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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Festival della Salute: resoconto di tutti gli appuntamenti di ieri

SIENA.Di seguito il resoconto di tutti gli appuntamenti che si sono tenuti ieri all’interno del cartellone del Festival della Salute

Lo stile di vita che aiuta contro il Covid: dieta mediterranea, attività fisica nella natura, integratori naturali
 Con il cibo e i rimedi naturali non si guarisce dal Covid, ma cibo sano – come la dieta mediterranea – e piante immunostimolanti e antiossidanti aiutano l’organismo a difendersi meglio, limitando la diffusione del virus nell’organismo.

Romeo Salvi, già presidente dell’ordine dei farmacisti di Pesaro Urbino, e membro del comitato scientifico Car.ma., Caregiver Marche, è uno che sa di cosa parla quando discute di Covid.

«Sono stato rinchiuso per due mesi in una stanza per Covid – ha raccontato nell’ambito del convegno “La resilienza in sanità” organizzato dai Farmacisti senesi nell’ambito del Festival della Salute -. Quando sono tornato in farmacia, almeno quindici tra clienti e amici non c’erano più. Inoltre ho ancora difficoltà respiratorie, scarsa memoria e la cosiddetta nebbia nel cervello. In ogni caso durante le lunghe ore trascorse in solitudine ho pensato ad un questionario che poi ho inviato a tutti i colleghi farmacisti».

I risultati sono andati a comporre la tesi di laurea di Nicola De Stefano, studente di Farmacia all’Università di Urbino, che l’ha discussa lo scorso 3 marzo, e di cui Piero Sestili – primo in Italia ad introdurre il cortisone nella cura del Covid e contrario alla Tachipirina – e lo stesso Romeo Salvi sono stati correlatori.

Dai mesi bui della pandemia, quando non si poteva ancora concepire un futuro in grado di gestire il virus, di cose ne sono cambiate tante. Sono arrivati i vaccini, si sono individuate delle cure. Tante cose sono state dette anche a sproposito ma, alla luce delle molte esperienze, è possibile oggi confermare o smentire la bontà o meno di alcune abitudini e di alcuni integratori.
 

“L’intervento nutrizionale del farmacista all’epoca della pandemia – La dieta mediterranea per la valorizzazione delle risorse naturali e culturali” è il tema trattato da Flavio De Luca e Giuseppe Curina, nella seconda parte del convegno organizzato dall’Ordine dei Farmacisti al Festival della Salute di Siena.

«La dieta mediterranea contribuisce a migliorare lo stato di salute generale – ha detto De Luca – così come le scelte che possiamo fare nell’ambito di un’alimentazione naturale, quindi ricca di prodotti freschi, locali, di stagione e integrali (eccetto in casi di intestino irritabile)».

Ippocrate diceva “Fa’ che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo”, mentre Feuerbach, in tempi più recenti, ha coniato la frase “l’uomo è ciò che mangia”.
 «Alimenti biologici, ricchi di vitamine e sali minerali – ha continuato De Luca – aiutano a rafforzare il nostro organismo rendendolo terreno meno adatto all’attecchimento del virus».
 Le proprietà di spezie, piante, radici utili al nostro benessere, sono state analizzate da Giuseppe Curina. «Poco più di un anno fa l’Istituto superiore di Sanità, – ha detto Curina – stanco di smentire continue notizie sollevate su social e stampa ha pubblicato un rapporto per mettere fine al discorso affermando che “allo stato attuale delle conoscenze non è possibile identificare prodotto naturale utile a contrastare l’infezione da covid 19”. Oggi però la situazione è diversa e ci sono studi che aiutano in questo senso».
«Non si cura con le vitamine – ha detto ancora Curina -, ma è dimostrato che la carenza di vitamina C, B12 e ferro è associata a un più alto tasso di mortalità in corso di Covid. Sapete che in Cina, appena si è manifestato il Coronavirus, i medici hanno consigliato di nutrirsi secondo i principi della dieta mediterranea? L’ideale è tenere attivo il nostro sistema immunitario e questo è quello che una corretta dieta ci aiuta a fare».
 Un excursus ricco di spunti e di informazioni, quello fatto da Curina.
 «La vitamina D, conosciuta per l’assorbimento e il fissaggio del calcio nelle ossa ha anche una funzione antinfiammatoria. Non è inoltre tossica per il fegato. Per la vitamina C, acido ascorbico, basta un’arancia al giorno, a meno di non essere fumatori, che la usano per inibire i radicali liberi delle sigarette. Meglio consumarla naturale che di sintesi, come l’acerola o la rosa canina. La B12 è essenziale per i globuli rossi, non c’è in prodotti di origine vegetale, anche se normalmente ci viene aggiunta dalle aziende».
 Da non trascurare l’attività fisica, soprattutto all’aria aperta e in mezzo alla natura.

«Una passeggiata di un’ora nel bosco. per esempio – ha concluso Curina – fornisce elementi salutari di per sé. Noi pensiamo “che bello respiriamo aria pura”, ma in realtà il nostro organismo si allarma, perché sente tutte queste sostanze aromatiche e attiva il sistema immunitario. Questo è il meccanismo».

Un Teatro dei Rozzi tutto esaurito ha ospitato “Ferite a morte”, lo spettacolo scritto e diretto da Serena Dandini, che ha concluso la XIV Edizione del Festival della Salute.
 Un evento fortemente voluto dall’organizzazione del Festival per portare un contributo sul tema donne e violenza, donne e salute. Una riedizione speciale di un progetto nato nel 2013 dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio attraverso monologhi ispirati a fatti di cronaca ed alle indagini giornalistiche per dare voce alle donne che hanno perso la vita per di chi diceva di amarle.
 L’autrice e scrittrice Orsetta De Rossi ha aperto lo spettacolo con “Il mostro”, la storia di una figlia che ha subito abusi in casa dal padre per poi essere arsa incinta del terzo figlio. E poi ha raccontato la storia di un matrimonio trasformatosi subito in un incubo dalle violenze di un marito geloso.

L’attrice Lella Costa ha dato voce a una donna in carriera che aveva la sola colpa di essere stata più brava del marito nel lavoro; prima a parole e poi con un colpo decisivo che le è costato la vita. Poi parla di una mamma morta per mano del suo compagno, strangolata nel cuore della notte.
Carlotta Vagnoli, content creator e attivista Sex columnist ha raccontato la storia di Meggy, una ragazza di 16 anni, vittima di una violenza sessuale mortale mentre faceva jogging.
Serena Dandini ha parlato di un amore malato nei confronti di un “uomo forte” che la picchiava, ma lei aveva paura di perderlo e che l’ha uccisa con quell’intimo che lei vendeva nel suo negozio. Ha poi raccontato di una coppia apparentemente perfetta; con lei poi uccisa e messa nel congelatore dal compagno.

La responsabile Rete Codice Rosa Regione Toscana Vittoria Doretti ha raccontato di una violenza subita nel periodo nel lockdown, di una donna prigioniera della sua casa e di un marito violento.
Josephine Yole Signorelli in arte Fumettibrutti, fenomeno del fumetto italiano, ha raccontato la storia di Amina uccisa dagli uomini di casa perché amava un uomo che non avevano scelto per lei.
L’assessora alle Pari Opportunità del Comune di Siena Clio Biondi Santi parla di una morte annunciata ma non ascoltata né tanto meno impedita.
Il caposervizio regione de Il Tirreno Ilaria Bonuccelli racconta di un marito che ha ucciso i figli con un taglierino pur di toglierli alla madre, che quel giorno è morta con loro pur rimanendo in vita.

La direttrice nazionale Lega Coop Agricoltura Sara Guidelli ha raccontato di una ragazza di Kabul uccisa dai talebani perché amava studiare.
Uno spettacolo coinvolgente e ricco di emozioni che ha lasciato al pubblico dei Rozzi tante storie su cui riflettere ed alle quali non rimane che dare voce affinché tali sofferenze non si perdano nella memoria. Ed è con questo invito che Serena Dandini ha concluso lo spettacolo: “Non faremo il dibattito come previsto, il dibattito fatelo dentro di voi”.
 Da ultimo sul palco sono saliti il direttore artistico del festival Paolo Amabile, l’organizzatore Mario Di Luca e l’assessore alle Politiche della salute di Siena Francesca Appolloni per i saluti e i ringraziamenti a fine Festival. Sarà ancora una volta un arrivederci?

Il periodo della pandemia segna un confine fra il prima e il dopo anche per l’attività farmaceutica.

I farmacisti, sempre presenti e disponibili durante tutta l’emergenza, come puntualizzato dall’assessore Comunale alla Salute Francesca Appolloni, hanno sperimentato un profondo cambiamento in seguito alla situazione creatasi per la diffusione del Covid-19.
“La resilienza in sanità: la professione del farmacista dalle cure di prossimità all’efficacia della risposta alla fragilità e al bisogno di salute nel post Covid”, a cura dell’Ordine dei Farmacisti di Siena, è il titolo del convegno tenutosi nella sala Sant’Ansano del Santa Maria della Scala, nell’ambito del Festival della Salute di Siena.
 Paolo Savigni, presidente dell’Ordine, ha fatto gli onori di casa, introducendo anche una neo laureata, il cui lavoro ha avuto un importante riconoscimento nel corso del congresso FarmacistaPiù tenutosi a Roma. Chiara Sciaudone ha fatto il tirocinio in una farmacia senese subito dopo il primo lockdown, un’esperienza confluita nella tesi “Protocolli di screening e vaccinazione nelle farmacie comunali Asp Città di Siena”, relatore Marco Andreassi, correlatori Paolo Savigni e Olga Cini, che ha ricevuto il premio Giacomo Leopardi.

«È soprattutto un lavoro basato sulla legislazione – ha spiegato Sciaudone -. Ho sviluppato protocolli per effettuare tamponi e vaccinazioni anti Covid 19, pensando alla farmacia come sede di servizi. Quindi con la necessità di locali per effettuare le vaccinazioni e per il periodo di quindici minuti post vaccino. Mi sono ispirata ad un modello europeo, in quanto in altri paesi la figura dell’infermiere e del farmacista vaccinatore esiste già».
 

«Ho fatto tre mesi di tirocinio in una farmacia di Siena subito dopo il primo lockdown – ha continuato Sciaudone – e il clima di emergenza era ancora molto sentito: barriere in plexiglass, disinfettanti, mascherine, lunghe file. Quello che mi è saltato più agli occhi però è che la popolazione ha bisogno anche di altro oltre al farmaco. Soprattutto conforto, specialmente da persone che ritengono competenti».
 «Questa tesi rappresenta la sintesi degli ultimi venti mesi vissuti dai farmacisti – ha commentato il presidente Savigni – quando siamo stati chiamati a sopperire a funzioni di altri, cosa che continuiamo a fare tuttora».

L’evoluzione del ruolo del farmacista in pandemia è descritta da Marco Venturi, farmacista e assessore comunale alla salute a Radda in Chianti.
«Nel territorio desertificato dalla pandemia, la farmacia ha avuto un ruolo fondamentale – ha detto Venturi -. Si è riorganizzata per rispondere alle nuove richieste, ha organizzato i turni dei dipendenti per essere disponibile più a lungo possibile, ha garantito una serie di servizi prima impensabili, dalle stampe dei green pass, ai tamponi e ai vaccini. Un cambiamento c’era già stato con la stampa delle ricette, ma fino a pochi anni fa il farmacista non poteva effettuare nemmeno il pungidito».
 L’attenzione ai protocolli igienici (nello spacchettamento delle mascherine e nella produzione di liquido igienizzante), la cura dei soggetti fragili (come i diabetici), e tanti altri aspetti sorti durante l’epidemia di Covid 19, sono state prerogative delle farmacie.
 «Anche perché – ha aggiunto Venturi – la desertificazione non è arrivata con il Covid, era già in atto prima, con le chiusure e gli accorpamenti delle varie strutture sanitarie. Le farmacie sono dunque rimaste come gli ultimi capisaldi sul territorio, fino alle periferie. Occorre abbandonare la logica del risparmio a tutti i costi, a favore del servizio. La sanità buona costa e noi dobbiamo perseguire sempre l’eccellenza. Spero che il farmacista sia disposto a cambiare, c’è bisogno di presìdi sanitari efficienti sul territorio». 

 

È stato l’incontro “Disabilità ed integrazione nel sociale” a chiudere gli appuntamenti del Festival della salute al Santa Maria della Scala, in diretta dallo Studio Tv con la conduzione di Mario Pappagallo. Il link per rivedere l’evento è: https://fb.watch/9gWe50dcDL/.
 

Ha aperto la discussione Fabio Lusini, Presidente Fondazione Futura Dopo di noi, “Lavoriamo su molteplici aspetti, a partire dall’integrazione scolastica perché il mondo della scuola dell’obbligo è un problematico. Abbiamo una legge che non viene applicata. Ma l’interrogativo che ci poniamo è cosa succederà ai nostri figli quando non ci saremo più. C’è una legge di indirizzo che poi si scontra con le risorse. La fondazione ha lavorato per dare prima di tutto la massima informazione alle famiglie, perché i diritti vanno conosciuti. In questa settimana abbiamo firmato un protocollo di intesa con Banca Monte dei Paschi di Siena in cui le associazioni di disabilità senesi diventeranno protagoniste per avere pacchetti di opportunità del Dopo di noi, come un trust in cui le famiglie mettono i propri averi in cassaforte per garantire un futuro”.

Disabilità ed integrazione nel sociale

 

“Vogliamo poi concretizzare – continua Lusini – una prima residenzialità vera. La Asp ci ha dato un appartamento e la Fondazione Monte dei Paschi sosterrà la ristrutturazione dell’immobile concretizzando un patto tra le famiglie, risorse e territorio per il Dopo di noi. Abbiamo stimolato la Società della Salute perché si cominci a mettere in pista i CAP, modelli di residenzialità protetta e ad andare oltre alla normativa che è molto rigida. Nel mondo della disabilità ci sono tantissime sfumature e non possiamo obbligare il disabile a mettersi nella casella prevista dalla norma, ma innovare modelli di residenzialità cuciti sulla singola persona disabile”.
 Segue l’intervento di Massimo Vita, Unione Ciechi e ipovedenti di Siena: “Vorrei partire dall’’integrazione scolastica, perché, nonostante la normativa vigente, siamo ancora lontani dall’aver realizzato un modello di integrazione che funzioni perché ci sono delle leggi belle, ma non concrete, che mancano di responsabilità. Si affida alla scuola un compito che non gli è proprio, perché deve fare educazione, non può far anche riabilitazione”.
 “Manca il coraggio – sottolinea Vita – di porre sul tavolo della discussione il modello di integrazione attuale. L’integrazione sociale ha tanti aspetti. Ci battiamo per l’abbattimento delle barriere culturali ed architettoniche. La tecnologia ci ha aperto un mondo, ma la cultura delle immagini ce lo sta negando e il non rispetto di queste regole ci vieta di arrivare alle informazioni in maniera agevole quando oggi sarebbe molto semplice. L’inclusione nel mondo del lavoro oggi non c’è. Mancano aziende che assumono e mancano i controlli. Senza integrazione culturale, scolastica e lavorativa non ci puo’ essere integrazione sociale”.
 Monica Barbafiera, garante della disabilità del Comune di Siena aggiunge: “Dobbiamo agire sull’integrazione culturale per far sì che certe cose siano automatiche e naturali. Sembra un aspetto banale ma non lo è. La disabilità ha un mondo sfaccettato e, in questo ambito, il ruolo del garante è agevolare la fruibilità e la naturalezza per vivere la propria disabilità con il pubblico con cui ti devi rapportare”.
 “Il garante – conclude – è stato istituito nel 2018, come anello di congiunzione tra le necessità, l’utenza e l’ente Pubblica Amministrazione. Un aiuto importante arriva dal territorio stesso e dalle associazioni che filtrano le richieste dei singoli. La problematica dell’integrazione disabili sul lavoro è reale, perché spesso ci sono situazioni dove potrebbero essere inclusi per dare loro autonomia, ma si scontra con la criticità del presente. Non c’è volontà di dare un’autonomia concreta. Abbiamo la legge, ma è problematico attuarla”.

 

Siamo quello che mangiamo” asseriva nell’Ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, un concetto ancora attuale, anzi attualissimo che gli esperti di alimentazione hanno rimodulato per una società che, rispetto a due secoli fa, abbonda di cibo. La dieta mediterranea è considerata la migliore per l’abbinamento dei vari nutrienti, ma gli italiani, soprattutto bambini e adolescenti, non la seguono più e aumentano ogni anno i casi di obesità e diabete. 

L’argomento è stato affrontato nel talk show “Alimentazione e salute” nell’ambito del Festival della Salute con gli esperti di alimentazione, professor Pierluigi Rossi, specialista e docente dell’Università di Siena, Sara Guidelli, direttrice nazionale Lega Coop agroalimentare e Valeria Severi medico nutrizionista. L’intero dibattito si può rivedere a questo link: https://fb.watch/9gUEKKOO31/
 
“La più recente ricerca scientifica sta trasformando la scienza dell’alimentazione da cenerentola a principessa della medicina – ha detto Rossi –, si è capito che è importante mettere in relazione l’alimentazione con la salute. Si aprono, quindi, nuovi orizzonti che vanno oltre il conteggio delle calorie considerato, nell’opinione comune, l’unico valore da seguire. Quando ci mettiamo a tavola non siamo da soli, i nostri microbioti iniziano a lavorare e, se mangiamo bene, il risultato sarà positivo, sennò sarà negativo. Inoltre ogni fisico reagisce diversamente al cibo, una porzione di pane ha la stessa composizione ma la reazione in un corpo è diversa da un altro. Ognuno ha il suo Dna e quindi il suo metabolismo, dovremo andare sempre più verso una dieta personalizzata: conosci il tuo corpo poi scegli il tuo cibo”.
Alimentazione corretta e soprattutto sana, ecco che le etichette sono fondamentali per capire cosa stiamo comprando. “L’etichetta deve essere chiara e in grado di far capire al consumatore valori nutrizionali e provenienza del prodotto – ha spiegato Guidelli -. In Italia siamo fortunati perché abbiamo la possibilità di accedere a cibo sano e buono. La nostra scelta deve basarsi sull’aspetto salutistico ma anche sulla bontà e la qualità. Per questo è importante insegnare a leggere le etichette e capire come interpretare i valori: pensiamo all’importanza della dicitura quantità consigliata, per esempio dell’olio d’oliva. Va considerato non solo l’apporto nutrizionale ma anche gli altri aspetti benefici del prodotto”.

alimentazione e salute

 Per il benessere del nostro corpo bisogna mangiare sano e con gusto.
“Per stare in forma si parte da una dieta corretta, con un consumo di molti vegetali, poca carne, molto pesce, dolci solo in rare occasioni, no a cibi processati. Questo non vuol dire che dobbiamo abbandonare i sapori: il cibo è convivialità – ha sostenuto Valeria Severi –. E deve essere di qualità e gustoso. Importante poi l’attività fisica che mantiene in salute. La dieta mediterranea è dimostrato essere la migliore, dobbiamo spingere perché si torni a seguirla e per questo bisogna fare educazione nelle scuole; le guide ministeriali lo prevedono. Il bambino nel momento della mensa deve essere educato alla scoperta di nuovi sapori: insieme ai compagni è disposto ad assaggiare pietanze che a casa non vuole mangiare”. 

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