Intervista a due giorni dal corteo in ricordo di David Rossi. Le impressioni, le speranze

SIENA. Domenica 6 marzo si è svolta la marcia silenziosa per David Rossi a cui l’intera città era stata invitata a prendere parte, l’invito era chiaro: “Per David. Per la nostra città. Per la verità”.
Per David. Nell’anniversario della sua morte in tanti hanno ricordato l’uomo, il padre, il marito, il figlio, il fratello, il cittadino che è stato, in un corteo silenzio per le vie della città.
Per la nostra città. La marcia silenziosa del 6 marzo è stato molto di più che un atto di commemorazione. Siena è stata chiamata a rispondere ad un appello, i cittadini invitati pubblicamente ad esprimere la loro indignazione per un evento che è stato offerto al silenzio e relegato troppo spesso alle chiacchiere da bar. È stato un momento pensato anche per unire la città che davanti alla morte di Rossi e allo scandalo della banca Monte dei Paschi rimase sgomenta a guardare, come paralizzata.
Per la verità. Non vi è stato spazio per i giudizi, per le opinioni personali. Chi ha marciato in silenzio è riuscito ad elevarsi sopra i personalismi e a ritrovare un sentimento più umano nei confronti della vicenda, unendosi ai familiari per chiedere verità.
Coloro che hanno preso parte all’evento non possono che essere rimasti colpiti dalle parole che Carolina Orlandi ha rivolto ai presenti davanti alle porte del tribunale di Siena.
“Mi ero ripromessa di non parlare, ma io ho bisogno di dirvi una cosa. Ho bisogno di sapere che oggi non sarà un caso isolato, ma sarà veramente un punto di partenza per tutti. Non dovete essere venuti qua solamente per affetto nei miei confronti, nei confronti di David o di mia mamma, ma lo dovete a voi stessi.”.
Quello di Carolina è un forte richiamo a quei valori che da sempre hanno contraddistinto la battaglia sua e della sua famiglia per la verità, spinti non tanto dalla forza della disperazione, ma da un più profondo senso di giustizia che hanno tentato di trasmettere alla città intera.
Dopo due giorni dall’evento abbiamo intervistato Carolina per chiederle le sue impressioni e considerazioni sulla giornata.
La giornata di domenica è stata un momento di grande importanza per voi e per la città intera. Sei rimasta soddisfatta dall’adesione che c’è stata?
“Sì, sono rimasta soddisfatta. Il tempo non era dei migliori e nonostante questo tante persone sono uscite di casa ad affiancarci in una giornata di fondamentale importanza secondo me È importante che la giornata sia un punto di partenza per poi proseguire. Non ho la presunzione di cambiare le cose, ma spero nel mio piccolo di essere riuscita a far aprire gli occhi alle persone”.
A distanza di tre anni hai visto questa città cambiata?
“Piano piano le cose si stanno smuovendo e ultimamente vedo molta più consapevolezza nelle persone rispetto a prima. Per tre anni ci hanno dato dei visionari e consideravano la nostra indignazione solo legata al dolore, alla perdita di David. Adesso però le persone stanno capendo che non si tratta solo di questo e che le cose sono andate in un altro modo. Proprio per questo la giornata di ieri ha funzionato, vi era terreno fertile per una nuova consapevolezza comune”.
Ti aspettavi di vedere qualcuno alla marcia che non ha partecipato?
“No. In realtà penso che le persone che sono venute sono quelle che ci dovevano essere. Quelle che si sono fatte fermare dalla pioggia piuttosto che da altro evidentemente era giusto che non ci fossero”.
Al contrario, sei rimasta sorpresa dalla presenza inaspettata di qualcuno?
“Non mi aspettavo di trovare persone esterne dalla nostra città, persone che non ci conoscevano. La loro partecipazione mi ha piacevolmente sorpreso perché vuol dire che il mio messaggio è arrivato. Hanno capito che il messaggio che abbiamo mandato andava oltre il caso in sé”.
Adesso qual è il prossimo passo necessario da fare affinché la giornata del 6 marzo non rimanga un momento fine a sé stesso?
“Ora siamo nella mani della procura che spero faccia il lavoro che in tre anni non è stato fatto. Noi non possiamo far altro che aspettare e cercare di tenere viva l’attenzione mentre attendiamo qualche nuova indicazione della procura ed eventuali novità da parte dei magistrati”.
Il trasferimento di Boni vi scoraggia?
“Ci scoraggia, perché ci dà l’impressione di dover ricominciare tutto da capo. Si sono susseguiti vari personaggi in questa vicenda e ogni volta abbiamo sempre dovuto ricominciare da capo. Quindi sì, in un certo senso il trasferimento di Boni ci scoraggia, ma non nel vero senso della parola poiché continueremo ad andare avanti in ogni caso. Vedremo chi ci sarà dopo di lui. Di fatto sembra un lavoro lasciato un po’ a mezzo e quindi ciò che dobbiamo fare in modo che non si perda l’attenzione sul caso da parte della magistratura”.
In questi giorni è stata molta l’attenzione dei media nei confronti della marcia e della vicenda di David. Credi che l’attenzione della magistratura possa essere tenuta viva anche dai media?
“I media sicuramente ci hanno aiutato moltissimo, purtroppo ciò che mi scoraggia è che è necessaria l’attenzione dei media affinché la magistratura continui a fare il proprio mestiere. Questa è una cosa che mi scoraggia molto. Speriamo quindi che ancora di più oggi, ancora di più dopo domenica 6, la magistratura faccia ciò che sin dall’inizio avrebbe dovuto fare”.
Grande è stata anche l’adesione della classe politica di Siena, in modo assolutamente eterogeneo. Era presente il sindaco Bruno Valentini, molti politici della maggioranza e dell’opposizione. Sei rimasta soddisfatta dal loro appoggio?
“È stato rincuorante vedere personaggi politici locali tutti insieme per una causa comune. Forse davvero il messaggio che abbiamo mandato è servito a qualcosa”.