SIENA. Da oggi (6 marzo) fino al dodici marzo si tiene la settimana mondiale del glaucoma promossa dalla World Glaucoma Association con lo scopo di far conoscere l’esistenza e la pericolosità di questa patologia e battere sul tempo quello che i medici definiscono “il ladro silenzioso della vista”, dato che è completamente asintomatica nelle fasi iniziali.
Il glaucoma rappresenta la seconda causa di cecità nei paesi ad elevato tenore di sviluppo come l’Italia ed è stimato che colpisca circa 67 milioni di persone in tutto il mondo. In Italia ne sono affette circa un milione di persone, anche se uno su due non ne è consapevole. E colpisce mediamente circa il 2% della popolazione in un etnia come la nostra, ma sale fino al 10% negli over 75. I maggiori fattori di rischio sono l’aumento della pressione intraoculare, l’età avanzata e la familiarità.
Spiega il professor Paolo Frezzotti, specialista di malattie dell’apparato visivo presso il Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e Neuroscienze dell’Università di Siena: ”Il glaucoma o, per meglio dire, i glaucomi, visto che di questa patologia ne esistono diverse forme cliniche (la più comune è il glaucoma primario ad angolo aperto), sono malattie che colpiscono le fibre nervose del nervo ottico, cioè quella parte dell’occhio che ha il delicatissimo compito di trasmettere le immagini dalla retina al cervello. La malattia, che ha un decorso lento e progressivo, è totalmente asintomatica nelle fasi iniziali e viene percepita dal paziente solo quando il danno visivo è ormai molto evoluto e purtroppo irreversibile”. Quindi occorre prevenire e la settimana mondiale in corso ha questo scopo.
“Sottoporsi però ai controlli periodici non fa parte delle abitudini di noi italiani”, avverte il professore. Ma che ce ne sia la necessità lo evidenziano alcuni dati diffusi dall’IAPB, l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità: il 18% della popolazione tra 14 e i 79 anni non è mai stato visitato da un oculista. L’82% lo ha fatto, ma per tre quarti di questi l’ultimo controllo risale a più di 5 anni fa. Solo un risicato 21% ha fatto un controllo almeno una volta in questo arco di tempo.
La diagnosi si avvale di tecniche sempre più sofisticate, non invasive, non dolorose, “in continua ed inarrestabile evoluzione”, come sottolinea ancora Frezzotti, e permettono “un’immediata diagnosi e una precisa e attenta gestione della malattia”. A disposizione farmaci, trattamenti laser e interventi chirurgici in grado di rallentare o bloccare la progressione della malattia, facendone una malattia curabile con la quale convivere e, se diagnosticata precocemente, senza limitazioni funzionali.






