Caos in borsa mentre tutti prendono le distanze da Mussari

di Red
SIENA. In questo momento ci vorrebbe a Siena una voce-guida alta e cristallina, fornita dell’autorità necessaria per fronteggiare la situazione gravissima (lo era anche due anni fa e ve lo abbiamo raccontato da allora)). La nobiltà del ruolo toccherebbe alla figura del sindaco, il commissario Laudanna, in quanto tale, pur avendo ereditato il potere, non ha intenzione di intervenire (è completamente assente sotto tutti i punti di vista nelle vicende del Monte).
La giornata di borsa è stata un altro tonfo clamoroso con un sanguinoso -8,43% a euro 0,2541 che affossa definitivamente ogni velleità della stessa Fondazione di alienare parte delle azioni ancora in suo possesso, sperando nel trend che fino a venerdì si immaginava simile a quello del periodo gennaio-marzo 2012, quando una congiuntura favorevole di borsa aveva riportato il titolo fino a 0,42 euro e Mancini aveva venduto per rimborsare i creditori. Ora si corre il rischio che in estate il prossimo sindaco di Siena possa ancora contare su una nuova deputazione con il 34,5% delle azioni di MPS in portafoglio, cosa che a qualcuno non farà piacere, e potrebbe avere idee diverse sul futuro. A mercati chiusi è arrivata una raffica di comunicazioni da parte della banca, nel tentativo di spiegare meglio la situazione complessiva e di fermare l’emorragia. L’ultima frase del comunicato stona un po’: “Si precisa, infine, che non risulta che alcuna delle operazioni in oggetto sia stata sottoposta all’approvazione del Consiglio di Amministrazione della Banca, in quanto ciascuna rientrava nei poteri delle strutture preposte alla gestione operativa”. Ma da quando un CdA deleghi nelle mani di una struttura operativa le scelte su operazioni che possano avere un impatto talmente distruttivo sui conti della società amministrata? Già lo dovranno spiegare alla Storia, forse anche in qualche aula di giustizia: i responsabili erano sempre loro.
Le dimissioni di Mussari hanno dato il via allo scaricabarile e molti si sono distinti. Di quello di Mancini si è già scritto come di Ceccuzzi e Bezzini. Dopo le otto del mattino a Omnibus su La7, Matteo Colaninno ha preso subito le distanze dalle vicende del Monte. Rispondendo al giornalista Zurlo che considerava soffocante l’ingerenza e la gestione del PD nella banca (il sistema dei vasi comunicanti, l’ha definito), lo ha accusato di “falsità grave” e ha annunciato querele a chi accosti il partito al sistema di potere esistente in Rocca Salimbeni. Peccato per lui che è ormai convinzione comune consolidata da anni e nel caso dovrebbe querelare tardivamente qualche migliaio di persone. Tanto che tutti i quotidiani nazionali stamattina titolano e discettano sulla “banca rossa del PD”. In più Colaninno si è dimostrato convinto che la responsabilità politica dell’avvento dell’iscritto al PD (di cui per anni è stato il maggior finanziatore locale), Giuseppe Mussari alla presidenza del Monte sia esclusivamente dell’ex sindaco Cenni! Mentre Il Fatto Quotidiano riferisce che “l’ascesa dell’avvocato calabrese fin dall’inizio è stata sostenuta dall’ex responsabile locale del Pd, Franco Ceccuzzi”.
Ieri ci si è messo Pierluigi Bersani: “Nessuna responsabilità del Pd, per l’amor di Dio: il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche”. E quando era ministro dello Sviluppo Economico, alla fine del 2007, non si accorse di nulla. Segue la Lega Nord, che si dimentica completamente del ruolo giocato nelle vicende senesi dal suo “campione” Giulio Tremonti, con Roberto Maroni che, via twitter, invita ”Monti e Bersani subito in Parlamento per spiegare i favori a Mps e le responsabilità del Pd nella disastrosa gestione della banca”. Tremonti è anche il ministro che ha firmato l’autorizzazione “anomala” alla Fondazione per indebitarsi nel 2011 per 600 milioni. Sul silenzio e sull’inazione di Draghi abbiamo scritto fino alla nausea, e tale rimane la posizione del presidente della Bce, che ritiene di non dover spiegazioni a nessuno: tuttavia ora si è messa in azione la stampa nazionale e potremmo sentirne delle belle.
L’accusa più grossa è però venuta dalla Banca d’Italia. Il comunicato diffuso intorno alle 20 è un durissimo atto d’accusa con poche ed inequivocabili parole: “La vera natura di alcune operazioni riguardanti il Monte dei Paschi di Siena riportate dalla stampa è emersa solo di recente, a seguito del rinvenimento di documenti tenuti celati all’Autorità di Vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza di MPS. Le operazioni sono ora all’attenzione sia della Vigilanza sia dell’Autorità giudiziaria, in piena collaborazione. Gli approfondimenti e le indagini sono coperti da segreto d’ufficio e da segreto istruttorio. Nei mesi scorsi i vertici di MPS sono stati rinnovati. I nuovi amministratori stanno cooperando con l’autorità giudiziaria e con la Banca d’Italia per accertare le passate circostanze”.
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