SIENA. La seconda edizione di EVO in Siena ha confermato quanto il settore olivicolo toscano sia ricco di potenziale, competenze e identità territoriale, ma anche quanto sia necessario agire con decisione per affrontare le sfide attuali. Organizzata dall’Unione Provinciale Agricoltori di Siena, con il patrocinio del Comune di Siena e della Camera di Commercio, la giornata ha visto il coinvolgimento di istituzioni, consorzi, università, imprese e operatori della ristorazione e della comunicazione.
«L’olio è un prodotto umile, ma essenziale – ha ricordato in apertura il presidente dell’Unione Simone Lorenzo Signorini – perché, nella sua profondità, racchiude la nostra cultura mediterranea e può raccontare il territorio tanto quanto il vino, che spesso domina la scena».
Un concetto ripreso dall’assessore al Turismo, Commercio e Attività Produttive del Comune di Siena Vanna Giunti, che ha invitato a «partire dal valore per dare valore», sottolineando la necessità di una maggior consapevolezza da parte dei territori e di una trasmissione culturale dell’identità dell’olio verso i consumatori e le nuove generazioni.
La sessione dedicata all’innovazione ha messo in evidenza quanto sia urgente investire sul trasferimento tecnologico. Come ha spiegato il professor Daniele Sarri Università di Firenze dipartimento DAGRI «la tecnologia è disponibile, ma spesso non riesce a raggiungere pienamente i territori: servono strumenti adeguati e figure tecniche formate per garantire sostenibilità e competitività».
Claudio Rossi, Università degli Studi di Siena e Santa Chiara Lab ha aggiunto un punto strategico sul ruolo del sapere scientifico: «Il valore passa dalla formazione e dalla cultura: più trasferiamo conoscenza alle imprese, più saremo in grado di fare prevenzione, programmazione e sviluppo. Innovare non significa cambiare tutto, ma dare continuità intelligente alle trasformazioni».
Sul tema varietale, il professor Riccardo Gucci, docente dell’Università di Pisa e Presidente dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio ha ricordato che «abbiamo un patrimonio genetico in gran parte inesplorato, che potrebbe offrirci soluzioni concrete per affrontare future sfide climatiche e produttive».
Attenzione anche al posizionamento strategico del prodotto. Per Palma Esposito, responsabile del settore Vitivinicolo e Olivicolo di Confagricoltura «la promozione resta fondamentale: mentre nel vino investiamo ogni anno oltre 100 milioni di euro, per l’olio se ne prevedono appena 10. La percezione del valore deve essere accompagnata da strumenti di comunicazione».
Un concetto completato da Walter Placida, presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Olivicoltura di Confagricoltura secondo il quale «l’Italia rischia di perdere competitività non solo sulla quantità, ma anche sulla qualità, se non si interviene ora con misure efficaci».
Grande attenzione è stata riservata alle denominazioni, vere ambasciatrici del territorio. Olio Toscano IGP, Chianti Classico DOP, Lucca DOP, Terre di Siena DOP e Seggiano DOP hanno portato punti di vista convergenti: la necessità di tutelare l’identità, ma al tempo stesso di raccontarla in modo più moderno e incisivo.
A queste si affianca Laudemio, che rappresenta un caso storico di aggregazione volontaria tra produttori. Nato nel 1985 con la volontà di valorizzare un olio di eccellenza attraverso identità territoriale e qualità percepita, Laudemio è stato indicato come esempio pionieristico di progettualità collettiva, capace di anticipare di decenni le odierne strategie di posizionamento premium. «Laudemio ci insegna che l’identità territoriale è una scelta, non solo un’origine» – è emerso dal confronto – «e che fare rete può generare valore anche quando il mercato non lo riconosce ancora pienamente». Questo approccio è stato indicato come riferimento per le realtà emergenti, che oggi si muovono nella stessa direzione con strumenti nuovi ma con medesima visione: dare all’olio la dignità di prodotto culturale, oltre che agricolo.
Accanto alle denominazioni, particolare interesse ha suscitato il contributo delle realtà territoriali emergenti di Montespertoli, Monti Pisani, Reggello, Bucine e Laudemio, che hanno mostrato come lo sviluppo possa nascere anche da modelli organizzativi innovativi e collaborativi. Non solo qualità, quindi, ma anche comunità, visione sociale e capacità di fare rete.
È stato sottolineato come, in questi territori, «la forza dell’olio derivi da una visione condivisa, non da progetti isolati: la distintività nasce dall’identità locale unita alla volontà di crescere insieme».
Un approccio che, secondo molti, rappresenta una delle traiettorie più promettenti per il futuro del comparto.
Tra gli interventi che hanno stimolato maggiore riflessione, quello di Frantoio Franci, che ha parlato di una “evoluzione sartoriale dell’olio toscano”, spiegando come da una piccola realtà artigianale sia oggi diventata un’azienda capace di esportare in tutta Italia oli monovarietali su misura, costruiti per la cucina e l’alta ristorazione.
Pomeriggio operativo: dai tavoli di lavoro alla visione condivisa
Nel pomeriggio, i tavoli di lavoro EVO Think Tank hanno trasformato le riflessioni in proposte operative, individuando la necessità di affrontare l’olivicoltura toscana secondo modelli differenziati. È emerso chiaramente che esistono olive colture diverse: alcune possono competere sul mercato attraverso investimento, varietà, innovazione e promozione; altre devono essere sostenute per il loro ruolo ambientale, paesaggistico e di presidio territoriale.
Infine le Masterclass sensoriali finali hanno offerto un viaggio attraverso le denominazioni toscane, evidenziando la forza dell’olio extravergine come espressione di ambiente, tecnica e cultura.
«EVO in Siena si conferma un laboratorio di idee – ha concluso il direttore dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena Gianluca Cavicchioli –, un luogo dove si incontrano ricerca, impresa e territorio. Il prossimo passo sarà trasformare il confronto in azioni concrete, condivise e differenziate rispetto alle esigenze delle diverse olivicolture. Perché l’evoluzione deve essere programmata, non rincorsa».






