
SIENA. CasaPound Siena è tornata dalla prima spedizione di materiale in Abruzzo.
"Il viaggio della prima carovana parte di fatto mercoledì (15 aprile) alle cinque del mattino – ha raccontato Gabriele Taddei, responsabile di CasaPound Siena – Grazie alla generosità di numerosi senesi, la raccolta di beni di prima fascia ha fruttato un carico di circa tre tonnellate di aiuti. Dopo aver provveduto a caricare due camion e due fuoristrada con carrelli, abbiamo radunato dodici volontari e siamo partiti alla volta delle terre abruzzesi. La meraviglia per il paesaggio, per le montagne innevate che ci sovrastano lungo tutto il percorso, fa da contraltare all'altrettanto forte emotività che ci coglie al di là del tunnel del Gran Sasso. I primi paesi danneggiati poi, pian piano, la devastazione. I danneggiamenti alle strutture uniti alla tristezza ed all'aria grave e pesante che ci pervadono non sono dissimili da quelli di un atmosfera di guerra: il paesaggio e le situazioni ricordano in tutto e per tutto l'aggressione Nato nel Balcani, l'Europa in fiamme. In Abruzzo non c'è però un nemico, non ci sono avversari, solo paura. Il terrore nei confronti della Natura e delle sue forze sconosciute ed imprevedibili. Le prime scosse ci accolgono all'arrivo al campo base di CasaPound Italia e ci fanno compagnia per tutta la giornata. Ci ricongiungiamo così ai militanti senesi già presenti a Poggio Picenze, nei pressi dell'Aquila, e cominciamo a scaricare il materiale: beni alimentari, pannolini, acqua e tutto quanto di utile alle necessità basilari della popolazione alla bocciofila del paese, che i nostri ragazzi hanno provveduto ad adibire a magazzino". "Cominciamo ad avere i primi contatti con la popolazione ha spiegato ancora il responsabile di CasaPound Siena – Gente fiera, nobile quella abruzzese: è necessario faticare per convincerla ad accettare il necessario, per l'alta dignità che mostra anche nella tragedia. Sono infatti i più poveri, quelli più colpiti che, paradossalmente, sono maggiormente restii a farsi aiutare ma, rotta la scorza, è facile istaurare amicizie. E la generosità è l'altra forte caratteristica di queste genti, che nel disagio non fa mancare calore e offerta di piatti di pastasciutta e bicchieri di vino. Da parte nostra continuiamo a lavorare tutto il giorno fino allo sfinimento: riprendiamo a caricare vari tipi di materiale sui nostri mezzi dai centri di distribuzione di CasaPound e prendiamo la strada di numerosi paesi e borghi arroccati, per portare anche nei centri più piccoli i mezzi necessari alla sopravvivenza ed il conforto di un sorriso e di qualche battuta. Tanti sono i paesi dove Protezione Civile ed Istituzioni non sono ancora giunti, non ci sono tende nè bagni chimici, e le uniche attrezzature di soccorso sono rappresentate dalle strutture utilizzate per le sagre paesane. Non ci diamo per vinti, non ci sono problemi. Dove non c'è lo Stato ci siamo noi. Ci sono gli Italiani". "Dopo l'ultimo viaggio verso un ospizio posto tra le stradine delle montagne abruzzesi – ha infine riferito Taddei – lasciamo sul luogo i ragazzi di turno coi militanti di tutta Italia, e riprendiamo a notte la strada verso Siena consci dell'importanza di questi primi dieci giorni di lavoro, ma che le difficoltà vere arriveranno dopo. Quando i riflettori si spegneranno e le telecamere torneranno a casa."
"Il viaggio della prima carovana parte di fatto mercoledì (15 aprile) alle cinque del mattino – ha raccontato Gabriele Taddei, responsabile di CasaPound Siena – Grazie alla generosità di numerosi senesi, la raccolta di beni di prima fascia ha fruttato un carico di circa tre tonnellate di aiuti. Dopo aver provveduto a caricare due camion e due fuoristrada con carrelli, abbiamo radunato dodici volontari e siamo partiti alla volta delle terre abruzzesi. La meraviglia per il paesaggio, per le montagne innevate che ci sovrastano lungo tutto il percorso, fa da contraltare all'altrettanto forte emotività che ci coglie al di là del tunnel del Gran Sasso. I primi paesi danneggiati poi, pian piano, la devastazione. I danneggiamenti alle strutture uniti alla tristezza ed all'aria grave e pesante che ci pervadono non sono dissimili da quelli di un atmosfera di guerra: il paesaggio e le situazioni ricordano in tutto e per tutto l'aggressione Nato nel Balcani, l'Europa in fiamme. In Abruzzo non c'è però un nemico, non ci sono avversari, solo paura. Il terrore nei confronti della Natura e delle sue forze sconosciute ed imprevedibili. Le prime scosse ci accolgono all'arrivo al campo base di CasaPound Italia e ci fanno compagnia per tutta la giornata. Ci ricongiungiamo così ai militanti senesi già presenti a Poggio Picenze, nei pressi dell'Aquila, e cominciamo a scaricare il materiale: beni alimentari, pannolini, acqua e tutto quanto di utile alle necessità basilari della popolazione alla bocciofila del paese, che i nostri ragazzi hanno provveduto ad adibire a magazzino". "Cominciamo ad avere i primi contatti con la popolazione ha spiegato ancora il responsabile di CasaPound Siena – Gente fiera, nobile quella abruzzese: è necessario faticare per convincerla ad accettare il necessario, per l'alta dignità che mostra anche nella tragedia. Sono infatti i più poveri, quelli più colpiti che, paradossalmente, sono maggiormente restii a farsi aiutare ma, rotta la scorza, è facile istaurare amicizie. E la generosità è l'altra forte caratteristica di queste genti, che nel disagio non fa mancare calore e offerta di piatti di pastasciutta e bicchieri di vino. Da parte nostra continuiamo a lavorare tutto il giorno fino allo sfinimento: riprendiamo a caricare vari tipi di materiale sui nostri mezzi dai centri di distribuzione di CasaPound e prendiamo la strada di numerosi paesi e borghi arroccati, per portare anche nei centri più piccoli i mezzi necessari alla sopravvivenza ed il conforto di un sorriso e di qualche battuta. Tanti sono i paesi dove Protezione Civile ed Istituzioni non sono ancora giunti, non ci sono tende nè bagni chimici, e le uniche attrezzature di soccorso sono rappresentate dalle strutture utilizzate per le sagre paesane. Non ci diamo per vinti, non ci sono problemi. Dove non c'è lo Stato ci siamo noi. Ci sono gli Italiani". "Dopo l'ultimo viaggio verso un ospizio posto tra le stradine delle montagne abruzzesi – ha infine riferito Taddei – lasciamo sul luogo i ragazzi di turno coi militanti di tutta Italia, e riprendiamo a notte la strada verso Siena consci dell'importanza di questi primi dieci giorni di lavoro, ma che le difficoltà vere arriveranno dopo. Quando i riflettori si spegneranno e le telecamere torneranno a casa."