e risposte) ed asetticamente, per porre fine amichevolmente ad una vicenda che ha leso me, il partito che rappresento ed, indirettamente, anche il sindacato a cui sono iscritto chiamato da voi in causa.
La lettura integrale dell’intervista avrebbe consentito di accertare che il mio intervento era volto a sollecitare misure già intraprese in passato, condivise dai sindacati e volontarie per il personale, mirate a scongiurare il pericolo di licenziamenti e a ripartire in modo equo eventuali sacrifici.
Auspicando che venga apprezzata la mia disponibilità, nonostante l’ingiusto danno subito che comunque nella sostanza non verrà sanato con la pubblicazione integrale dell’intervista, saluto cordialmente.
Claudio Marignani
L’intervista integrale

P. Del Pidio:  Il 2007-2009 è il biennio in cui ha inizio la crisi di MPS, fino ad allora considerata il fiore all’occhiello di Siena. Acquisto di Antonventa, da un lato, e crisi economica globale dall’altro, hanno portato MPS sull’orlo del collasso. In particolare la Fondazione MPS da madre benevola è diventata madre matrigna. La madre che taglia le donazioni e vende le sue quote. Il futuro della banca sarà a questo punto sempre meno legato a quello della fondazione. Quanto pesa l’esposizione della banca ai titoli di stato italiani?

C. Marignani:  In realtà investimenti che hanno inciso sulla patrimonialità della Banca sono iniziati con l’acquisto della Banca del Salento (poi Banca 121). Il costo effettivo dell’operazione fu molto elevato (2.300 MLD di vecchie lire il solo acquisto a cui si sono poi aggiunti elevatissimi costi organizzativi prima e di incorporazione poi). La Banca MPS vantava una forte solidità che nei precedenti decenni di crescita e sviluppo graduale non era stata intaccata perché era affiancata da una politica di patrimonializzazione.  La forte politicizzazione locale quasi esclusivamente monocolore della banca, determinatasi paradossalmente con la trasformazione in SpA ma con mantenimento del controllo da parte degli enti locali tramite la Fondazione, ha portato a favorire, a fronte di bilanci brillanti, la distribuzione di consistenti dividendi. Questo anche dopo acquisizioni costose (121 e Antonveneta) e aumenti di capitale. Il Sindaco di Siena ed il Presidente della Provincia hanno infatti un forte potere di indirizzo sulla Banca, nominando la quasi totalità dei membri della Fondazione (detentrice sino a pochi mesi fa  del 58% delle azioni MPS) che a loro volta nominano la maggioranza assoluta dei membri del CdA della Banca ( che poi, a loro volta, nominano  i componenti dei CdA delle società controllate e partecipate dal MPS non solo in Italia). Questo il cosiddetto “sistema Siena”  fonte di benessere diffuso: la Fondazione acquisiva dividendi ed elargiva a fondo perduto contributi (un miliardo di euro al solo territorio senese in 10 anni di cui 250 milioni dati al comune di Siena) oltre a sostenere progetti propri (come Siena Biotech società con circa 150 dipendenti costata in 7 anni 90 milioni di euro), centinaia di senesi nominati nei CdA a cui deve aggiungersi il volano economico diretto ed indiretto dato dalla presenza della Banca (stipendi, incarichi, appalti, assunzioni ecc). Oggi la Fondazione, che al 31/12/2007 aveva in portafoglio, oltre al 58% delle azioni MPS,  titoli di stato e partecipazioni per  circa 4,5 miliardi,  detiene il 33,5% delle azioni MPS, ha venduto ogni partecipazione anche con forti minusvalenze e gli restano debiti per circa 300 milioni. La Banca ha dovuto fare i conti con una crisi mondiale e la vendita di alcuni miliardi di asset non è bastata a scongiurare la necessità di un ulteriore aumento di capitale nel 2011 o la richiesta di 1,9 miliardi di Tremonti Bond. Questa la situazione e ciò che si prospetta per Siena . I titoli di stato italiani credo gravino su MPS % poco più che per le altre banche del sistema .  

P. Del Pidio:  Quanto ha inciso sull’attuale situazione di MPS l’acquisizione delle Banche Antonveneta e 121?

C. Marignani: Certamente molto. Ma non sono le scelte fatte dalla Banca a dover essere messe in discussione (Antonveneta rappresentava certamente, ad esempio, una copertura territoriale e dava una potenzialità di grande respiro), ma i costi sostenuti (complessivamente credo circa 13 Miliardi), la politica di bilancio e di spesa.

P. Del Pidio: MPS ha disperato bisogno di capitali. Una ricapitalizzazione è in queste condizioni esclusa. Quali saranno le strade alternative? E soprattutto sono possibili vie alternative? Quali probabilità ci sono che la MPS torni sotto l’ala del Tesoro come accadde nel 1986?

C. Marignani: Il bisogno di capitali è strutturalmente legato alla crisi del debito sovrano. Mi risulta che il nuovo piano industriale preveda ulteriori vendite di asset e di filiali. Sostegni e liquidità sono stati concessi dalla BCE. Per quanto posso capire, la situazione del MPS è all’incirca in linea con il sistema. L’aver abbattuto di circa il 70% i valori di avviamento iscritti a bilancio è certamente una scelta importante. Si è parlato poi della cessione di quote azionarie alla Cassa depositi e Prestiti da parte della Fondazione ma antecedentemente alla scelta della Fondazione stessa di cessione a privati e sul mercato del 15%.

P. Del Pidio: Lo sciopero del personale MPS è stato uno sciopero storico, che rischia di ripetersi. La banca ha urgenza di tagliare i costi ma dice di non voler licenziare. Quale è il clima che si respira alla base? Quale aria si respira tra i dipendenti della MPS? Quali le preoccupazioni e quali i timori?

C. Marignani: Scelte aziendali che comportino sacrifici economici per i dipendenti credo che potranno trovare condivisione se accompagnate da una politica di rigore e razionalizzazioni che riguardi ogni ambito di spesa. Il contenimento dei costi è una necessità ma, ad esempio,  il top management deve essere di parametro nelle riduzioni.  La banca ha una storia di alte professionalità che possono favorire se motivate , pur in una fase economica difficile,  un rapido ritorno a risultati positivi di bilancio. Di questo c’è consapevolezza fra i dipendenti. Non credo che sia interesse di nessuno quello di alimentare un clima di incertezza e scontento.

P. Del Pidio: MPS reagisce alla crisi chiamando alla presidenza Profumo, il vecchio Ad di Unicredit, esiliato da Piazza Cordusio per i danni che la sua politica di internazionalizzazione stava arrecando alla banca. Comeleggere questa nomina come un bene o una minaccia per il futuro della MPS? Una banca provinciale cerca di sopravvivere percorrendo la strada dell’internazionalizzazione?

C. Marignani: Nessuno può mettere in dubbio le capacità tecniche del nuovo Presidente oggi chiamato a gestire questa nuova fase del MPS. Se, come credo e mi auguro, il solo obiettivo sarà quello di rilancio e consolidamento della Banca, questo non potrà che avvenire con una condivisione degli indirizzi da parte della Fondazione che detiene ancora  il 33,5% delle azioni. Sul futuro del MPS non vedo forti diversità rispetto a quello degli altri maggiori gruppi bancari.

P. Del Pidio: Secondo lei qual è l’ipotesi più accreditata per il futuro di MPS?

C. Marignani: Oggi la Banca, indubbiamente sottocapitalizzata,  è teoricamente  scalabile e questo, unitamente ad un piano industriale di rilancio, non potrà che essere fonte di interesse per i mercati. Se, come sembra,  non si renderanno necessari nuovi aumenti di capitale, credo sia ipotizzabile, solo un modesto e già programmato ridimensionamento di gruppo. La Banca ha potenzialità, struttura, una rete diffusa, clientela fidelizzata, dipendenti con percorsi formativi qualificati. Se il mercato darà segni di ripresa sono convinto che il MPS saprà cogliere l’opportunità. Vedo un MPS che tornerà a fare utili perché la più antica banca del mondo sa fare la banca. Scenari diversi non sono a mio avviso legati al quadro economico. Il tema, da senese, da dipendente, da esponente politico è quello di come mantenere un legame con il territorio toscano in un mutato assetto proprietario che potrà solo variare ulteriormente in negativo per la Fondazione.  

P. Del Pidio:  La MPS è sempre stata considerata una delle banche più rappresentative d’Italia per le sue radici storiche e per le sue solide basi. Cosa è accaduto per mutare così profondamente l’opinione pubblica nei confronti della banca?

C. Marignani: Non vedo singole motivazioni ma, come ho detto all’inizio, un sistema oggi entrato in crisi,  che ha influenzato negli anni gli indirizzi della Banca, della Fondazione, dell’Università …..  Gli analisti poi esaminano numeri ed i mezzi di comunicazione diffondono le notizie.

P. Del Pidio:  Lo scontro interno del PD, che a quanto sembra controlla la banca, per la corsa al potere ha portato all’uccisione della MPS? 

C. Marignani: Ritengo che le colpe della maggioranza di sinistra siano da ricercare nella costruzione del “sistema Siena” che per alimentarsi aveva bisogno di risorse crescenti. Un sistema di controllo di ogni ambito della società attraverso un consenso ottenuto garantendo un benessere basato sul presupposto che la Banca avrebbe sempre fatto utili che poi la fondazione avrebbe distribuito a pioggia. Quando un sistema inizia ad  implodere viene meno il collante del potere ed emergono con forza le divisioni. Questa è storia recente. Le scelte politiche di fondo sono state  sempre condivise nell’ambito del PD come quella che ha visto la Fondazione indebitarsi per oltre un miliardo per mantenere il controllo sulla banca (comunque poi perso) sottoscrivendo l’ultimo aumento di capitale.  

P. Del Pidio:  I tagli al personale previsti, pari a 50 milioni di euro, che servirebbero a rafforzare la base patrimoniale della banca potrebbero mettere a rischio il posto di lavoro di 1500 dipendenti. Quanto c’è di vero nella paura di questi licenziamenti?

C. Marignani: 50 milioni di euro sono una cifra importante se sottratta ad un sistema su base incentivante. Ritengo che siano possibili razionalizzazioni e contenimenti di spesa anche nell’ambito dei costi del personale senza intaccare ulteriormente le retribuzioni più basse già contratte negli ultimi anni. Non credo che si arriverà a licenziare. Negli anni passati sono stati raggiunti più accordi ed  in forme diverse per esodi anche molto numerosi. Mi auguro che prevalga questo indirizzo. La partecipazione allo sciopero è stata una risposta forte dei sindacati e di tutto il personale.

P. Del Pidio:  Cosa si pensa all’interno delle fila MPS del tavolo di trattative previsto con i sindacati da Viola per il 30 aprile?

C. Marignani: C’è convinzione che sia richiesta una solidarietà fra dipendenti che porti a una distribuzione proporzionata e generalizzata dei sacrifici economici ma che questo salvaguardi l’occupazione.

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