ARPAT ritiene che il fenomeno si sia concluso senza impatti sull’impianto
POGGIBONSI. ARPAT, Dipartimento di Siena, ha eseguito lo scorso 15 ottobre 2025 un’ispezione al termovalorizzatore di Sienambiente, finalizzata ad acquisire informazioni relativamente ad una emissione di fumo rosa dal camino E2 dell’impianto (linea 3) avvenuta la mattina del giorno 14 ottobre e segnalata telefonicamente ad ARPAT dal capo impianto al momento dell’avvistamento del fumo colorato.
Durante l’ispezione dei tecnici ARPAT l’impianto era in stato di fermo e come precisato dal gestore il fermo dell’impianto era scattato dalle ore 11 a seguito della fumosità anomala, che ha avuto una durata di circa due ore, ma ha destato preoccupazione nella popolazione. L’impianto è stato fermato in via transitoria per le opportune verifiche fino al giorno 15 alle 18:00 quando la marcia è ripresa senza anomalie di fumosità.
ARPAT ritiene che il fenomeno sia concluso, senza impatti sull’impianto, sull’ambiente e sulla popolazione.
L’Agenzia precisa che le conoscenze acquisite durante eventi già accaduti presso altri impianti simili di termovalorizzazione in Toscana nel 2007 fanno ritenere che il fenomeno del fumo rosa sia dovuto alla combustione di rifiuti contenenti iodio; in tale occasione era stato ricondotto con certezza alla presenza di iodio in camera di combustione mediante l’analisi del liquido di abbattimento dello scrubber, analisi che non è stato possibile effettuare al termovalorizzatore di Sienambiente per la brevità dell’evento di fumosità anomala del giorno 15 ottobre 2025.
Il parametro iodio non è oggetto di limite normativo di emissione in atmosfera. È possibile effettuare la ricerca analitica in cromatografia ionica del gorgogliato in soda, oppure la ricerca qualitativa mediante gorgogliamento in salda d’amido, tuttavia la brevità dell’evento non ha permesso l’eventuale campionamento.
Il capo impianto ha confermato ai tecnici ARPAT che il fumo rosa è ragionevolmente dovuto ai rifiuti immessi in camera di combustione dalle 7:00 alle 10:30 del 14 ottobre, prelevati con la benna dalla fossa dei rifiuti, in cui non erano stati notati oggetti particolari per aspetto e/o quantità rispetto al contesto e che nessun allarme è stato evidenziato dal portale di rilevamento della radioattività e pertanto si può escludere l’ingresso di rifiuti con iodio 131.
Durante il sopralluogo i tecnici ARPAT hanno ispezionato l’impianto per approfondire le cause dell’evento, prendendo visione della fossa rifiuti e richiesto informazioni all’addetto alla benna al momento del fatto. Inoltre, è stata presa visione dell’interno del filtro a maniche, richiedendo l’apertura di uno dei portelli sommitali, dove non era visibile alcuna anomalia.
Sono in corso accertamenti sui probabili conferitori dei rifiuti che hanno portato all’evento, dovuto con alta probabilità all’errato conferimento di rifiuti sanitari (ad esempio confezioni di tintura di iodio) anche di provenienza domestica. Sicuramente non si trattava di iodio radioattivo, in quanto sarebbe stato individuato dal portale dell’impianto.
È comunque indubbio che una fumosità anomala da parte di un impianto di incenerimento è causa di allarme sociale, pertanto ARPAT ha relazionato agli enti competenti al rilascio dell’autorizzazione al termovalorizzatore sull’opportunità di dotare l’impianto di dispositivi, da attivare solo in emergenza, in grado di contrastare la colorazione dei fumi dovuti alla presenza di iodio e bromo.






