"Mi perseguita". Ma il Tar gli dà torto
MILANO. Uno studente universitario di Pavia ha denunciato la madre per stalking, esasperato dagli appostamenti della donna fino all’Università e dal numero eccessivo delle sue telefonate. Il Tar della Lombardia, però, gli ha dato torto e ha accolto il ricorso della donna contro il decreto di ammonimento, ricevuto dal questore.
Se per i giudici amministrativi questi comportamenti “sono verosimilmente insuscettibili di comportare un ‘perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero il fondato timore per l’incolumità” nella vittima il decreto di ammonimento non può essere utilizzato “quale strumento per ingerirsi in situazioni di pura conflittualità familiare, per quanto esasperato”. Non si configura quindi come stalking “il tentativo di una madre di venire a conoscenza del luogo in cui abbia la residenza il figlio; l’invio di due email e due sms (tra l’altro, pare, non direttamente ma tramite l’intermediazione di un rappresentante della Curia); due colloqui svolti presso la Curia in presenza di terze persone; il carattere patrimoniale delle richieste (fondate o infondate che siano) avanzate da un genitore nei confronti del figlio, per quanto possano apparire bizzarre agli occhi di un estraneo”.
Se per i giudici amministrativi questi comportamenti “sono verosimilmente insuscettibili di comportare un ‘perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero il fondato timore per l’incolumità” nella vittima il decreto di ammonimento non può essere utilizzato “quale strumento per ingerirsi in situazioni di pura conflittualità familiare, per quanto esasperato”. Non si configura quindi come stalking “il tentativo di una madre di venire a conoscenza del luogo in cui abbia la residenza il figlio; l’invio di due email e due sms (tra l’altro, pare, non direttamente ma tramite l’intermediazione di un rappresentante della Curia); due colloqui svolti presso la Curia in presenza di terze persone; il carattere patrimoniale delle richieste (fondate o infondate che siano) avanzate da un genitore nei confronti del figlio, per quanto possano apparire bizzarre agli occhi di un estraneo”.