Importanti, secondo il ministro, le limitazioni alla banca in tema di acquisizioni e dividendi ai soci

di Red
SIENA. Si scrive oggi che il PD stia preparando un dossier corposo dove si attribuisce una buona parte della colpa della situazione della banca MPS al governo Berlusconi del 2009. Con pagine di verità, come riferisce Il Fatto Quotidiano: “il ministro Tremonti ha consentito l’utilizzazione dei derivati anche negli enti pubblici e fino al 2010 sono state totalmente ignorate le richieste delle opposizioni (in particolare dei democratici) di far cessare la pratica in virtù degli allarmi internazionali su questi strumenti di “scommessa” economica al centro degli scandali e dei tracolli delle banche americane e della conseguente crisi. Solo nel 2010, il governo Berlusconi ha sospeso la possibilità di utilizzazione di derivati negli enti locali, ma molti danni erano già stati fatti”. Quindi fece comodo a Tremonti, per sostenere l’azione del governo che non era certo risanatrice (visti i risultati), che le banche nazionali acquistassero BTp oltre i limiti prudenziali fissati dalla Banca d’Italia concedendo loro di costruirci sopra castelli di derivati finanziari. Ma per far ciò occorreva che, a cascata, tutti i controlli sui singoli istituti di credito venissero neutralizzati, visto che nessuno si sarebbe preso la responsabilità di interromperli. Così ritornando alla banca senese e limitatamente a quella, perché sembra che nuove turbolenze finanziarie siano in arrivo in altri istituti di credito, pare che Draghi non vide nulla, Grilli non vide nulla, Anna Maria Tarantola lo stesso. Mentre si viene a sapere che le ispezioni reiterate in Rocca Salimbeni furono seguite da relazioni di fuoco che richiedevano un pronto intervento, ma i fogli abbandonati nei cassetti solitamente dimenticano il nome di chi ce li ha messi. Di diverso avviso il ministro Grilli nell’audizione parlamentare di oggi: “A mio parere l’azione di vigilanza sul Monte dei Paschi e sulla Fondazione é stata continua, attenta e appropriata, via via intensificatasi con un’attività ispettiva iniziata nel 2010 con governatore Draghi ed é proseguita nel 2011, 2012 e ancora 2013 con governatore Visco”. Anche qui, visti i risultati …
Vittorio Grilli, senza un contraddittorio, ha gioco facile nello spiegare alle commissioni parlamentari riunite che è l’Europa che ha fatto i test sulle banche (non il governo Monti); gli stress test Eba hanno evidenziato i deficit strutturali che hanno richiesto le misure che, nel caso di MPS, hanno significato l’emissione dei Tremonti bond (un pallido tentativo di sistema per rimediare agli errori). Intervento, riteniamo, ai limiti della legalità tanto che l’Europa e la Bce ne hanno richiesto la riscrittura e il rimborso forzato che hanno generato i nuovi strumenti finanziari chiamati stavolta Monti bond. Il messaggio politico del Pd è il seguente: “Per quanto ci riguarda – si sosteneva infatti ieri sera al Nazareno – Grilli, Monti, Tremonti e Berlusconi pari sono sul fronte della responsabilità oggettiva della gestione economica e finanziaria del sistema bancario. Il caso Mps è questione a sé, le responsabilità politiche riguardano il deciso asservimento dei governi Berlusconi e Monti ai voleri e al tornaconto esclusivo delle banche a discapito della finanza pulita e dei risparmi delle famiglie italiane”. Tana, tutti salvi.
Il ministro dell’Economia ha detto che la posizione di liquidità del Monte dei Paschi di Siena e il suo capitale risultano nel 2013 adeguati. Bankitalia nell’ispezione della primavera del 2010 aveva trovato una situazione critica della banca nei coefficienti di liquidità, nell’adeguamento patrimoniale e nell’esposizione al rischio di tasso. Incalzando la banca su questi temi, la Vigilanza, con successive ispezioni, sarebbe stata capace di portare anche al cambio del management (anche se ora sarebbero troppi quelli che si gloriano di aver fatto fuori Parlangeli, Vigni, Mussari).
Grilli ha ricordato che i nuovi titoli per MPS non sono “un contributo a fondo perduto”, ma “un prestito a un tasso del 9% e incrementato dello 0,5 ogni due esercizi fino al limite massimo del 15%”. Con una serie di limitazioni importanti “e penetranti vincoli in termini di governance e operatività”. Nelle strategie commerciali e acquisizione partecipazioni, nel divieto dividendi, vincoli sulle remunerazioni ai soci. Da non credere alle nostre orecchie: non eravamo tutti concentrati sulla pura sopravvivenza dell’istituto? Chi ha paura, oltre al ministro Grilli, che Profumo e Viola si lancino in una politica espansiva e di acquisizioni?
© RIPRODUZIONE RISERVATA