Si tratterebbe di un dipendente mosso da rancore

SIENA. Una folla di giornalisti per conoscere i dettagli della vicenda legata al mondo del Brunello si è ritrovata questa mattina al Comando provinciale dei Carabinieri di Siena, in viale Bracci. Chiuso il caso dei 600 ettolitri di vino pregiato finiti nelle fogne il 3 dicembre scorso. Un’azione che aveva fatto pensare alla presenza di intimidazioni di stampo mafioso.
Ieri sera (17 dicembre) l’arresto di un ex dipendente dell’azienda vinicola Case Basse di Montalcino, di proprietà della famiglia Soldera. U romano di 39 anni, già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio è stato incastrato da una fitta rete di indagini effettuate dal Comando provinciale dei Carabinieri di Siena in collaborazione con la stazione ilcinese.
La vendetta sarebbe il movente alla base del gesto. Pare che, tra le cause scatenanti il rancore nei confronti del titolare dell’azienda a seguito di una discussione e ci sia anche il fatto che all’uomo era stata negata un’abitazione all’interno dell’azienda, data, invece, ad un altro dipendente. La sproporzione tra il movemnte e la vendetta perpetrata ha fato seguire agli inquirenti tutte le piste possibili, ma tutto riconduce al romano. Che dovrà rispondere di violazione di domicilio, sabotaggio aziendale con aggravente della enorme quantità.
Le indagini, coordinate dal pm Aldo Natalini, avevano valutato tutte le varie ipotesi investigative ”per poi convergere su quella che ha portato all’arresto dell’indagato nei cui confronti venivano raccolti molteplici e concreti elementi di responsabilità in ordine al contestato reato di sabotaggio”. La misura cautelare è stata firmata dal gip senese Bruno Bellini. D. A. si trova nel carcere di Santo Spirito a Siena, in attesa dell’udienza di covnalida dell’arresto, prevista per domani (19 dicembre) alle 14,30.
Secondo le ricostruzioni degli investigatori, suffragate anche dalle riprese della telecamere di sorveglianza (tra cui – fondamentale – quella della caserma dei Carabinieri di Montalcino), l’uomo si era introdotto nell’azienda, sfondando una porta a vetri e aveva aperto i rubinetti delle botti che contenevano il Brunello in invecchiamento. L’operazioni si è svolta in pochi minuti tra le 17,40 e le 18. Nessuno aveva potuto sentire i rumori, in quanto il custode si era allontanato dall’azienda ed il titolare era fuori sede. Secondo gli inquirenti, soltanto una persona a conoscenza dei meccanismi di apertura avrebbe potuto aprire le botti. Gli orari di transito della particolare auto del 39enne sono compatibili con l’esecuzione della malefatta. A ciò si aggiunga che dalle intercettazioni ambientali e telefoniche è risultato che D. A. aveva parlato con un nipote dei rischi che poteva correre, se scoperto. Inoltre al momento dell’arresto, ha sostenuto che le tracce di vino eventualmente trovate sui pantaloni e sui calzini (rinvenuti dai Carabinieri all’interno della lavatrice a Torrenieri) potevano risalire al suo passato lavoro nell’azienda e comunque non essere riconducibile al Brunello. Ma proprio in queste ore è in corso – da parte dei Ris – il test per comprendere se gli antociani caratteristici del vino di Montalcino siano idrosolubili.
In fumo erano andate le annate dal 2007 al 2012. Un fatto che aveva sconvolto il mondo del vino che si era mosso immediatamente a sostegno della famiglia Soldera.