Upi Toscana contraria alla normativa che penalizza la montagna
FIRENZE. “Se la nuova legge nazionale sulla Montagna non verrà modificata, decine di piccoli Comuni toscani – in particolare quelli dell’Appennino, dell’Amiata, delle Apuane e delle Colline interne – verranno di fatto esclusi dai finanziamenti necessari a garantire servizi essenziali, manutenzioni e sicurezza ai cittadini. E rischieranno, nel giro di pochi anni, di scomparire”. A dichiararlo è Francesco Limatola, presidente di Upi Toscana, intervenendo sulla riforma nazionale che entro il 19 dicembre dovrà ridefinire i criteri di accesso ai fondi destinati alle aree montane.
“Con i criteri annunciati – spiega Limatola – verrebbero esclusi territori che da anni combattono contro spopolamento, carenza di servizi, difficoltà infrastrutturali, condizioni meteo estreme e fragilità economiche. Ridurre la montagna alla sola altitudine del centro abitato è una scelta ingiusta e miope: significa ignorare isolamento, rischio idrogeologico, viabilità complessa, scarsità di servizi essenziali. La Toscana interna e montana vive già oggi una condizione di grande fragilità: applicare questi criteri significherebbe aggravare ulteriormente differenze e diseguaglianze territoriali”.
Il presidente sottolinea anche un tema di metodo: “Novanta giorni per ridisegnare la geografia dei fondi destinati alla montagna è un tempo del tutto insufficiente. I territori non possono essere trattati come caselle da spuntare: dietro ogni Comune ci sono comunità, imprese, presidi sociali che tengono viva la Toscana rurale e montana. Non è accettabile – conclude Limatola – che il destino di intere comunità sia affidato a un algoritmo. Serve una scelta politica consapevole, che chiediamo in primo luogo al Governo e al Parlamento, per non abbandonare la montagna italiana e toscana”.






