Un affresco corale della Roma perduta

di Paola Dei
SIENA. Dalla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 2014, in uscita nelle sale Senza nessuna pietà, il film di Michele Alhaique con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioè, Renato Marchetti, Irus Peynado, Ninetto Davoli. Genere noir
In un quartiere di una Roma sconsolata che ricorda scene pasoliniane, ha il controllo una famiglia patriarcale il cui boss è Santilli, non a caso interpretato da Ninetto Davoli, nel ruolo del padre di Manuel interpretato da Adriano Giannini, viziato dal padre e prepotente e zio di Mimmo, alias. Pierfrancesco Favino, grande grosso, taciturno e orfano di padre morto di una morte violenta. Mimmo oltre a costruire i palazzoni dello zio nella periferia romana, riscuote per lo stesso zio i crediti scaduti concessi a piccoli imprenditori in crisi, ma sopporta sempre meno i modi del cugino e l’obbligo di doversi comportare come un criminale. Fa parte di quel gusto solo apparentemente ma dentro è diverso e sogna un’altra vita.vorrebbe costruire e non distruggere e svolgere il suo lavoro di capo-mastro. L’occasione che lo spingerà a tirare fuori la sua vera natura, gli verrà offerto da una ragazza, una escort per il cugino Manuel che deve prendere e consegnare al cugino stesso. Purtroppo un intoppo lo costringe a passare del tempo con la ragazza e portarla a casa sua per la notte. Non accade nulla ma Mimmo il taciturno, Mimmo l’orso, Mimmo pronto ad esplodere incomincia ad affezionarsi a lei e quando la vede maltrattata e offesa nella dignità dal cugino è ben determinato a proteggerla.
Pierfrancesco Favino ha confessato in conferenza stampa di essere arrivato a pesare circa 100 chili per interpretare la figura di questo gigante buono del quale si è appropriato anche nella capacità di implodere senza esprimere le emozioni fino in fondo.
Senza nessuna pietà segna l’esordio alla regia di un cineasta particolare, già attore in pellicole come Boris, La prima linea o Benvenuto presidente e autore di alcuni corti fra cui Il Torneo, Nastro d’Argento nel 2008.
Come film di genere che calca un po’ troppo la mano sugli aspetti emozionali che per reazione mettono lo spettatore nella condizione di allontanarsi dai vissuti dei protagonisti. Questo dispiace molto perché la pellicola presenta molti aspetti ben riusciti come la capacità di cogliere gli odori ed i colori di una. Roma trasandata, svuotata , fulcro di personalità appartenenti ad una frangia marginale dove sussistono ancora resistenze antropologiche di famiglie patriarcali. Tutti gli attori mostrano inoltre capacità notevoli nella recitazione, compresa Greta Scarano, la Lolita di Latina, e Ninetto Davoli sempre e per sempre pasoliniano, così come funziona la doppia sonorità dei due musicisti che vi propongono diverse sensibilità: quelle armoniche di Luca Novelli e quelle elettroniche di Pierre-Alexandre “Yuksek” Busson.
Un buon insieme per un affresco corale della Roma perduta ma che si perde e disperde esso stesso man mano che il Film va avanti rendendolo troppo allungato, con momenti interminabili che non portano a nulla e che non tengono il genere noir legato ad un clima avvincente come lo è invece nelle scene iniziali.