Emerge dai verbali una costante richiesta di tangenti su diverse operazioni

di Red
SIENA. Le indagini sulla galassia Monte Paschi mostrano una escalation di eventi che potrebbero portare ai primi provvedimenti nei confronti di qualche protagonista delle vicende. Il modus operandi di Gianluca Baldassarri e Matteo Pontone (rispettivamente all’epoca capo della finanza di Mps e responsabile della filiale di Londra del Monte), sarebbe stato descritto nelle carte dell’inchiesta milanese sulla finanziaria svizzera Lutifin. Per Antonio Rizzo, ex funzionario della banca d’affari tedesca Dresdner, sentito il 13 ottobre 2008 dai pm di Milano, i due “erano conosciuti come “la banda del cinque per cento perché su ogni operazione prendevano tale percentuale”. Le carte ora sono passate ai pm senesi, che ieri hanno sentito per molte ore la testimonianza di Valentino Fanti, capo della segreteria congiunta del Tandem, che svolgeva lo stesso compito nell’era Mussari.
Nel verbale milanese, Antonio Rizzo racconta di un incontro (2007) tra con il suo superiore, Lorenzo Cutolo, e Massimilano Pero, responsabile Dresdner della vendita di prodotti finanziari strutturati. “Pero caldeggiava l’operazione di riacquisto di un pacchetto di titoli ristrutturato da Mps Londra”, afferma Rizzo. Sappiamo che l’operazione ha fruttato (esiste la fattura) alla Lutifin una commissione di 600mila euro sul riacquisto di una note dal Monte dei Paschi di 120milioni: “Cutolo rimase sorpreso e disse che era assurdo pagare un’intermediazione per un affare che Dresdner poteva fare tranquillamente da sola”. Tuttavia, dopo Natale, Rizzo viene a sapere che – nonostante l’opposizione di Cutolo – il pagamento a Lutifin è già stato autorizzato dal suo superiore, Stefan Guetter: “Parlai della cosa con Cutolo, il quale mi disse di farsi i fatti propri senza nulla dire all’organismo di controllo interno della banca. Cutolo mi disse che lui aveva provato a fare qualcosa ma che aveva rischiato il licenziamento”. Prosegue il racconto del verbale, in cui Rizzo ricorda di aver esposto quanto accaduto all’organismo di controllo di Dresdner nel 2008; e poi di averne parlato a cena con Michele Cortese, responsabile della vendita di prodotti finanziari all’interno della filiale londinese di Dresdner: “Cortese sostanzialmente mi ha detto che a suo avviso, ma il fatto sembrava notorio, Pontone e Baldassarre avevano percepito un’indebita commissione dell’operazione per il tramite di Lutifin. Mi disse anche che i due erano conosciuti come la banda del cinque per cento perché su ogni operazione prendevano tale percentuale”.
Entra in scena anche la Consob per vederci chiaro nelle vicende MPS, specialmente la contabilizzazione aziendale. Il collegio sindacale di Rocca Salimbeni è stato ascoltato oggi sui prodotti strutturati della banca: nei prossimi giorni toccherà ai revisori dei conti e al precedente consiglio sindacale. Intanto volano gli stracci nel mondo politico italiano. Dopo l’audizione del ministro Grilli in Parlamento, l‘ex ministro del Tesoro Giulio Tremonti gli ha chiesto quale sia stato l’oggetto del colloquio che ha avuto ieri sera con il presidente della Bce, Mario Draghi, con tono polemico: “Sarebbe interessante sapere l’oggetto del colloquio di ieri sera fra il presidente della Banca centrale europea e del ministro del Tesoro”. Incontro che c’è stato lunedì sera, visto che Draghi, in qualità di presidente Bankitalia nel 2008 ha seguito personalmente le vicende dell’acquisto di Antonveneta da parte di MPS. Tremonti avrebbe voluto sentire in audizione lo stesso Draghi e Ignazio Visco, attuale presidente della banca centrale. L’ex-ministro si è quindi intrattenuto in particolare su due aspetti: il primo è l’azione di vigilanza della Banca d’Italia sull’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps e sul pagamento successivo; il secondo è sulle differenze fra i Tremonti bond per 1,9 miliardi da lui concessi alla banca senese e i Monti bond attualmente in fase di sottoscrizione. Sul primo punto ha tra l’altro detto: “Se guardate le dichiarazioni fatte in questi giorni trovate che la vigilanza non può vigilare. E’ vero il contrario: ha pieni poteri, ha i documenti in cassaforte”, ha aggiunto polemicamente con riferimento al documento trovato nella cassaforte della banca senese sui contratti per strumenti strutturati e che, secondo Tremonti, invece, “stava nella cassaforte della Banca d’Italia, non in quella di Mps”.
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