Ecco l'intervista integrale rilasciata dal consigliere regionale

Volendo credere che tutto sia avvenuto in buona fede, pur essendoci ampi margini per una querela ed una richiesta danni (“Via libera ai sacrifici dei dipendenti MPS – Pesano sul futuro della banca le valutazioni della Borsa e di Marignani –Dircredito- / Marignani … ha dato semaforo verde all’azienda per la riduzione del personale della banca o dei suoi emolumenti“ecc), vi chiedo cortesemente ma formalmente che l’intervista, rilasciata peraltro non a titolo di esponente sindacale ma come consigliere regionale, sia pubblicata integralmente (domande e risposte) ed asetticamente, per porre fine amichevolmente ad una vicenda che ha leso me, il partito che rappresento ed, indirettamente, anche il sindacato a cui sono iscritto chiamato da voi in causa.
La lettura integrale dell’intervista avrebbe consentito di accertare che il mio intervento era volto a sollecitare misure già intraprese in passato, condivise dai sindacati e volontarie per il personale, mirate a scongiurare il pericolo di licenziamenti e a ripartire in modo equo eventuali sacrifici.
Auspicando che venga apprezzata la mia disponibilità, nonostante l’ingiusto danno subito che comunque nella sostanza non verrà sanato con la pubblicazione integrale dell’intervista, saluto cordialmente.
Claudio Marignani
P. Del Pidio: Il 2007-2009 è il biennio in cui ha inizio la crisi di MPS, fino ad allora considerata il fiore all’occhiello di Siena. Acquisto di Antonventa, da un lato, e crisi economica globale dall’altro, hanno portato MPS sull’orlo del collasso. In particolare la Fondazione MPS da madre benevola è diventata madre matrigna. La madre che taglia le donazioni e vende le sue quote. Il futuro della banca sarà a questo punto sempre meno legato a quello della fondazione. Quanto pesa l’esposizione della banca ai titoli di stato italiani?
P. Del Pidio: Quanto ha inciso sull’attuale situazione di MPS l’acquisizione delle Banche Antonveneta e 121?
C. Marignani: Certamente molto. Ma non sono le scelte fatte dalla Banca a dover essere messe in discussione (Antonveneta rappresentava certamente, ad esempio, una copertura territoriale e dava una potenzialità di grande respiro), ma i costi sostenuti (complessivamente credo circa 13 Miliardi), la politica di bilancio e di spesa.
P. Del Pidio: MPS ha disperato bisogno di capitali. Una ricapitalizzazione è in queste condizioni esclusa. Quali saranno le strade alternative? E soprattutto sono possibili vie alternative? Quali probabilità ci sono che la MPS torni sotto l’ala del Tesoro come accadde nel 1986?
C. Marignani: Il bisogno di capitali è strutturalmente legato alla crisi del debito sovrano. Mi risulta che il nuovo piano industriale preveda ulteriori vendite di asset e di filiali. Sostegni e liquidità sono stati concessi dalla BCE. Per quanto posso capire, la situazione del MPS è all’incirca in linea con il sistema. L’aver abbattuto di circa il 70% i valori di avviamento iscritti a bilancio è certamente una scelta importante. Si è parlato poi della cessione di quote azionarie alla Cassa depositi e Prestiti da parte della Fondazione ma antecedentemente alla scelta della Fondazione stessa di cessione a privati e sul mercato del 15%.
C. Marignani: Scelte aziendali che comportino sacrifici economici per i dipendenti credo che potranno trovare condivisione se accompagnate da una politica di rigore e razionalizzazioni che riguardi ogni ambito di spesa. Il contenimento dei costi è una necessità ma, ad esempio, il top management deve essere di parametro nelle riduzioni. La banca ha una storia di alte professionalità che possono favorire se motivate , pur in una fase economica difficile, un rapido ritorno a risultati positivi di bilancio. Di questo c’è consapevolezza fra i dipendenti. Non credo che sia interesse di nessuno quello di alimentare un clima di incertezza e scontento.
C. Marignani: Nessuno può mettere in dubbio le capacità tecniche del nuovo Presidente oggi chiamato a gestire questa nuova fase del MPS. Se, come credo e mi auguro, il solo obiettivo sarà quello di rilancio e consolidamento della Banca, questo non potrà che avvenire con una condivisione degli indirizzi da parte della Fondazione che detiene ancora il 33,5% delle azioni. Sul futuro del MPS non vedo forti diversità rispetto a quello degli altri maggiori gruppi bancari.
P. Del Pidio: Secondo lei qual è l’ipotesi più accreditata per il futuro di MPS?
C. Marignani: Oggi la Banca, indubbiamente sottocapitalizzata, è teoricamente scalabile e questo, unitamente ad un piano industriale di rilancio, non potrà che essere fonte di interesse per i mercati. Se, come sembra, non si renderanno necessari nuovi aumenti di capitale, credo sia ipotizzabile, solo un modesto e già programmato ridimensionamento di gruppo. La Banca ha potenzialità, struttura, una rete diffusa, clientela fidelizzata, dipendenti con percorsi formativi qualificati. Se il mercato darà segni di ripresa sono convinto che il MPS saprà cogliere l’opportunità. Vedo un MPS che tornerà a fare utili perché la più antica banca del mondo sa fare la banca. Scenari diversi non sono a mio avviso legati al quadro economico. Il tema, da senese, da dipendente, da esponente politico è quello di come mantenere un legame con il territorio toscano in un mutato assetto proprietario che potrà solo variare ulteriormente in negativo per la Fondazione.
P. Del Pidio: La MPS è sempre stata considerata una delle banche più rappresentative d’Italia per le sue radici storiche e per le sue solide basi. Cosa è accaduto per mutare così profondamente l’opinione pubblica nei confronti della banca?
C. Marignani: Non vedo singole motivazioni ma, come ho detto all’inizio, un sistema oggi entrato in crisi, che ha influenzato negli anni gli indirizzi della Banca, della Fondazione, dell’Università ….. Gli analisti poi esaminano numeri ed i mezzi di comunicazione diffondono le notizie.
P. Del Pidio: Lo scontro interno del PD, che a quanto sembra controlla la banca, per la corsa al potere ha portato all’uccisione della MPS?
C. Marignani: Ritengo che le colpe della maggioranza di sinistra siano da ricercare nella costruzione del “sistema Siena” che per alimentarsi aveva bisogno di risorse crescenti. Un sistema di controllo di ogni ambito della società attraverso un consenso ottenuto garantendo un benessere basato sul presupposto che la Banca avrebbe sempre fatto utili che poi la fondazione avrebbe distribuito a pioggia. Quando un sistema inizia ad implodere viene meno il collante del potere ed emergono con forza le divisioni. Questa è storia recente. Le scelte politiche di fondo sono state sempre condivise nell’ambito del PD come quella che ha visto la Fondazione indebitarsi per oltre un miliardo per mantenere il controllo sulla banca (comunque poi perso) sottoscrivendo l’ultimo aumento di capitale.
P. Del Pidio: I tagli al personale previsti, pari a 50 milioni di euro, che servirebbero a rafforzare la base patrimoniale della banca potrebbero mettere a rischio il posto di lavoro di 1500 dipendenti. Quanto c’è di vero nella paura di questi licenziamenti?
C. Marignani: 50 milioni di euro sono una cifra importante se sottratta ad un sistema su base incentivante. Ritengo che siano possibili razionalizzazioni e contenimenti di spesa anche nell’ambito dei costi del personale senza intaccare ulteriormente le retribuzioni più basse già contratte negli ultimi anni. Non credo che si arriverà a licenziare. Negli anni passati sono stati raggiunti più accordi ed in forme diverse per esodi anche molto numerosi. Mi auguro che prevalga questo indirizzo. La partecipazione allo sciopero è stata una risposta forte dei sindacati e di tutto il personale.
P. Del Pidio: Cosa si pensa all’interno delle fila MPS del tavolo di trattative previsto con i sindacati da Viola per il 30 aprile?
C. Marignani: C’è convinzione che sia richiesta una solidarietà fra dipendenti che porti a una distribuzione proporzionata e generalizzata dei sacrifici economici ma che questo salvaguardi l’occupazione.