I primi interventi sono di Giani, Lojudice e Sonnini

FIRENZE. “La legge toscana sul fine vita ha colmato un vuoto. Occorre però adesso una norma nazionale che formalizzi quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242 del 2019”. Così il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, dopo il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana a seguito dell’approvazione della legge regionale avvenuta lo scorso febbraio.
“Quanto avvenuto – spiega Giani – dimostra che la nostra legge, in realtà, non crea nuove condizioni, anche di disciplina, rispetto al fine vita medicalmente assistito. La legge si è limitata a tradurre in procedure obiettive, imparziali, neutre, uguali per tutti quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242 del 2019. La legge toscana ha reso concreti i principi contenuti nella sentenza, permettendo ai cittadini di accedere ad un percorso di fine vita medicalmente assistito, rispettando il principio di autodeterminazione. In poche parole – ha concluso Giani – siamo davanti alla dimostrazione più evidente di quanto la legge toscana abbia momentaneamente colmato un vuoto, che però non abbiamo la presunzione di riempire per sempre. Diventa adesso opportuno arrivare a una legge nazionale che traduca i principi della sentenza della Consulta”.
“La vicenda ci lascia con una profonda amarezza ed è il segno di come sull’argomento del fine vita ci sia la necessità di un vero confronto a livello nazionale, lontano dai riflettori, che punti prima di tutto a ridare centralità alle cure palliative accompagnando il paziente non più guaribile nel tempo della sofferenza e del fine vita”. Lo afferma il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana. “Di fronte alla malattia grave e alla sofferenza dobbiamo prima di tutto affrontare la questione con il massimo rispetto e con la nostra preghiera, ma certamente ci tengo a sottolineare il principio dell’inviolabilità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale. La solitudine e il dolore devono trovare rete a cui aggrapparsi. Il diritto alle cure palliative è un diritto fondamentale da garantire a tutti i pazienti e sono convinto che su questo ci sia ancora tanto da fare”, ha concluso.
“Ne esce fuori un messaggio di modernità”, Daniele Pieroni “è la prima persona che ricorre al suicidio assistito. E questo è un modo per dare risposte a tutte quelle persone che soffrono”. Lo dice il sindaco di Chiusi Gianluca Sonnini in merito al primo caso di suicidio assistito in Toscana dopo l’approvazione della legge. Daniele Pieroni, primo caso toscano, era residente a Chiusi.
“Era una persona estremamente colta, svolgeva attività di scrittore e giornalista – afferma Sonnini -. La sua era una situazione complessa. E con grandissima dignità ha posto fine alla sua sofferenza, adottando il suicidio assistito come previsto dalla legge toscana, con un’applicazione impeccabile da parte dell’Asl Toscana sud est della normativa regionale e di quelle che sono le indicazioni della Consulta”.