Mussari, Vigni e Baldassarri sono accusati di ostacolo alla vigilanza
SIENA. Domani (31 ottobre) ci sarà la conclusione del processo Alexandria. Dopo la replica dei magistrati e le eventuali controrepliche, i giudici si ritireranno in camera di consiglio e dovrebbero comunicare in serata la sentenza. Per gli imputati l’accusa è ostacolo in concorso all’esercizio delle funzioni delle pubbliche Autorità di Vigilanza: secondo i magistrati i tre avrebbe occultato il mandate agreement stipulato da Mps con banca Nomura per la ristrutturazione del derivato Alexandria. Per Mussari, nella udienza del 6 giugno scorso, i pm hanno chiesto una condanna a 7 anni e sei per Vigni e Baldassarri.
Per i magistrati Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri erano consapevoli del mandate agreement, tenuto nascosto all’Autorità di vigilanza e anche agli organismi interni”, e Mussari “era ben consapevole che stava chiudendo un’operazione che per Mps era un disastro”, con Baldassarri “braccio esecutivo” e con a fianco “il mite e leale Vigni”. L’operazione fu fatta per evitare di iscrivere nel bilancio 2009 la perdita di Alexandria, poi costata ai nuovi vertici circa 500 milioni di Monti bond in più. Per gli avvocati della difesa si deve invece arrivare all’assoluzione con formula piena, perché in banca tutti sapevano del mandate agreement e non era un segreto neanche per gli ispettori di Bankitalia. Come si ricorderà il nuovo ad di Mps, Fabrizio Viola, trovò il documento il 10 ottobre 2013 nella cassaforte dell’ufficio di Vigni consegnandolo, subito dopo, ai magistrati.
E’ annunciato il presidio di alcuni gruppi davanti al tribunale in attesa della sentenza.
Per i magistrati Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri erano consapevoli del mandate agreement, tenuto nascosto all’Autorità di vigilanza e anche agli organismi interni”, e Mussari “era ben consapevole che stava chiudendo un’operazione che per Mps era un disastro”, con Baldassarri “braccio esecutivo” e con a fianco “il mite e leale Vigni”. L’operazione fu fatta per evitare di iscrivere nel bilancio 2009 la perdita di Alexandria, poi costata ai nuovi vertici circa 500 milioni di Monti bond in più. Per gli avvocati della difesa si deve invece arrivare all’assoluzione con formula piena, perché in banca tutti sapevano del mandate agreement e non era un segreto neanche per gli ispettori di Bankitalia. Come si ricorderà il nuovo ad di Mps, Fabrizio Viola, trovò il documento il 10 ottobre 2013 nella cassaforte dell’ufficio di Vigni consegnandolo, subito dopo, ai magistrati.
E’ annunciato il presidio di alcuni gruppi davanti al tribunale in attesa della sentenza.
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