
SIENA. Persistono le polemiche, ma non si vedono decisioni fattuali sul futuro della professione
Con Agosto alle porte si accumulano i ritardi nell’attuazione degli Accordi Integrativi Regionali e manca ancora l’atto di indirizzo, che è essenziale per iniziare le trattative sul contratto nazionale 2022-2024: a sottolinearlo è la Fimmg, il più importante sindacato dei medici di famiglia italiani, sottolineando che senza decisioni chiare su questo non è possibile rispondere adeguatamente ai bisogni di salute dei cittadini.
Su questi temi la politica pare decisamente latitare, e non sono cose da poco: gli Accordi Integrativi Regionali, ad esempio, dovevano essere fatti entro l’autunno scorso e sono essenziali per realizzare le AFT (i gruppi di lavoro dei medici) e attuare il nuovo “ruolo unico”, ovvero eliminare la distinzione tra medici di famiglia e di continuità assistenziale – l’ex guardia medica. Va detto però che a livello regionale non si può fare di tutta l’erba un fascio, perché in alcune regioni – Toscana in primis, ma anche Puglia e Marche – l’accordo fra le amministrazioni e i medici pare molto vicino. Ma purtroppo ancora una volta le Regioni viaggiano in ordine sparso, allargando divari sanitari già ampi, e spesso sull’onda di imminenti tornate elettorali.
Il secondo tema affrontato dalla Fimmg è quello del contratto nazionale, che come già successo in passato non solo è in ritardo, ma nascerà già scaduto: quello attualmente in vigore è infatti l’ACN 19-21 e a oltre metà 2025 manca ancora l’atto di indirizzo, senza il quale non si può neanche cominciare la trattativa fra il settore pubblico e i professionisti. Già questo è grave, ma lo è ancora di più se si pensa che l’ACN 22-24 deve disciplinare l’ingresso dei medici di famiglia nelle Case di Comunità e l’evoluzione del ruolo unico, oltre a provare ad adeguare – almeno parzialmente – l’inflazione subita dai medici di famiglia nel triennio, pari a oltre il 13%. In altre parole a meno di un anno dalla conclusione dei progetti del PNRR le strutture potranno anche esserci, ma manca il contratto che dirà come vi opereranno i medici di famiglia giorno dopo giorno. Se la nuova sanità territoriale fosse una casa, insomma, il tetto potrebbe anche venire finito in tempo ma a oggi mancano ancora fondamenta e muri portanti, perché senza medici dentro queste strutture serviranno a ben poco.
Per ora insomma tutto tace: la riforma della medicina generale, di cui tanto si è parlato sui media negli ultimi mesi, è sostanzialmente ferma a livello nazionale, mentre le condizioni lavorative dei medici di famiglia continuano a peggiorare e i neolaureati scelgono altre strade, impedendo all’Italia di avere i professionisti che servono sui territori. Nel frattempo il tempo passa e i bisogni di salute di una popolazione che cambia faticano sempre di più a trovare una risposta adeguata. (Fonte Coop Siena 2000)