Un autentico divertimento per la mente e per gli occhi. Da vedere assolutamente!
di Duccio Benocci
SIENA. Le generazioni precedenti alla mia attendevano con trepidazione “Carosello” e, dunque, attendevano di vedere le geniali “invenzioni” di Armando Testa (1917-1992), il genio visionario che ha rivoluzionato la comunicazione visiva italiana.
È stata inaugurata ieri, 20 novembre, la terza mostra (dopo quelle, di successo, dedicate a Julio Le Parc e a Hugo Pratt) prodotta ed organizzata da Opera Laboratori presso il Palazzo delle Papesse, tornato ad ospitare eventi espositivi di grande qualità.
L’esposizione “ARMANDO TESTA. CUCÙ-TETÈ”, in collaborazione con Galleria Continua e Testa per Testa srl, è a cura di Valentino Catricalà e Gemma De Angelis Testa, e sarà visitabile dal 21 novembre 2025 al 3 maggio 2026 (dopodiché sarà la volta di una tanto attesa mostra dal titolo “Abitare nel Rinascimento”).
«Guardi un lavoro di Armando Testa e credi di averlo compreso, ma subito ti accorgi che c’è dell’altro» … Siamo di fronte a metamorfosi visive!
Una importante retrospettiva dedicata al grande pubblicitario, che, a pensarci bene, è stato molto, molto di più: artista, grafico e inventore di linguaggi visivi radicalmente nuovi.
La mostra riunisce circa duecento opere tra manifesti, dipinti, installazioni, sculture, fotografie, materiali audiovisivi, i segni preparatori e di ricerca, offrendo davvero un ritratto a tutto tondo dell’autore.
Partendo dall’ex caveau la celebre “Lampadina Limone” (1968). Al primo piano del Palazzo rinascimentale: i lavori più iconici di Testa, i manifesti e ampio spazio dedicato alla pittura. Grande attenzione poi ai suoi lavori dedicati all’industria e alla tecnologia. Al secondo piano, invece, i mondi visionari della genialità comunicativa di Testa, che disegnava continuamente, come sfogo creativo. Oltre 400 disegni, infatti, sono stati allestiti in una sola “nicchia”. Visibile, in una apposita saletta-cinema, anche un video-documentario, “Povero ma moderno” (2009) di Pappi Corsicato, premiato alla 66ª Mostra del Cinema di Venezia.
Davanti agli occhi dei visitatori si presentano forme elementari del linguaggio visivo; forte il suo legame con le dita e con le mani declinate in vario modo.
E poi Caballero e Carmencita, la stupenda “carica degli elefanti” Pirelli (1954) e quella meraviglia di ippopotamo blu – “Pippo” – della pubblicità della Lines (in mostra la versione gigante!) che – ricordo – volevo ‘prelevare’ ogni volta che da bambino mi portavano dal pediatra (essendo esposto nella sala d’attesa, insieme ad altri pupazzi).
Un autentico divertimento per la mente e per gli occhi. Da vedere assolutamente!
A corredo dell’esposizione un volume (chiamarlo catalogo è riduttivo), edito da Sillabe, che raccoglie, per la prima volta, i testi di alcuni tra i maggiori studiosi che hanno scritto su Testa.

















