"La situazione drammatica mi costringe a intervenire"
 
																		                                                                                            SIENA. Mi  ero ripromesso di non intervenire sulla politica cittadina dopo l’avvio  poco entusiasmante, diciamo così, dei movimenti per le prossime  elezioni comunali, e anche perciò ho accettato a fine dell’anno scorso  di buon grado di assumere un ruolo defilato e istituzionale come  presidente del rinato Club Unesco di Siena.
Ma ora la  situazione è divenuta così drammatica e variamente pasticciata e  strumentalizzata che è un dovere intervenire (pur rimanendo sempre al di  fuori di qualsiasi gruppo politico), perché ormai si  parla di Siena e dei senesi soprattutto per denigrarli (e qualcuno di  loro aiuta, purtroppo…) e si nega l’evidenza della storia degli ultimi  anni.
Partirei dal  contestare che tutti fossero d’accordo e ciucciassero alla Grande  Mammella. Non è vero che ci si lamentasse soltanto sottovoce: se mai  così si faceva per timore di rappresaglie, vista la comprovata e  interessata faziosità dei potenti collocati nei posti da dove si  potevano bastonare i dissidenti: istituzioni e media. Le liste civiche  senesi (e alcuni personaggi ben prima, operando in una disperante  solitudine) almeno dal 2005 avvertirono (anche ufficialmente in  consiglio comunale e per due anni coadiuvate dal settimanale Zoom) che  lo sciagurato clientelismo alimentato dai forzieri della Fondazione  usati a man bassa come mai prima e il generale black out informativo dei  media (foraggiati dall’abbondante pubblicità della banca) stavano  abbassando pericolosamente il livello di guardia democratico della  città: l’equilibrio istituzionale esistente in città prima della  Fondazione era completamente saltato e operava ormai a favore della  banca mussariana sotto copertura dal PDS-PD facente capo a Ceccuzzi: da  là, direttamente o meno, si comandavano a bacchetta istituzioni e media,  e chi avrebbe potuto opporsi tollerava… 
Ogni richiamo alle  assurdità dello statuto della Fondazione cadeva nel vuoto: si predicava  ai sordi, così come quando si richiamò in Consiglio comunale (i verbali  cantano) la necessità di conservare diversificate le risorse della  Fondazione. E’ falso quindi che tutti fossero d’accordo nell’avventura  Antonveneta e in quello che ne è disceso. Ora si lamenta il “localismo  più disinvolto” cui si contrappone con la solita interessata  ingenuità(?) la “rivoluzione nazionale” attuata con l’arrivo di Profumo:  facile e mistificatoria spiegazione e soluzione. Lui stesso non è  espressione del rapporto politica-finanza alla base del successo del  Mussari e dell’affaire Antonveneta? Aspettiamo fiduciosi verifiche  concrete del contrario al di là dei facili proclami (non ne abbiamo già  avuti troppi in passato?). 
Il localismo  divenuto dissesto (e talora larga copertura della delinquenza, perché di  questo si deve ormai parlare) non è l’ingenuità medievale dei Senesi,  perché aveva un nome e cognome che non mi sembra sia stato lamentato in  passato dai nuovi “rivoluzionari”; nome: dirigenza PDS, cognome PD, cui –  alla faccia di tanti elettori in buona fede vittime della  disinformazione – è sempre convenuto il controllo di fatto totale della  Fondazione, visto che chi ora cerca di smarcarsi non ha certo modificato  di una virgola le decisioni della maggioranza politica. I  rappresentanti del Rettore e dell’Arcivescovo, poi, indipendenti per  definizione (a differenza degli altri, chiamati persino a rapporto da  chi li aveva nominati), hanno mai fatto sentire la loro voce? Si sono  dimostrati funzionali al sistema dell’oligarchia PDS-PD come certe forze  di minoranza che ricevevano qualche succulento osso da spolpare. 
Troppo facile dire  oggi che la Fondazione, sul lastrico ormai, va riformata. E, a  proposito, non è neppur vero che ogni senese si attendesse da essa  qualcosa epperciò il nostro popolo fosse divenuto di servi sciocchi e  ben pasciuti, come si vuol dare ad intendere con grave autolesionismo.  La contribuzione della Fondazione è sempre stata dolosamente mirata ad  aree limitate e ben precise di beneficiari, anche non senesi, sia  chiaro. 
La vergogna ad  alimentare lo sfacciato clientelismo che le erogazioni dimostravano a  chi solo volesse rifletterci, che periodicamente si sentiva il dovere di  dare notizia che quei soldi erano spesi apportando grandi e benefiche  ricadute sul territorio provinciale! Ma le voci libere non facevano  neppur domanda per progetti anche i più elaborati perché si sapeva bene  che sarebbero stati discriminati. 
Tutte cose note e che portano, per chi vuol vedere, a  responsabilità penali, civili e politiche ormai chiare anche se da  definire. Ma non va ignorata quella almeno morale di due categorie  precise (e in parte sovrapponentesi) che sono rimaste in ombra nei tanti  réportages di questi giorni: 
1) dei tanti intellettuali interni ed esterni alle università senesi, che hanno preferito incassare o anche soltanto vedere, sapere e tacere, prestandosi alle ‘chiamate’ del Potere per le più varie incombenze senza rendersi conto della copertura che in tal modo offrivano; c’era persino chi firmava nobili appelli politici, ma solo se non riguardavano Siena e meglio se (facilmente) anti-berlusconiani;
2) dei giornalisti: quante volte hanno riflettuto in modo critico su quanto avveniva? Quante volte hanno dato notizia dei problemi (il MPS guadagnava sempre nelle loro veline…) e del dissenso e delle forti perplessità che pure in qualche modo circolavano? L’Eretico è esistito solo fuori Siena e questo giornale non mi pare abbia mai goduto di pubblicità mirata… Quante volte i media hanno favorito il confronto delle posizioni discordanti dalle varie e anche importanti posizioni informative detenute? Per lo più hanno chiuso gli occhi sulle evidenti criticità che la città lasciava ormai trasparire. Io stesso sono comparso l’ultima volta in televisione nel 2008 (spezzoni istruttivi sono in you tube) e naturalmente i nostri illuminati media si guardano bene dal richiedermi qualche testimonianza o riflessione.
1) dei tanti intellettuali interni ed esterni alle università senesi, che hanno preferito incassare o anche soltanto vedere, sapere e tacere, prestandosi alle ‘chiamate’ del Potere per le più varie incombenze senza rendersi conto della copertura che in tal modo offrivano; c’era persino chi firmava nobili appelli politici, ma solo se non riguardavano Siena e meglio se (facilmente) anti-berlusconiani;
2) dei giornalisti: quante volte hanno riflettuto in modo critico su quanto avveniva? Quante volte hanno dato notizia dei problemi (il MPS guadagnava sempre nelle loro veline…) e del dissenso e delle forti perplessità che pure in qualche modo circolavano? L’Eretico è esistito solo fuori Siena e questo giornale non mi pare abbia mai goduto di pubblicità mirata… Quante volte i media hanno favorito il confronto delle posizioni discordanti dalle varie e anche importanti posizioni informative detenute? Per lo più hanno chiuso gli occhi sulle evidenti criticità che la città lasciava ormai trasparire. Io stesso sono comparso l’ultima volta in televisione nel 2008 (spezzoni istruttivi sono in you tube) e naturalmente i nostri illuminati media si guardano bene dal richiedermi qualche testimonianza o riflessione.
I  problemi della banca, dell’università, della sanità e degli infiniti  sprechi per i troppi enti, e soprattutto i problemi dei più a sbarcare  il lunario, ci sono eccome, e sempre più drammatici e senza grandi  spiragli. Ma se si mettono sempre tra parentesi e non bene a fuoco, se  non si avviano a soluzione, quei due bubboni che ammorbano la città  ormai da qualche anno e che sono concause della crisi, non se ne uscirà.  Si potranno fare tanti bei progetti per la Capitale della Cultura (a  proposito, ci sono bozze da discutere? in che sito? il tempo passa e il  termine si avvicina…), si potranno fare tanti bei rituali convegni e  presentazioni di libri, tante allegre cene tra colleghi, club, clubbini e  istituzioni più o meno venerande, ma i problemi rimarranno al palo. 
Come  la vita individuale, quella collettiva anche esige che a un certo punto  si smetta di fare i ragazzi o i fini retori e ci si concentri sulle  priorità. Dando in modo pacato ed equilibrato qualche verità e qualche  consiglio, anche se poco graditi. Possiamo  chiedere che i candidati e i movimenti politici si pronuncino su questi  punti? O hanno paura di scottarsi? (Io sto sempre aspettando, ad  esempio, che almeno i tre medici in lizza mi dicano se ‘Sua sanità’ è  pieno di bischerate o meno). 
Una  rivoluzione minore, molto minore, deve cominciare facendo chiarezza su  questo vasto sottobosco. Troppo facile oggi parlare solo dei vari  Mussari, Ceccuzzi, Bersani, Rosy Bindi…
Mario Ascheri
Mario Ascheri
 


 
		
 
 
                                                                
                                



