Il partito è incardinato in un sistema di potere di tipo brezneviano

SIENA. Ceccuzzi è davvero un uomo sfortunato.
Dopo avere raggiunto, con un inseguimento durato oltre 20 anni, la prestigiosa carica di sindaco di Siena, un attimo dopo ha cominciato ad andargli tutto storto.
La Banca, sulle cui finanze, una volta rigogliose, era stato costruito il sistema Siena, è crollata e con essa sta crollando quella Casta che, spinta da un orgoglio smisurato, era passata da una qualche resistenza ai Poteri Forti della politica nazionale, ad una competizione con l’ambizione di prevalere e diventare essa stessa il Potere Forte, non più a livello locale ma a livello nazionale.
Ceccuzzi, di fronte ai primi scricchiolii, ha cercato di smarcarsi attribuendo responsabilità e colpe a tutti coloro che negli anni lo avevano preceduto, magari collaborando con lui fedelmente.
Prima è toccato al sindaco suo precedessore che è stato accusato di avere fatto le cose che il partito negli anni gli aveva suggerito.
Poi, al momento del rinnovo della dirigenza della Banca, lui che non rilascia dichiarazioni su società quotate in borsa e afferma che sarà la storia a giudicarlo, impone alla Fondazione le sue scelte e dà inizio alla favola sulla discontinuità.
Quando poi sul bilancio consuntivo 2011 chiede, invece, di continuare a credere che esistano ancora le erogazioni della Fondazione, è lui stesso ad essere discontinuato da otto consiglieri della sua maggioranza, di cui sette (pari al 50%) appartenenti al gruppo del suo partito.
Ceccuzzi, pur di continuare a credere che nulla sia cambiato e che potrà ancora fare quello che vuole, si dimette consegnando la città al Commissario Straordinario e nel contempo apre le danze alla tesi del tradimento.
In sintesi, a suo giudizio, sarebbe stato discontinuato da un gruppo di traditori, perché aveva dato inizio ad un processo di discontinuità.
E per chiarire che cosa intenda per discontinuità si ricandida poco dopo a sindaco di Siena, chiedendo questa volta la legittimazione popolare tramite primarie il cui risultato era però scontato.
Nel frattempo la scena politica è calcata dalle primarie nazionali del centrosinistra e siccome Ceccuzzi è dalla parte di Bersani (ma questo sarà sicuramente stato un caso) in tutti i comuni della provincia di Siena vince Renzi.
Non pago dell’avvertimento esplicito rivolto a lui ed alla sua classe dirigente, ha voluto perseverare nella corsa verso Palazzo Pubblico imponendo le primarie per il candidato a sindaco, dove di fatto era candidato unico.
Le primarie si sono svolte secondo i suoi auspici e dal momento che alle stesse ha partecipato un esiguo numero di iscritti, invece che in una legittimazione popolare si sono trasformate in una plateale delegittimazione.
E’ poi scoppiata in tutta la sua virulenza la vicenda MPS su cui sarà la Magistratura a fare chiarezza.
E così oltre a doversi rimangiare le sue entusiastiche dichiarazioni su Antonveneta definita l“anima gemella”, ha dovuto prendere anche le distanze da quello che è stato l’amico di tanti anni, ovvero Giuseppe Mussari, con la reiterazione della favola della discontinuità.
Peccato sia emerso di recente che è stata la Banca d’Italia a volere l’allontanamento di Vigni ed il subentro di Viola come Amministratore Delegato di BMPS.
Resta l’incognita di chi abbia suggerito al sindaco dimissionario il nome di Profumo come presidente, visto che lo stesso, per sua ammissione, è legato ai vertici di quel PD che ora dice: “Il PD fa il PD e la Banca fa la Banca”.
Chi avesse voglia di rileggere le dichiarazioni di D’Alema si renderà conto che l’incognita non è tale e che Ceccuzzi, anche in questo caso, e come conferma la nomina di Turchi a vicepresidente, più che discontinuare sembra abbia continuato semplicemente ad assecondare i desiderata dei vertici nazionali del PD.
E da ultimo, la notizia delle ispezioni in corso sui bilanci comunali.
L’enorme mole di comunicati prodotti dal PD senese su ogni vicenda, anche la più marginale con proposte e linguaggi ormai fuori dalla realtà, l’isteria al posto del confronto politico, mostrano come Ceccuzzi non sia ormai in grado di arrivare alla fine di questa lunghissima campagna elettorale.
Voci interne al PD ventilano l’ipotesi che, subito dopo le elezioni politiche, saranno prese decisioni e Ceccuzzi sarà sostituito con un personaggio di alto spessore e che questi non sarà Valentini, per il quale invece, sempre a detta delle stesse voci interne al partito, si profilerebbe l’espulsione dal PD.
Nonostante siano state fatte le primarie e che il PD, a livello nazionale e pur con minor vigore, continui a difendere Ceccuzzi, non ci stupiremmo se tra un mesetto, magari sulla scia di un risultato del PD nelle politiche meno deludente rispetto a quello delle altre coalizioni, che Ceccuzzi venga messo da parte per far posto ad un nuovo discontinuatore.
Non ci stupiremmo, perché a Siena il problema non è Ceccuzzi, ma un PD senese incardinato in un sistema di potere di tipo brezneviano, che non ha esitato in questi anni a cacciare e cancellare dalla sua storia uomini che alla sua storia sono appartenuti.
Il vero problema di Siena è un PD che conserva numeri consistenti, ma che ancora non ha scoperto la democrazia.
Con questo PD, messo da parte un Ceccuzzi se ne fa un altro!
Movimento Civico Senese
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