presentati ad Esmo 2025 e pubblicati sul New England Journal of Medicine i risultati di uno studio multicentrico
SIENA. Importante riconoscimento per l’Immunoterapia Oncologica dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese. Il Centro di Immuno-Oncologia (CIO) diretto dal professor Michele Maio ha presentato a ESMO 2025, il più importante meeting europeo di oncologia che si è svolto a Berlino in questi giorni, promettenti risultati su un particolare studio di immunoterapia, risultati che sono stati anche pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal Medicine, anche a firma della professoressa Anna Maria Di Giacomo. Si tratta dell’aggiornamento a 9 anni dello studio multicentrico, randomizzato, di fase III “Checkmate 238” che mette a confronto l’efficacia di due farmaci immunoterapici, il nivolumab e l’ipilimumab nel trattamento del melanoma in stadio III o IV radicalmente operato e ad alto rischio di recidiva.
«Lo studio – spiega la professoressa Anna Maria Di Giacomo, oncologa del CIO e principale autrice – ha arruolato 906 pazienti randomizzati che, suddivisi in due gruppi, hanno ricevuto rispettivamente nivolumab e ipilimumab. I risultati dei due gruppi messi a confronto hanno dimostrato la superiorità di nivolumab in termini di sopravvivenza libera da recidiva già nella prima analisi. L’update, presentato ad ESMO, ad un follow-up minimo di 9 anni conferma la superiorità di nivolumab nel ridurre il rischio di recidiva nei pazienti con melanoma in stadio III o IV radicalmente operato, con una sopravvivenza libera da recidiva a 9 anni del 44% rispetto al 37 % di ipilimumab».
«I risultati di questo studio – aggiunge il professor Maio -, oltre a supportare l’utilizzo dell’immunoterapia adiuvante, nei pazienti radicalmente operati, sottolineano anche l’importanza di identificare biomarcatori che ci aiutino a selezionare i pazienti più ad alto rischio che beneficeranno del trattamento adiuvante con immunoterapia. In questo contesto, nell’ambito di un progetto AIRC 5xmille, abbiamo già identificato nello stato di metilazione del tumore uno strumento per selezionare i pazienti che avranno una migliore sopravvivenza se trattati con immunoterapia».
«Inoltre – conclude la professoressa Di Giacomo -, poiché circa il 50% dei pazienti che adesso non riusciamo a selezionare manifesta anche dopo, o in corso di terapia adiuvante, una recidiva per meccanismi di resistenza primaria, stiamo anche lavorando nell’ambito dello studio NIBIT-ML-1 di Fondazione NIBIT all’utilizzo di una combinazione di immunoterapia con nivolumab e ipilimumab ed un farmaco epigenetico con l’obiettivo di superare la resistenza all’immunoterapia in pazienti con melanoma e tumore polmonare già trattati con immunoterapia e resistenti».






